Cingolani: "Abbiamo bisogno di fonti energetiche verdi programmabili"

"Abbiamo fatto degli errori ideologici. Qualsiasi cambiamento nella produzione di energia primaria deve essere considerata in maniera molto attenta. La transizione avrà bisogno di tempo. Un cambiamento rapido potrebbe portare a impatti sociali catastrofici. Abbiamo bisogno di fonti energetiche verdi programmabili e questo non può essere fatto senza nuove tecnologie. L'unica cosa che possiamo fare ora è di investire in ricerca, sviluppo e tecnologia altrimenti arriveremo al 2030 raggiungendo forse gli obiettivi di decarbonizzazione ma non avremo le nuove tecnologie per combattere il cambiamento climatico."

 

Il ministro della "Transizione ecologica" Roberto Cingolani è intervenuto mercoledì al Festival Internazionale dell'Economia di Torino. Nel suo intervento introduttivo - in inglese - ha ammesso alcuni errori che coincidono con alcune delle critiche da sempre rivolte dalla Rete della Resistenza sui Crinali alle politiche energetiche degli ultimi governi italiani, eccessivamente sbilanciate verso le fonti di produzione "rinnovabili" non programmabili ed in particolare verso l'eolico. Proponiamo di seguito, senza commenti, la traduzione integrale del suo primo intervento, che potrete ascoltare nel video qui sopra:

 

"In passato abbiamo fatto tanti errori. Un errore certamente è stato non occuparci mai in modo serio della sicurezza nazionale in termini di energia. I Paesi dovrebbero essere indipendenti e sicuri in termini di forniture energetiche. Abbiamo fatto degli errori anche nel mix energetico. Più è ampio il mix energetico più è sicuro un Paese in termini di approvvigionamento energetico. Abbiamo anche fatto degli errori ideologici. Non abbiamo prestato attenzione ai problemi ambientali negli ultimi 20 anni. Non abbastanza e adesso stiamo reagendo in un modo che potenzialmente non è sostenibile. La transizione avrà bisogno di tempo. Qualsiasi cambiamento nelle energie primarie, nella produzione di energia primaria deve essere considerata in maniera molto attenta. Un cambiamento rapido potrebbe portare a impatti sociali catastrofici come la perdita di posti di lavoro, recessione, problemi economici. Un aumento delle disuguaglianze globali. Allo stesso tempo un'azione troppo lenta sul fronte della decarbonizzazione però porterebbe a fenomeni ambientali catastrofici. Quindi siamo in una fase di forte, profonda e difficile transizione. La cosa importante è trovare l'equilibrio giusto. Non dobbiamo essere nè troppo veloci nè troppo lenti e forse dovremmo rivedere un po' le regole del mercato che al momento sembrano essere non sensibili, non attente alle esigenze di diversi popoli nel mondo e di diversi Paesi."

 

Dialogando, sempre in inglese, con il premio Nobel Michael Spence, il ministro ha poi aggiunto alcune cose ancor più dirompenti. In particolare, la necessità riconosciuta di "fonti energetiche verdi programmabili" sottintende la sostanziale inutilità di coprire l'Italia di pale eoliche e pannelli fotovoltaici (entrambe fonti NON programmabili), che servirebbero solo, come ammette Cingolani, a raggiungere (forse) gli obiettivi europei per il 2030, ma sarebbero inutili per combattere il cambiamento climatico. Segue la traduzione scritta dell'intervento di Cingolani nel video del dialogo con Spence, qui sotto dal minuto 2,40.

 

"Avremmo dovuto avere una visione più chiara. Avremmo dovuto essere più intelligenti nel gestire il nostro mix energetico, il paesaggio energetico. E' ora di cambiare. E vorrei che fosse estremamente chiaro che per il futuro abbiamo bisogno di fonti energetiche verdi programmabili e questo non può essere fatto senza nuove tecnologie. Per esempio la cattura del carbonio, la fusione nucleare, piccoli reattori moderni. L'unica cosa che possiamo fare ora è di investire in ricerca, sviluppo e tecnologia. Questo è il momento di investire. Se non investiamo ora a questo punto arriveremo al 2030 forse raggiungendo gli obiettivi di decarbonizzazione ma non avremo le nuove tecnologie per combattere il cambiamento climatico."

 

Alberto Cuppini