Il governo Italiano all'UE: "Nel Fit for 55, un rigido approccio da parte della Commissione, che ha fissato una moltitudine di sotto-obiettivi settoriali nelle diverse proposte legislative del pacchetto, potrebbe ridurre in modo significativo la flessibilità dello Stato membro di ottenere l'obiettivo di riduzione delle emissioni".
L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.
Una rivoluzione copernicana in un documento governativo. Non riusciamo a definirla altrimenti. L'avevamo scorta già nel titolo dell'articolo di Alfredo Spalla sul Quotidiano Energia “Fit for 55, Commissione sia meno rigida. REpowerEU, valorizzare agroenergie”, confermata poi nel sottotitolo:
"La posizione del Governo sulle politiche di Bruxelles per il 2022. Prudenza su automotive, revisione Ets e tassazione prodotti energetici. Emissioni auto, “enfasi” su neutralità tecnologica. Spinta sul biometano"
Una rivoluzione copernicana che ci ha lasciati sbalorditi ed entusiasti perchè afferma orgogliosamente, per la prima volta, alcuni principi di sovranità nazionale e, soprattutto, di puro buon senso contro l'iper-regolamentazione di puro stampo ideologico in materia di "transizione energetica" da parte delle euro-tecnocrazie. Tecnocrazie chiuse nelle loro torri eburnee del Nord Europa che, evidentemente, non si sono neppure accorte di che cosa sta succedendo e di che razza di disastri stanno contribuendo a causare.
Ulteriori conferme le abbiamo ricavate poi nel testo dell'articolo di Spalla, da cui abbiamo tratto questi passaggi (i grassetti sono nostri):
"Se da una parte la Commissione Ue chiede all’Italia di “aumentare gli investimenti pubblici nella transizione verde”, dall’altra l’Italia recrimina “un rigido approccio” di Bruxelles che potrebbe limitare le strade che uno Stato membro può intraprendere per giungere agli obiettivi di decarbonizzazione. La posizione di Roma è dettagliata nelle oltre duecento pagine della relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione Europea per il 2022...
L'energia è molto presente nel capitolo dedicato alle politiche strategiche, con oltre dieci schede suddivise per argomento. Già dalle schede introduttive è facilmente desumibile un approccio cauto dell'Esecutivo italiano sul pacchetto Fit for 55 e sullo scenario attuale...
la relazione italiana ritiene che su Fit for 55 vi sia "un rigido approccio da parte della Commissione che ha fissato una moltitudine di sotto-obiettivi settoriali nelle diverse proposte legislative del pacchetto, in taluni casi obbligatori". Un approccio che potrebbe ridurre in modo significativo la flessibilità dello Stato membro di ottenere l'obiettivo di riduzione delle emissioni". L'Italia informa quindi che proporrà un approccio più flessibile che lasci allo Stato membro la possibilità dei definire un "Piano" di misure in cui si tenga conto delle "specificità del proprio territorio e della propria economia".
Direttamente dalla relazione governativa leggiamo anche che
"Sarà fondamentale sostenere la gradualità degli interventi e la flessibilità dei passi intermedi, anche in considerazione della necessità di affrancarsi gradualmente dalla dipendenza dal gas russo, per evitare effetti negativi sul mercato de lavoro e aumenti in termini di povertà energetica... in particolare... sulle proposte che incidono maggiormente sugli interessi italiani" (automotive, efficienza energetica, tassazione dei prodotti energetici, sistema Ets eccetera)
La Rete della Resistenza sui Crinali non avrebbe potuto scrivere niente di meglio e di diverso. Ma che cosa è accaduto per spiegare un cambiamento così repentino di atteggiamento? In parte lo avevamo già colto nei giorni scorsi, ma non ci saremmo mai aspettati che tante nostre recriminazioni fossero accolte in un'unica relazione dell'Esecutivo.
Proviamo a proporre una (almeno parziale) spiegazione del mutato approccio governativo, fin qui succube dell'ideologia green della Commissione, dall'articolo sul Sussidiario di oggi di Mauro Bottarelli "La crisi del Nord pronta a guastare i piani della Troika sull’Italia", che vi invitiamo a leggere integralmente dal sito del Sussidiario. Qui riportiamo la conclusione:
"Il Nord rischia di entrare in una spirale recessiva devastante, poiché direttamente legato ai destini economici di quella Germania di cui è subfornitore e che, a detta del suo ministro delle Finanze, ormai sta flirtando con l’ingresso ufficiale in stagflazione...
Attenzione, quindi, alla reazione di un Nord sull’orlo della contrazione e ucciso dalle tasse e dal caro-energia: perché oggi quel territorio è senza una rappresentanza politica chiara e connotata, in grado quindi di incanalare e parlamentarizzare quella rabbia. Che, come impone lo stile di quelle latitudini, non trascende in lamentele e piagnistei ex ante. Ma quando esplode, fa tremare la terra. E non manca molto."
La crisi energetica indotta dalle sconsiderate politiche Ue di "decarbonizzazione integrale" già nel 2050, oltre a fare schizzare verso l'alto i prezzi dell'energia, ha fornito a Putin i mezzi finanziari per la guerra di aggressione all'Ucraina. La guerra, a sua volta, ha rotto l'incantesimo della "Fine della Storia", che ci accompagnava dal crollo del Comunismo. Così, dopo la pandemia, sono ricomparse nella Storia, nella nostra Storia, la guerra, la carestia e la miseria. Con esse riemergono, a maggior ragione, le giuste (e sbeffeggiate) rivendicazioni della parte più produttiva del Paese, che trent'anni fa era giunta a prospettare persino la secessione, resa poi impraticabile, di fatto, dall'adozione dell'euro. Ora, con una crisi senza precedenti dalla fine della seconda guerra mondiale, tutto ritorna possibile. Nella relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione Europea per il 2022 il governo italiano dice chiaro e forte all'Europa che è finito il tempo delle bambinate stile "Piccola Greta". Adesso aspettiamo che i giornaloni, che finora hanno ignorato il documento, lo facciano sapere anche agli italiani.
Alberto Cuppini