Alberto Clò: "Il cambiamento delle politiche tedesche dopo le elezioni avrà ripercussioni su quelle europee considerando il ruolo, sempre massimamente rilevante, che la Germania ha avuto sinora anche e non solo sul fronte della politica energetica e climatica. Tale influenza è stata negli anni forte al punto che alcuni provvedimenti adottati dal governo e parlamento tedesco venivano semplicemente recepiti da Bruxelles una volta tradotti. Il drastico cambio che si prospetta nelle politiche energetiche tedesche potrebbe così modificare i termini sinora dominanti del Green Deal europeo." Presto sarà il nuovo governo tedesco ad imporre pardon a chiedere all'Europa di "rallentare la corsa" della decarbonizzazione. A quel punto cesserebbe di conseguenza anche "l'imposizione di Berlino a Bruxelles di adottare misure a sostegno delle rinnovabili anche negli altri paesi europei". Un infausto presagio per gli speculatori che stanno sfregiando l'Italia con pale e pannelli, confidando nell'eterna generosità di Pantalone. Persino il Corriere della Sera, dopo tanti anni di incondizionato supporto a eolico e fotovoltaico, si riposiziona sul green. Ferruccio De Bortoli candidamente ammette che la narrazione su "decarbonizzazione accelerata" e urgenza della transizione energetica è stata offuscata da "un velo di ipocrisia collettiva".
Non bastava Trump. Dopo le traumatiche elezioni tedesche, che hanno visto il trionfo "delle destre" ed il disastro dei socialdemocratici, che avevano sconsideratamente accettato di formare un governo con i Grünen, il Re è nudo. Anzi: il Re è morto, è stato fatto a brandelli. Il Re, naturalmente, non è solo l'Energiewende, la politica energetica della Germania basata sulle rinnovabili, ma anche l'European Green Deal, che la sciagurata presidente tedesca della commissione UE Ursula Von der Leyen, delfina dell'altrettanto sciagurata Angela Merkel, ha voluto imporre a tutta Europa proprio sul modello delle politiche ambientali merkeliane.
Adesso in Germania sarà automatica una riedizione della Große Koalition, composta per due terzi dai popolari e per un terzo dagli sconfitti social democratici, sotto la guida del vincitore delle elezioni Friedrich Merz, che noi avevamo (facilmente) pronosticato nuovo cancelliere già tre mesi fa, ai tempi della sua intervista televisiva da dispregiatore dell'eolico.
Si tratta solo di attendere un po' per assistere ad un brusco cambio di rotta della politica energetica tedesca. Forse solo qualche settimana. Il motivo lo si può dedurre dal post di Alberto Clò, pubblicato mercoledì sul blog della Rivista Energia sotto il titolo "Germania: quale politica energetica dopo le elezioni?".
Vi consiglio di leggerlo tutto sul sito web della Rivista Energia. Importante il paragrafo "Verso una giravolta completa?", ma ancor più importante l'ultimo, "Quali ripercussioni sull'Europa", il cui passaggio principale riporto qui di seguito:
"Il cambiamento delle politiche tedesche dopo le elezioni avrà infine ripercussioni su quelle europee considerando il ruolo, sempre massimamente rilevante, che la Germania ha avuto sinora anche e non solo sul fronte della politica energetica e climatica. Tale influenza è stata negli anni forte al punto che alcuni provvedimenti adottati dal governo e parlamento tedesco venivano semplicemente recepiti da Bruxelles una volta tradotti... Il drastico cambio che si prospetta nelle politiche energetiche tedesche potrebbe così modificare i termini sinora dominanti del Green Deal europeo."
Se Merz e l'SPD si metteranno d'accordo (e si metteranno d'accordo perchè altrimenti l'industria continuerà ad andare a rotoli e questo significherebbe consegnare rapidamente la Germania ad AfD) sarà lo stesso governo tedesco ad imporre pardon a chiedere all'Europa di "rallentare la corsa" della decarbonizzazione. A quel punto cesserebbe di conseguenza anche (uso le parole di Clò) "l'imposizione di Berlino a Bruxelles di adottare misure a sostegno delle rinnovabili anche negli altri paesi europei".
Un infausto presagio per gli speculatori che stanno sfregiando l'Italia con pale e pannelli, confidando nell'eterna generosità di Pantalone.
