Rassegna stampa dell'ennesimo scandalo eolico. Qualche modesto suggerimento alla Lega.
Non più tardi di due settimane fa concludevamo il nostro ultimo post sulla politica per il contrasto al cambiamento climatico, ossessivamente concentrata sulle Fer elettriche non programmabili, osservando che:
"neppure i partiti che pure si richiamano alle radici identitarie si sono impegnati per opporsi all'installazione di pale eoliche ciclopiche su tutti i crinali del nostro Paese, deturpandone il paesaggio e l'ambiente in modo irreversibile. Qualcuno potrebbe provvedere a sollecitare questa esigenza prima delle imminenti elezioni? Altrove, in tutta Europa, questo è già un fatto ampiamente acquisito".
Allora ne attribuivamo la causa al conformismo politicamente corretto imperante in Italia. Grave errore! O meglio: grave sottovalutazione del problema. I 230 miliardi (attualmente ne vengono elargiti 12 ogni anno) già assegnati per incentivare la produzione da Fer elettriche in Italia sono troppi e concentrati in poche mani. Una rendita parassitaria di una simile entità ha creato una casta di nuovi oligarchi onnipotenti, che utilizza questi inverosimili flussi di cassa, che non hanno più alcuna ragione di essere ed alcun collegamento con gli investimenti iniziali ormai abbondantemente ammortizzati, per auto perpetuarsi. I nuovi oligarchi delle rinnovabili, in particolare, ricercano ogni occasione per aumentare gli obiettivi pubblici della produzione incentivata di elettricità da Fer e, attraverso questo tramite, per moltiplicare le regalie elargite loro dallo Stato. Questa strategia del domino può realizzarsi in vari modi, più o meno morali e più o meno leciti.
In queste settimane il loro sforzo principale è concentrato nel tentativo di fare approvare lo sgangheratissimo Piano Energia Clima, che trascinerà a fondo l'economia italiana già agonizzante, attraverso un bombardamento mediatico dell'opinione pubblica senza precedenti (l'avvento della "Piccola Greta" non è un caso...), avvalendosi dei maggiori organi di informazione ormai succubi dei nuovi Boiardi. Tale costosissimo sforzo principale (solo immorale, fino a prova contraria, ma ciò nonostante molto più nocivo per i destini della Repubblica) non esclude una molteplicità di sforzi secondari paralleli. Anche illeciti. Niente di nuovo, in verità. Nel settore dell'eolico, stando all'esperienza storica e alle statistiche, si potrebbe quasi parlare di una simpatica consuetudine.
E proprio un illecito è venuto alla luce ieri su tutti i quotidiani italiani.
Si può leggere che cosa è successo dall'articolo di Sergio Rame sul Giornale "Favori e soldi al re dell'eolico: indagato il sottosegretario Siri":
"Il leghista è accusato di corruzione: avrebbe agevolato le aziende vicine a Vito Nicastri, da un anno agli arresti domiciliari. Nei guai anche Paolo Arata".
Oppure, meglio ancora (Arata era parlamentare di Forza Italia), da un quotidiano in quota all'opposizione di centro-sinistra come la Stampa, nell'articolo di Riccardo Arena e Edoardo Izzo "Promessa una tangente di 30 mila euro per l'eolico", che ci informa che Siri, Arata e Nicastri sono indagati per corruzione: "... stando agli atti, l'ex parlamentare di Forza Italia avrebbe "stimolato" Siri (del quale, si sostiene, sia uno sponsor politico) a "promuovere l'inserimento in provvedimenti normativi di competenza governativa di rango regolamentare ... e di iniziativa governativa di rango legislativo (legge Milleproroghe, legge di Stabilità, legge di Semplificazione) una modifica agli incentivi connessi al mini eolico".
Altrimenti si può scegliere di leggere in linea l'articolo di Maria Elena Vincenzi su Repubblica "Mi è costato 30mila euro". Le due intercettazioni che inguaiano Siri":
«Questo affare mi è costato 30 mila euro», dice in macchina il professore Paolo Arata, lobbista dell'eolico, al figlio Francesco. Siamo nell'estate 2018..."
Ivan Cimmarusti del Sole scrive nel suo articolo "I pm: tangente da 30mila euro per l'eolico":
"... gli atti giudiziari dei magistrati, che ritengono il professore ed ex deputato di Forza Italia Paolo Franco Arata - tra i sette docenti incaricati da Matteo Salvini di scrivere il piano di governo - l'anello che univa gli interessi imprenditoriali nel settore rinnovabili di Vito Nicastri, legato al boss latitante Matteo Messina Denaro, con ambienti dell'esecutivo... Nicastri lo definisce nelle intercettazioni "la persona più brava dell'eolico in Italia". E non è un caso, infatti, se lo stesso Salvini s'è rivolto al professor Arata sul tema energia, trattandosi comunque di un docente in ecologia con un trascorso come vicepresidente del Forum Energia e Società".
