Pubblichiamo, riprendendolo dall'ultimo numero dell'Astrolabio, il testo integrale di una lettera inviata alla redazione di Report, Rai 3, dopo un servizio, dedicato a nuovi parchi (parchi si fa per dire) eolici in attesa di autorizzazioni, redatto con inammissibile superficialità (nella migliore delle ipotesi). Tra questi il famigerato progetto al Giogo di Villore presentato dall'AGSM di Verona, che continua ormai da anni, per qualche insondabile motivo, a perseguitare, con la scusa niente meno della... salvezza del Pianeta, proprio le comunità più deboli e meno tutelate dell'Appennino tra la provincia di Firenze e l'Emilia Romagna, dove sono attivi molti comitati della Rete della Resistenza sui Crinali. Il prof. Danilo Russo dell'Università di Napoli, esperto di chirotteri, scrive dell’importanza della biodiversità che non può essere inutilmente irrisa. Non solo, impartisce una vera e propria lezione di informazione corretta, di uso imparziale del servizio pubblico, di rispetto delle leggi e delle istituzioni. Ovvero, di condizioni essenziali per la democrazia.
Oggetto: richiesta rettifica servizio della trasmissione “Report” sulla realizzazione degli impianti eolici in Italia
Gent.mi
Sono uno specialista di chirotteri (pipistrelli) e scrivo nella mia duplice veste di rappresentante italiano del Bat Specialist Group dell’IUCN e presidente dell’Advisory Committee della convenzione UNEP “EUROBATS” (a cui l’Italia ha aderito con L. 104/2005) con riferimento al servizio di Report andato in onda il giorno 6 dicembre u.s. "Il mistero del barbastello", a cura di Giuliano Marrucci.
Premetto che i chirotteri e gli ambienti in cui vivono sono, in Italia, tutti strettamente tutelati da leggi nazionali ed internazionali (DPR 357/97, L. 104/2005), quindi la protezione non è un’istanza di pochi eccentrici naturalisti e ambientalisti, ma un obbligo a cui il nostro Paese deve sottostare. Rappresento inoltre che i chirotteri costituiscono un importantissimo baluardo naturale contro il proliferare degli insetti nocivi all’agricoltura, alle foreste e alla salute umana, fornendo un prezioso servizio ecosistemico che comporta un elevatissimo risparmio dell’uso di pesticidi.
Gli impianti eolici mal collocati sul territorio costituiscono una forte causa di mortalità per i chirotteri (oltre che per altri gruppi animali, in particolare gli uccelli) come attestato da numerosissimi articoli scientifici pubblicati in prestigiose riviste internazionali. Pertanto, con particolare riferimento al grande progetto bloccato nel Mugello (che ha ricevuto parere negativo anche dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, oltre che da associazioni come WWF e Italia Nostra e da comitati civici locali), ho trovato surreale il messaggio fatto passare nel servizio dal Marrucci e suffragato dall’atteggiamento inutilmente ironico del conduttore in studio (Ranucci), evidentemente del tutto ignari dell’assetto normativo a difesa della biodiversità che caratterizza (per fortuna) il nostro Paese.
Questo irridere istanze sacrosante e obblighi di legge, a partire dal titolo del servizio, “il mistero del barbastello”, è una pubblica dichiarazione di parzialità e totale impreparazione rispetto all’argomento trattato. Il barbastello è una specie di pipistrello strettamente tutelata ai sensi degli All. II e IV della Direttiva 92/43/CEE (recepita con D.P.R. 357/97) per il quale il nostro Paese ha il dovere di garantire la preservazione o il miglioramento dello stato di conservazione. In realtà, essendomi documentato sull’impianto in questione (cosa che temo la redazione di Report non abbia fatto), ho potuto verificare che il progetto costituirebbe una minaccia per diverse altre specie animali; è, però, chiaro che la carta del “pipistrello” Report abbia pensato di giocarla sensazionalisticamente come simbolo della eccentrica inutilità di istanze ambientaliste che dovrebbero invece soccombere a fronte dell’imperativo della transizione “ecologica”. Occorrerebbe che i signori che hanno trattato in modo così superficiale e non documentato un tema molto serio si rendessero conto che perché questa transizione sia “ecologica” e non puramente “energetica” è necessario che l’impatto delle fonti alternative sulla biodiversità sia minimizzato, e questo è il motivo per cui “il barbastello” ferma un impianto eolico. Se non capiamo neanche questo, evidentemente affondiamo in un’arretratezza culturale che lascia sgomenti.