Faccio notare che l'AfD (che ha ricevuto meno voti in percentuale di quanto si sarebbero aspettati stando ai più recenti sondaggi) ha comunque ottenuto un quarto dei parlamentari. Il resto sono verdi ed ex (o neo?) comunisti. I tre partiti anti-sistema (perchè i verdi tedeschi si sono dimostrati nel governo Scholz ampiamente anti-sistema) rappresentano insieme quasi il 50% degli eletti. Se Merz non interverrà subito con la massima determinazione per "dare addio alle follie green in campo energetico" rilanciando così l'economia, prevedo presto altre elezioni anticipate in stile Weimar.
Proseguo la rassegna stampa con la candida ammissione di Ferruccio De Bortoli che la narrazione dei giornaloni su "decarbonizzazione accelerata" e urgenza della transizione energetica è stata offuscata da "un velo di ipocrisia collettiva". A proposito: "collettiva" di chi? De Bortoli (che, dalla scomparsa di Eugenio Scalfari, viene considerato dal mainstream il Padre Nobile del giornalismo italiano) mercoledì scorso ha scritto per l'inserto del Corriere della Sera Pianeta 2030 l'articolo "Si è squarciato il velo di ipocrisie e conformismi collettivi verdi. La nuova percezione va affrontata", in cui leggiamo:
"Trump è stato il detonatore che ha portato alla superficie del dibattito pubblico tanti dubbi rimasti inespressi. Ha contribuito a frenare slanci verdi del tutto apparenti e a smascherare conformismi di circostanza. Diciamo che ha squarciato un velo di ipocrisia collettiva... Il revisionismo anti-woke e quello ecologico sono parenti stretti, nonostante la lontananza abissale tra le due materie... Un alto livello di emissioni di gas serra appare oggi un male minore di fronte al rischio di una desertificazione industriale. La transizione energetica è di per sé socialmente iniqua. Questo è il punto dolente. Le compensazioni a favore dei ceti più deboli non appaiono al momento convincenti. E in una democrazia (per fortuna) le persone votano. E oggi il voto non va nella direzione di una decarbonizzazione accelerata. Tutt’altro. La paura non può essere una colpa. Non sembra reggere il sistema di carbon price... Ma al di là di queste osservazioni legate all’attualità politica, dobbiamo chiederci se qualcosa è cambiato anche nella percezione popolare della necessità urgente della transizione energetica."
Sic et simpliciter. Ma è troppo comodo cavarsela così, parlando di "percezione popolare"...
Anche Francesco Borgonovo si è accorto dell'enormità delle dichiarazioni di De Bortoli ed oggi ha scritto un articolo di commento, annunciato addirittura in prima pagina della Verità come "Il Corsera tenta un'affannosa retromarcia su green e diritti", dal titolo "De Bortoli trasmette il contrordine «Su woke e green si è esagerato»", che sottotitola
"Dopo aver sposato ogni follia ideologica progressista e aver diffamato chi sollevava dubbi, i commentatori dei grandi media iniziano a riposizionarsi. L’ex direttore del «Corriere»: «Ci sono stati eccessi e ipocrisie»"
Borgonovo riporta più della metà dell'articolo di De Bortoli stesso, per riprodurre parola per parola la gravità delle affermazioni in esso contenute. Manco l'edicola RRC si era mai permessa tanto. Chissà se il Corriere chiederà i diritti. Noi qui di seguito ci limitiamo a riportare l'incipit dell'articolo di Borgonovo sull'improvviso riposizionamento del Corrierone, sia perchè non ci piace maramaldeggiare, sia perchè non amiamo i bagni di sangue:
"L'ingrato compito lo hanno affidato a Ferruccio De Bortoli, che è un uomo di grande classe e di inattaccabile professionalità... In effetti, per il Corriere della Sera, si tratta di una retromarcia non proprio facile da spiegare, e ci voleva una penna sufficientemente felpata e avvolgente per far digerire ai lettori l'amaro boccone. Il succo è: abbiamo scherzato. Vi abbiamo propinato - assieme alla quasi totalità della grande stampa occidentale - le più angoscianti tirate apocalittiche dell'ecologismo modaiolo... ma adesso è il momento di tornare indietro e ammettere che si trattava di stupidaggini."
Armiamoci, ancora per un po', di santa pazienza. La resa dei conti con gli sgangherati sacerdoti delle rinnovabili salvifiche, delle pale eoliche su tutti i crinali dell'Appennino per "Salvare il Pianeta" e del "tutto elettrico" è appena cominciata. Dubito che si faranno prigionieri.
Alberto Cuppini