Energia, mercato sull'orlo del crac

 

Tabarelli sui suoi colleghi che non si stanno "esponendo molto" ma "preferiscono restare coperti" e sugli "apparati dei ministeri" che hanno "un problema di autentica non comprensione".

Clò: "il Green Deal è superato e tra i compiti del nuovo governo ci sarà quello di aiutare Bruxelles a capirlo".

Gli articoli del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

Il professor Davide Tabarelli, ospite immancabile dell'edicola della Rete della Resistenza sui Crinali, superstar sui giornali e in TV. Più ricercato della Belen dei bei dì. Lui stesso ci ha spiegato il perchè e adesso ve lo faremo leggere.

La settimana scorsa, sulla stampa italiana, Tabarelli di lotta e di governo.

Tabarelli di lotta ("Senza gas e senza combustibili ed energia di derivazione fossile non ce la possiamo fare in nessun caso") e Tabarelli di governo ("Le rinnovabili, eolico e fotovoltaico, stanno accelerando nella loro crescita, ma contano sempre poco").

Tabarelli di governo nel suo articolo, annunciato già in prima pagina, su La Stampa del 6 ottobre "Energia, il crac del mercato", dove però non ci racconta niente che già non conoscessimo:

 

"C'ha messo un anno la politica per rendersi conto della gravità della crisi (e noi ce ne eravamo accorti molto prima di Tabarelli stesso. Ndr), come la domanda, che finalmente cala... Nessuno nell'economia dell'energia, avrebbe mai ipotizzato tale rigidità (della domanda di gas). A settembre, però, i primi dati ci dicono che comincia a vacillare, perché i consumi in Italia fanno segnare, sullo stesso mese di un anno fa, una flessione vicina al 15% con l'industria che crolla di oltre il 20%. Il carbone è tornato ad essere la principale fonte di produzione di elettricità della Germania, riducendo l'uso di gas nelle centrali, ma in Italia, dove quelle poche a carbone dovevano chiudere, gli spazi sono inferiori... Le fonti rinnovabili, eolico e fotovoltaico, stanno accelerando nella loro crescita, ma contano sempre poco, per loro limite fisico."

 

Invito piuttosto i resistenti sui crinali a concentrarsi con la massima attenzione sul Tabarelli di lotta, nell'intervista su The Post Internazionale della scorsa settimana realizzata da Luca Telese, che lo ha giustamente definito "uno dei pochi analisti che si espone nelle previsioni sulle conseguenze della crisi energetica" e che gli ha fatto alcune di quelle domande che avrei voluto fargli io stesso. Domande che farei anche - e soprattutto - ai suoi colleghi (che non si stanno "esponendo molto" e "preferiscono restare coperti") e agli "apparati dei ministeri" (che hanno "un problema di autentica non comprensione").

L'articolo di Telese, che sulla rivista compare col titolo "Il price cap? E' inutile", si può ritrovare in rete nella versione integrale sotto il titolo "La vostra petizione è giusta, contro il caro bollette deve intervenire lo Stato".

Tabarelli insiste per il razionamento del gas e dell'elettricità e sostiene, come stiamo facendo noi da anni e anni, che «senza gas e senza combustibili ed energia di derivazione fossile non ce la possiamo fare in nessun caso», aggiungendo: «rischio la mia credibilità professionale, ma ho una responsabilità anche civica nel dire quello che so e capisco». Una responsabilità civica che, come si legge tra le righe, è invece mancata all'establishment o meglio, come ci permettiamo di rettificare, a tutte le élite italiane. E non solo in questa materia.

Riportiamo di seguito i passaggi più interessanti dell'intervista, invitando a leggere tutto il colloquio, liberamente disponibile, sul sito web del settimanale TPI:

 

"Sembra molto sicuro di sé.
«Lo sono. Non ha idea di quanti colleghi mi chiamano, tra l’altro sempre in privato».

Per dirle cosa?
«“Prosegui così, la tua analisi è giusta”».

Allora mi spieghi perché si ritrova da solo, a fare questa previsione. Per il governo Draghi «razionamento» sembra una parola tabù.
«Forse mi sbaglio io, forse loro. Ma preferiscono restare coperti».

E perché non lo fa neanche lei?
«A quanto pare mi sto esponendo molto, perché essere contro l’establishment è sempre un rischio. Ma mi aiuta il fatto di dire la verità, quella che tutti gli addetti ai lavori conoscono».

Chi intende per «establishment»?
«In primo luogo il Governo, che ha usato toni prudenti e rassicuranti. Ma poi penso ai tantissimi esponenti della classe dirigente, e degli addetti ai lavori del settore, tutti muti».

Perché?
«Sono consapevoli che la partita dell’energia deciderà vita o morte nei prossimi anni, in tutta Italia. E ovviamente anche in Europa».

Le danno del «lobbista degli idrocarburi».
«Sono lobbista della gente che ha bisogno di gas per non morire di freddo.

E non possiamo compensare con l’idroelettrico?
«Assolutamente no. Vede, se viene meno il sistema elettrico di un Paese è come se collassasse il sistema nervoso di una persona».

Perché molti la incoraggiano a lanciare gli allarmi ma non parlano?
«C’è timore di creare panico».

E lei cosa risponde?
«Sarebbe più difficile gestire un’onda di sfiducia se i cittadini si sentissero ingannati».

E poi?
«Credo che negli apparati dei ministeri, su cui si appoggia la politica, ci sia un problema di autentica non comprensione. E molti hanno il timore di far schizzare i prezzi, con dichiarazioni allarmanti».

Uno scenario di guerra. Ma perché non lo ha mai raccontato in questi termini?
«Perché nessuno ne lo ha mai chiesto. Sono stupefatto, e confesso di avere dei seri problemi di identità, forse mi sbaglio io»."

 

A dire il vero Tabarelli non è stato il primo economista italiano dell'energia a "raccontarla in questi termini". Il suo maestro Alberto Clò si è spinto persino oltre. Sulla prima pagina de La Verità & Affari del 4 ottobre, ad esempio, campeggiava il titolo "Meloni Via il Green deal", che sottotitolava: "L'ex ministro Alberto Clò: è superato, il nuovo premier aiuti la Ue a rendersene conto".

All'interno, nell'intervista rilasciata da Clò a Tobia De Stefano "Avanti su gas e petrolio / il governo combatta la linea verde Ue", potevamo leggere queste parole:

 

"Ci è voluta una guerra per capire le sciagurate scelte che ci hanno reso ostaggio del gas russo. Quel che poteva evitarsi con politiche diverse. Capirne le ragioni e individuarne le responsabilità è doveroso".

Lei dice di accelerare su gas e petrolio, mentre l'Europa parla di Green Deal. Paradossale.

"Infatti il Green Deal è superato e tra i compiti del nuovo governo ci sarà quello di aiutare Bruxelles a capirlo".

Si può rimediare adesso?

"Certo. Basterebbe andare meno nei talk show e studiare di più i dossier tracciando una mappa chiara dello stato dell'arte".

 

Amen. La cuccagna per gli speculatori dell'eolico è finita. Se ne vadano e ci lascino in pace.

 

 Alberto Cuppini