La banalità con cui l’argomento è stato affrontato è dimostrata anche dall’attenzione rivolta a un progetto off-shore previsto in Salento nel medesimo servizio, che secondo il cronista e il conduttore sarebbe invece giusto avversare perché evidentemente Marrucci e Ranucci hanno deciso che l’impatto sul paesaggio (peraltro molto più soggettivo da valutare di quello su fauna, flora e ambienti) sarebbe esteticamente insostenibile.
È stupefacente che non si sia sentito l’obbligo etico e tecnico, evidente per l’informazione, tanto più se curata dal servizio pubblico, di ascoltare tecnici naturalisti, l’Ente Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e anche i cittadini (alla faccia del rispetto del territorio e delle comunità locali). Si è invece preferito sentire esclusivamente l’impresa progettista, che inevitabilmente ha forti quanto comprensibili conflitti di interessi a causa dell’evidente mancato guadagno, che è stata presentata come vittima della follia dell’italica burocrazia e dei capricci degli ambientalisti. La dichiarazione, fatta passare senza alcun commento, che occorrerebbe fare eolico su qualunque crinale appenninico possegga adeguate condizioni di vento, lascia sbalorditi per la totale ignoranza di leggi, direttive e regolamenti a tutela della biodiversità e del paesaggio. Dunque, Report sosterrebbe un eolico selvaggio, che dovrebbe sempre e comunque essere realizzato, alla faccia del “barbastello di turno”.
Due parole proprio su questa specie. L’ingegnere intervistato dichiara che si tratta di specie secondo lui comune perché “presente in tutto il Paese”, ma “timida”. In realtà questa specie, sebbene segnalata in tutta Italia, è rara ovunque perché legata alle formazioni forestali vetuste che sono purtroppo poco comuni anche nel nostro Paese. La RedList IUCN redatta per l’Italia classifica questa specie come “minacciata”, con la valutazione a seguire:
Valutata In Pericolo (EN) perché la popolazione, molto piccola e frammentata (circa 20 siti segnalati per tutta l’Italia per una specie complessivamente molto rara nelle catture) è legata in modo quasi esclusivo a boschi maturi con abbondanti alberi morti. Vista la velocità di scomparsa dei boschi maturi non gestiti, necessari per la riproduzione della specie, si inferisce una velocità di riduzione della popolazione superiore al 50% nelle ultime 3 generazioni (30 anni).
La scheda aggiunge inoltre che questo pipistrello è sì diffuso in tutta Italia, ma è tra le specie meno frequenti in Europa. Alla luce di quanto sopra, è deontologicamente gravissimo che Giuliano Marrucci abbia, menzionando assai brevemente il lavoro dell’IUCN, usato il condizionale (la specie sarebbe minacciata secondo l’IUCN), omettendo ad arte il testo sopra riportato in corsivo ed evidenziando esclusivamente la “diffusione in tutta Italia”, che non ha nulla a che vedere con il grado di minaccia. Occorrerebbe inoltre spiegare a Marrucci che le valutazioni IUCN sono oggettive e fondate su dettagliatissime analisi dei dati disponibili condotte da specialisti altamente qualificati, per cui il suo condizionale appare del tutto fuori luogo.
Nel complesso, siamo di fronte a un uso parziale e strumentale del servizio pubblico, sorprendentemente schierato solo con le imprese portatrici di interessi economici, e spavaldamente derisorio rispetto alle sacrosante istanze in difesa della biodiversità, sancite da precisi obblighi di legge.
Ciò premesso, ritengo urgente che Report fornisca adeguato spazio a un contraddittorio che difenda invece tali istanze per riparare al pessimo servizio fornito al cittadino (contribuente), che ha invece diritto a una informazione attenta, documentata e imparziale, non a uno spot che racconti un favolistico eolico sempre e comunque amico dell’ambiente, anche quando a farne le spese è in realtà solo quest’ultimo.
Tanto vi dovevo, con i migliori saluti,
Prof. Danilo Russo*
*Professore Associato di Ecologia, Dipartimento di Agraria, Università degli Studi di Napoli Federico II