Secondo Davide Tabarelli, intervistato da Italia Oggi, il Green deal sta facendo più danni dei dazi imposti da Trump: "Il confronto è presto fatto: secondo la Commissione europea il Green deal costa circa 1.285 miliardi l’anno, l’8% del prodotto interno lordo, il peso dei dazi è stimato tra lo 0,4 e lo 0,7%. Se non vogliamo morire inseguendo un sogno irrealizzabile, il Green deal va rivisto di sana pianta". Giorgia Meloni: “Torneremo a chiedere con forza all'Europa di rivedere le normative ideologiche del Green deal". Firmato ieri il contratto di governo tra CDU e SPD in Germania che permetterà di proseguire le "politiche climatiche" mainstream in Germania facendo ricorso all'indebitamento pubblico a carico delle future generazioni. Non a caso, sempre ieri, per la prima volta in un sondaggio sulle intenzioni di voto AfD è diventato il primo partito della Germania, sorpassando la stessa CDU.
Intervista di Alessandra Ricciardi a Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, su Italia Oggi del 9 aprile sotto il titolo "Il Green deal pesa più dei dazi", annunciata in prima pagina del quotidiano economico col titolo "Tabarelli: la politica verde Ue costa l'8% del Pil, i dazi Usa tra 0,4% e 0,7%".
L'articolo è liberamente disponibile sul sito web di Italia Oggi. Vi proponiamo di seguito, per invogliarvi a leggere tutta l'intervista, le affermazioni più imbarazzanti per i nostri ambientalisti mainstream:
«Il Green deal è un manifesto rivoluzionario, ma così com’è scritto è irrealizzabile. Serve una radicale revisione», dice Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia... «Una delle follie del nostro tempo». E, tornando alle politiche ambientaliste europee, «noi riduciamo le nostre emissioni di CO2, Cina e Usa le aumentano. Intanto stiamo mettendo una pietra tombale sulla nostra industria». La politica dei dazi di Donald Trump servirà a fare cambiare idea alla Commissione Ue? «Me lo auguro, ma non vedo segnali che vanno in questa direzione, purtroppo»... La premier Meloni chiede all’Europa di rivedere il Green deal, la Lega di Salvini vorrebbe proprio cancellarlo assieme all’eccesso di regolamentazione nei settori energetici, e gli imprenditori non sono da meno. L’accusa è che il Green deal sta facendo più danni dei dazi imposti da Trump. «Il confronto è presto fatto: secondo la Commissione europea il Green deal costa circa 1.285 miliardi l’anno, l’8% del prodotto interno lordo, il peso dei dazi è stimato tra lo 0,4 e lo 0,7%... Se non vogliamo morire inseguendo un sogno irrealizzabile, il Green deal va rivisto di sana pianta. Il Green deal è un manifesto rivoluzionario, ma serve maggiore realismo.»... Lo stop alla vendita di auto non elettriche dal 2035, uno degli obiettivi del Green deal? «Impossibile»... L’obiettivo di zero emissioni al 2050? «Libro dei sogni»... Si parla molto anche di idrogeno. «L’idrogeno in piccole quantità si può miscelare con il metano, ma trasportare e gestire grandi quantità di idrogeno è quasi impossibile. Dobbiamo concentrarci su soluzioni concrete».
A proposito dell'aumento dell'ostilità della Meloni e del suo governo nei confronti del sempre più insostenibile European Green Deal, segnaliamo l'articolo di V.R. sulla Staffetta Quotidiana del 7 aprile “Azzerare il Green Deal” come risposta ai dazi".
Ecco alcune brevi citazioni delle affermazioni della Meloni e dei suoi ministri (per leggere tutto l'articolo dovete abbonarvi alla Staffetta):
"La premier, dopo aver citato il Green Deal nel suo discorso in Consiglio dei ministri venerdì, in un videomessaggio al congresso della Lega di sabato ha spiegato: “Torneremo a chiedere con forza all'Europa di rivedere le normative ideologiche del Green Deal e l'eccesso di regolamentazione in ogni settore, che oggi costituiscono dei veri e propri dazi interni che finirebbero per sommarsi in modo insensato a quelli esterni”... Per Salvini quelle dell'Ue sono “politiche suicide”: il vice premier ha chiesto di “azzerare il Green Deal, azzerare la sbornia elettrica”, una soluzione a suo dire necessaria “per difendere imprese e lavoratori italiani”. Nella stessa mattina, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha usato toni simili intervenendo al Consiglio nazionale di Forza Italia: “Un'estremizzazione ideologica: bisogna mettere i piedi per terra rispetto al Green Deal”."
Intanto, però, a Bruxelles Teresa Ribera, degna erede dello sciagurato Timmermans nella Commissione Von der Leyen bis, l'altro ieri ha ribadito la necessità di mantenere gli impegni ambientali precedentemente assunti. L'affermazione non è stata accolta con alcuna preoccupazione dai nostri mezzi di informazione, a parte la solita Verità.
Intanto, il contratto di governo che è stato firmato ieri in Germania tra CDU e SPD prevede che le industrie tedesche ad alto consumo di energia potranno contare su prezzi calmierati finanziati, pare di capire, in deficit spending a carico delle future generazioni anzichè addebitando la differenza a favore dei privilegiati nelle bollette di tutti gli utenti come finora accaduto e come continuerà ad accadere (almeno fino all'azzeramento del Green Deal) in Italia, che, al contrario della Germania, non ha più margini per affardellare ulteriormente il debito pubblico. Purtroppo questa decisione tedesca permetterà di mantenere in vita ancora per un po' di tempo l'agonizzante Green Deal, rimandando al futuro l'inevitabile resa dei conti. Più aumenta l'attesa, più aumentano i danni all'economia e più la reazione popolare contro questa pseudo ecologia sarà drastica.
Non a caso, sempre nella giornata di ieri, un sondaggio sulle intenzioni di voto dei tedeschi ha sancito per la prima volta il sorpasso di AfD sulla CDU come primo partito tedesco, a dimostrazione che la miserabile gherminella inscenata a Berlino, per realizzare la riforma costituzionale sul debito con il voto dei Verdi nel Parlamento sconfitto alle elezioni e dimissionario, non è stata apprezzata dai cittadini tedeschi.
Se qualcuno crede che sia una coincidenza l'aumento delle "Destre estreme" alle urne in tutta Europa ed il persistere nelle follie (e nei costi per i cittadini elettori) del Green Deal (e soprattutto dell'idolatria per pale eoliche e pannelli fotovoltaici), costui è un povero illuso. Che si deve preparare a brutte sorprese nel prossimo futuro, ben superiori a quelle che gli statunitensi stanno sperimentando, per cause analoghe, in questi mesi con Trump.
Alberto Cuppini