"Il costo dell'energia ha raggiunto livelli insostenibili. In Italia già pagavamo la bolletta il doppio che negli altri Paesi... Serve una svolta radicale... Occorrono una politica industriale e una politica energetica che abbandonino le demagogie e le ipocrisie del Green deal. Ci siamo dati obiettivi velleitari, chiudendo colpevolmente gli occhi sui rischi e i pericoli delle tensioni geopolitiche globali".
L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.
Chi parla è l’ex presidente della Confindustria Antonio D’Amato, intervistato da Enrico Marro sul Corriere della Sera nell’articolo che segnaliamo oggi.
Gli industriali italiani, o almeno quelli che non partecipano alla “colossale truffa a spese delle imprese e dei cittadini” (il copyright spetta al ministro Cingolani, che parla delle conseguenze dei disastri da lui stesso cagionati come se a parlare fosse un umarell purchessia), sono inorriditi.
Il titolo in prima pagina del Sole di oggi “Stangata sui costi, l’industria italiana va in panne” è sufficiente a spiegare il terrore che serpeggia tra gli industriali, che cominciano solo ora a comprendere le dimensioni dell’errore commesso nell’avere aderito con compiacimento e “chiudendo colpevolmente gli occhi” agli “obiettivi velleitari” di fare funzionare l’Italia con le pale eoliche e i pannelli fotovoltaici, per fare affari a spese degli altri italiani, senza rendersi minimamente conto di quello che ciò avrebbe comportato.
Meglio tardi (ma adesso è MOLTO tardi) che mai.
L’intervento di D’Amato, conoscendo il modus operandi della diplomazia della Confindustria, precede un intervento analogo del presidente in carica Bonomi con una richiesta specifica al governo italiano.
“Abbandonare le demagogie e le ipocrisie del Green deal” significa in primo luogo e necessariamente, anche se D’Amato non lo dice, pretendere dalla Commissione Ue, che ha partorito da un giorno all’altro la brillante idea dell’European Green New Deal scimmiottando una analoga proposta degli estremisti “Liberal” americani, una lettera di dimissioni collettiva.
Nessuno li rimpiangerà. Solo dopo essersi liberati dei politici compromessi con l’ideologia delle rinnovabili salvifiche si potrà cominciare a parlare seriamente di come affrontare i basilari problemi delle fonti di energia, ivi compreso quello del cambiamento climatico.