Clò "Investimenti in nuove infrastrutture sul gas incompatibili con i target Ue."

Un articolo del professor Alberto Clò nell'inserto del Foglio di oggi: "Cortocircuito a gas".

Il professore bolognese osserva stupito il moltiplicarsi delle iniziative per nuove infrastrutture finalizzate a portare sempre più gas naturale in Italia e ne fa rilevare la plateale contraddizione con l'obbligo legale imposto dall'UE di giungere alla piena neutralità carbonica entro il 2050, "cambiando drasticamente stili di vita".

In realtà Clò non è affatto stupito. Nè tanto meno è stupìdo (come dicevano Stanlio e Olio). Si rende perfettamente conto delle poderose forze che stanno conducendo l'Europa al disastro energetico e le denuncia con la consueta garbata ironia. Sebbene noi dubitiamo fortemente che sia sufficiente l'ironia di fronte alle dimensioni epocali del cataclisma provocato dai "climatocrati" di Bruxelles, riportiamo la conclusione dell'articolo di Clò:

 

"Delle due l'una: o gli Stati europei ritengono che i piani per la transizione verde dell'Unione siano impossibili da perseguire, o comunque contradditori rispetto ad altre prioritarie esigenze nazionali, allora sarebbe necessario lo denunciassero apertamente realizzando gli investimenti che reputano necessari. Ovvero, ritengono che quei piani siano realizzabili con successo rinunciando così a investire e a concludere nuovi contratti di importazione, assumendosi però in tal caso enormi rischi. Seguire entrambe le vie come sta avvenendo... non può che portare a dissennate perdite di denaro pubblico o a scarsità di offerta che procurerebbe non minori danni."

 

Abbiamo l'impressione che il professore ex ministro dell'Industria abbia una sua precisa opinione in merito a questo aut aut. Che è la stessa che abbiamo noi resistenti sui crinali. E saremmo pronti a scommettere che è la stessa opinione anche di Giorgia Meloni. Ci attendiamo perciò dal nuovo governo italiano scelte conseguenti, nel segno della discontinuità con la politica energetica dei governi (almeno) di questi ultimi dodici anni, caratterizzati dalla stagnazione economica del Paese mentre, nel frattempo, la ricchezza globale si andava diffondendo e moltiplicando.

 

Alberto Cuppini