Ricompare dunque Vito Nicastri, salito già dieci anni fa agli onori delle cronache in occasione dell'arresto per la mega truffa eolica, allorchè solo Mario Pirani, nell'articolo sulla Repubblica del 16 novembre 2009 "Venti puliti e mani sporche", osò ricordare che assieme a lui era stato arrestato il presidente dell'Anev.
Marco Travaglio, in prima pagina sul Fatto Quotidiano, non si lascia sfuggire l'insperata occasione e apre il fuoco sul debordante alleato leghista nell'articolo "E' l'Arata che traccia il solco":
"Il 16 luglio 2017 il leader leghista invita a parlare al convegno programmatico a Piacenza un certo Paolo Arata, genovese come Siri, ex deputato di Forza Italia ora imprenditore dell'eolico con varie società... E lo accredita con tre tweet che lo esaltano come autore del programma della Lega sull'energia. Come far scrivere il programma sui trasporti alla Fiat".
Prosegue Travaglio:
"La vecchia Lega Nord di Bossi, al solo sentir parlare di appalti in Sicilia e di suoi uomini in combutta col socio del prestanome di un boss... avrebbe fatto piazza pulita. Invece Salvini difende a spada tratta Siri (di Arata prudentemente non parla)... Siri, indagato per tangenti in quel bell'ambientino, deve restare al governo".
Sempre sul Fatto, rincara la dose Marco Lillo nell'articolo "I tweet e il pressing per la nomina. Il caso Siri è anche caso Salvini", dove si apprende che Arata "doveva finire alla presidenza dell'Autorità dell'Energia, Arera. La classica volpe a guardia del pollaio... Salvini poteva non sapere di Nicastri ma avrebbe dovuto sapere che l'uomo al quale ha affidato il programma della Lega sull'energia controlla molte società che si occupano di energia in Sicilia. A Salvini sarebbe bastato fare le visure camerali... oggi il leader della Lega fa il ministro dell'interno e non può attribuire con leggerezza a un tipo così le politiche energetiche del partito."
Tutto vero. Travaglio e Lillo, da bravi giacobini, non si rendono però conto che il giustizialismo è sempre destinato a rivoltarsi contro i suoi stessi propugnatori. Li rimandiamo perciò (a proposito di volpi e pollai) all'articolo del 3 gennaio 2017 di Luciano Capone sul Foglio "Programma energia M5s: numeri falsi, conflitto di interessi vero":
"... ciò che più interessa è il nome dell'esperto chiamato a esporre la visione dei 5 stelle: Paolo Rocco Viscontini presentato come "presidente di Italia solare". In realtà Viscontini è il fondatore e presidente di Enerpoint, un'azienda specializzata nella progettazione, vendita e installazione di pannelli e impianti fotovoltaici. C'è insomma un gigantesco conflitto di interessi non dichiarato: chi viene chiamato a presentare in maniera neutrale le scelte di politica energetica del M5s, presentato come presidente di ong ambientalista, in realtà è un imprenditore impegnato nel business delle rinnovabili e sarebbe uno dei diretti e massimi beneficiari delle politiche proposte."
Sarà un caso che la produzione da fotovoltaico per il 2030 è prevista il quadruplo ( ! ) di quella del 2018 nella bozza del PEC redatta dal ministero presieduto dal giugno scorso dal leader dei 5 Stelle Luigi Di Maio?
Per concludere, ci permettiamo di dare al leader della Lega e ministro dell'Interno Salvini qualche consiglio, in vista delle imminenti elezioni europee, per raddrizzare la barca colpita dal siluro eolico e per trasformare la crisi del suo partito in opportunità per il Paese (a Marignano, vicino a casa sua, può leggere su una stele: ex clade salus...), dimostrando così doti da statista:
1) Disfarsi rapidamente di Siri.
2) Fare riscrivere per le europee il programma "Energia" della Lega in termini del tutto opposti a quello del M5s, non tradendo le specificità e le eccellenze del nostro Paese, nel rispetto della sua storia e delle sue tradizioni. E del suo paesaggio.
3) Affidarsi per questo ad ecologisti, economisti e scienziati contrari al pensiero unico globalista per il contrasto al cambiamento climatico, a cui il Movimento 5 Stelle è sottomesso, espresso dalle COP organizzate dall'Onu a danno dell'Occidente.
4) Pretendere di rivedere il PEC e, più in generale, la politica contro il cambiamento climatico con un approccio pragmatico, e soprattutto
5) Fare "piazza pulita", facendola finita con la peste dell'eolico.
Più modestamente, Salvini dovrebbe almeno darci conto del perchè delle improvvise, inspiegabili, ripetute ed esibite frequentazioni dei 5 Stelle dei Palazzi romani con l'Anev del padre padrone Vigorito e, sempre rimanendo in "quel bell'ambientino", del perchè del recentissimo tentativo grillino di sanatoria per chi ha violato le regole con gli impianti Fer e dei veri motivi del suo rigetto.
Alberto Cuppini.