Ad Oreste Rutigliano succede un'altra nostra amica, anche lei fierissima avversaria della speculazione eolica.
Mariarita Signorini a Bologna in occasione dell’incontro dei comitati della neonata Rete della Resistenza sui Crinali con l’allora presidente della Commissione Ambiente della Camera Alessandri.
Una bellissima sorpresa! Mariarita Signorini è stata eletta presidente nazionale di Italia Nostra.
Alla neo presidente vanno le più sincere congratulazioni della Rete della Resistenza sui Crinali, a cui Mariarita è stata vicina fin dalle origini nella battaglia contro l'eolico industriale sulle montagne dell'Alto Appennino. Mai "sincere congratulazioni" sono state più sincere di queste.
Tutti i comitati della Rete della Resistenza e le associazioni che in questi anni li hanno affiancati nelle battaglie ecologiste contro gli eco-mostri eolici sui crinali la conoscono e tutti hanno imparato ad apprezzarne la pugnacia, che adesso sicuramente trasferirà nella guida dell'encomiabile associazione per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della Nazione.
Per far conoscere la sua rigorosa posizione sull'eolico e per farla apprezzare da chi non la conoscesse, invece, riteniamo più efficace di un panegirico la riproposizione di un suo intervento di qualche anno fa, tratto dal nostro post del 2013 "Quel "comitatismo del no" che ha salvato (finora) l'Appennino tosco-emiliano".
In quell'occasione, come responsabile comunicazione di Italia Nostra Toscana e membro della Giunta, Mariarita Signorini aveva replicato con una orgogliosa lettera al Corriere alle sprezzanti affermazioni dell'allora Sottosegretario alle infrastrutture Erasmo D’Angelis (ex Presidente di Legambiente Toscana) contro quei Sindaci e quei cittadini che intendevano fare rispettare le leggi anche in materia di energie rinnovabili. Ecco, di seguito, il testo di quella lettera:
Caro Direttore,
non siamo sorpresi delle riflessioni di Erasmo D’Angelis in tema d’energie rinnovabili in Toscana, riportate sul Corriere fiorentino del 31 maggio.
Ma siamo preoccupati della persistente superficialità con cui lo stesso D’Angelis continua a trattare l’argomento, laddove, con sconcertante visione d’insieme, sintetizza che l’avversione alle rinnovabili in Toscana è frutto di “valutazioni che a volte sono persino eccessive, come quando si è bloccato un parco eolico perché disturbava gli uccelli di passo senza considerare che nella stessa zona la caccia era permessa, o per il rischio di caduta di pezzi di ghiaccio dalle pale quando le zone non sono abitate”. Oppure quando mette in relazione quello che chiama “il comitatismo del no” con “la tentazione dei sindaci di rimandare a chi viene dopo di loro le scelte, bloccando investimenti ed opere”. Qua sta la pochezza della sua diagnosi di un “fenomeno” che invece dimostra una cosa di cui i toscani devono andar fieri: non possono essere altri, se non i toscani stessi, a decidere le sorti del proprio territorio quale paesaggio antropizzato, il cui valore è universalmente riconosciuto come prodotto stratificato del lavoro umano. E per “altri” s’intendono, per quel che si legge su stampa locale e nazionale, le lobby che fanno profitti con le rinnovabili, la malavita organizzata che fa profitti con le rinnovabili e a un certo associazionismo che con esse si finanzia.
E la cosa che più ci indigna è che, nell’utilizzare tali argomenti, oltre a non rispettare né la cultura, né la sensibilità di chi questo territorio lo “vive”, ci vuol far credere che l’abusata definizione “sindrome Nimby” possa aver contagiato i pronipoti di Dante, come se a loro mancassero storia, cultura e appassionato senso di appartenenza per far valere le proprie ragioni.
Non è secondario neppure, nell’analisi di D’Angelis, il ruolo svolto da alcuni Sindaci, che non sembrano godere della sua stima. Il nuovo Sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti non deve essere a conoscenza di quanti di loro combattono battaglie in solitario, proprio contro quegli interessi che avvicinandosi ai piccoli comuni in difficoltà offrono “un piatto di lenticchie” in cambio di un tesoro.
Aggiungiamo che il "comitatismo" ha svolto in questi anni una funzione fondamentale di informazione costante dei cittadini, e di presidio territoriale contro gli speculatori.
Per smentire che il rifiuto dell'eolico industriale sia causato da "sindrome Nimby", si è formata la Rete della Resistenza sui Crinali, a cui hanno aderito una ventina di comitati nella sola area dell'alto Appennino tosco-emiliano e che insieme a Italia Nostra da tempo denunciano il rischio reale che tali impianti, assolutamente fuori scala, se non contrastati anche con azioni legali, andrebbero a saturare rapidamente tutti i crinali appenninici, senza valide giustificazioni di natura energetica, economica o ecologica, come autorevoli studi di ricercatori dell’Università di Bologna dimostrano.
Ma non dev'essere nemmeno sottovalutato quanto D’Angelis afferma in merito a “valutazioni” in materia di VIA della Regione Toscana (di cui è stato membro del Consiglio), il Settore col quale la Regione ha operato per anni in modo approfondito e rigoroso, nel rispetto di tutte le norme di riferimento in materia di ambiente, salute e paesaggio e, cosa assai più importante, nell’interesse della collettività, e si deve solo a questo se in Toscana, "non ci sono stati né gli abusi, né la deregulation che ha portato agli eccessi visibili in Puglia, Campania o Abruzzo".
Questo almeno fino allo scorso agosto, quando è stato rimosso il dirigente del settore VIA, probabilmente troppo scrupoloso e scomodo per chi intenda lucrare a danno del nostro paesaggio.
Gli onerosi obiettivi europei di produzione elettrica da rinnovabili definiti nel 2010 per il 2020 sono stati raggiunti, nel "Paese del non fare", già nel 2012. A nessuno sorge qualche sospetto? Altro che "ritardi degli amministratori" e "tentazione a rimandare"!
I giganteschi impianti eolici, tutti costruiti all'estero, deserti di operai (e dove ben poco girano le pale: in Toscana solo per 1300 ore di media l’anno secondo i dati del GSE) rappresentano la più vistosa falsità delle affermazioni sui vantaggi per l'occupazione.
La spesa per gli incentivi delle sole FER elettriche salirà già da quest'anno a 12 miliardi di euro annui, mentre si lesina su tutto e lo Stato non paga nemmeno i debiti ai suoi fornitori. Dunque un provvedimento forte del Governo si renderà presto necessario, se si confermerà la tendenza alla deindustrializzazione in atto nel Paese, accentuata dalla follia di far funzionare il sistema industriale con energia intermittente prodotta da pale e pannelli fotovoltaici che, oltre tutto, costa un multiplo del prezzo di mercato, già troppo alto, dell'elettricità.
Mariarita Signorini
responsabile comunicazione Italia Nostra Toscana
membro della Giunta e del gruppo di lavoro energia del Consiglio nazionale d'Italia Nostra