Facendo seguito a ripetute e sempre più intense sollecitazioni di Carlo Alberto Pinelli (presidente onorario di Mountain Wilderness International), Salvatore Bragantini ha scritto un articolo sul Domani in cui esprime dubbi circa gli effetti sul paesaggio (secondo lui "possibili") provocati dall'abnorme quantità di impianti solari ed eolici che stanno per essere realizzati coi fondi UE, ipocritamente definiti "Next Generation". In merito all'approvazione del barbarico "Decreto Semplificazioni", finalizzato a concedere semaforo verde a ruspe e betoniere fino al 31 dicembre 2026 (guarda caso la scadenza prevista per la concessione dei fondi prestati dall'UE), Bragantini chiede al governo una pausa di (speriamo maggiore) riflessione di due settimane.
In realtà, la cosa più importante dell'articolo è che per la prima volta sulla stampa nazionale (e non solo su quella etichettata "di sinistra"), che finora aveva sempre fatto di tutta l'erba un fascio, appare questa constatazione, che ristabilisce la realtà dei fatti circa la posizione degli "ambientalisti" e le loro responsabilità individuali sulla catastrofe epocale che sta per abbattersi sul paesaggio italiano:
"Si oppongono quindi gli ambientalisti, da cui si stacca Legambiente, avvinta senza se e senza ma alle fonti alternative".
Le grossolanità espresse dal presidente di Legambiente Ciafani nella recente intervista a Repubblica qualcosa hanno provocato: qualcuno che non aveva mai voluto aprire gli occhi sul disastro delle Fer elettriche industriali (da anni) incombente sull'Italia comincia a socchiuderli. Ma forse adesso è un po' tardino.
Alberto Cuppini