Liaison dangereuse di FdI con Stefano Donnarumma, amministratore delegato di Terna? Se gli italiani avessero voluto essere governati dagli adoratori delle rinnovabili salvifiche, avrebbero votato di nuovo per Grillo oppure per Letta.
Giorni di iper-attivismo per Stefano Donnarumma (l'amministratore delegato della Terna), che non appare sazio dei fantasmagorici risultati economici che la "transizione energetica", ispirata all'ideologia del "tutto elettrico", ha fatto fin qui conseguire alla sua azienda, monopolista di fatto della trasmissione elettrica nazionale, cioè delle reti che stanno sempre più ricoprendo l'Italia con una mostruosa ragnatela di tralicci e di cavi.
Subito dopo l'annuncio del 5 ottobre del "Via all'elettrodotto sottomarino di Terna" che collegherà Campania, Sicilia e Sardegna e che costerà 3,7 miliardi alla collettività, ecco che la Terna si butta sul business degli accumuli. Così nell'articolo del 6 ottobre di Francesco Bisozzi sull'inserto MoltoEconomia del Messaggero (che potrete leggere nel sito web della Terna) «Solo con le rinnovabili usciremo dalla crisi energetica»:
"Al di là dei rimedi temporanei, peraltro sacrosanti, la via di uscita dallo choc energetico va cercata nelle rinnovabili. Ne è convinto l’amministratore delegato di Terna, Stefano Donnarumma: «Se già oggi il prezzo dell’energia elettrica fosse dipendente solo dal costo industriale delle fonti rinnovabili e non ancorato al costo della produzione con il gas, allora il prezzo di riferimento della componente energia della bolletta dell’ultimo trimestre sarebbe inferiore di quasi il 90%». Terna, regista del sistema elettrico nazionale, investirà 18 miliardi nei prossimi dieci anni per sviluppare la rete e abilitare le fonti rinnovabili. Non solo. L’azienda guidata da Donnarumma ha da tempo evidenziato la necessità di promuovere lo sviluppo di capacità di accumulo di grande taglia, fondamentale per stoccare grandi volumi di energia nelle ore centrali della giornata, quando la produzione del fotovoltaico è strutturalmente sovrabbondante, per restituirla nelle ore notturne. Per realizzare gli accumuli previsti dal "Piano nazionale per l'energia e il clima" (Pniec al 2030 si può stimare un investimento complessivo necessario pari a circa 15 miliardi di euro... sarà possibile immettere in rete grazie agli accumuli circa 16 terawattora all'anno di energia rinnovabile... per accompagnare i 70 gigawatt di energie rinnovabili, gli accumuli devono essere di 10 gigawatt, mentre oggi i numeri sono risibili" (Chissà mai perchè. NdR).
Pancia mia fatti capanna! Miliardi su miliardi... Dopo la cuccagna delle reti, adesso per la Terna si prospetta il bengodi degli accumuli.
Nonostante l'evidenza del disastro economico ed energetico a cui l'European Green Deal ci ha condotto, Donnarumma persiste tetragono. Così, ad esempio al recente convegno dei giovani imprenditori della Confindustria, si è azzuffato con chi riconosce che anche in campo energetico è necessaria la neutralità tecnologica, ovvero con chi afferma a gran voce, come titolava il Sole 24 Ore del 16 ottobre nell'articolo siglato Ce.Do., "Energia, no ad approcci ideologici dall'Europa":
"A metterli in fila ci pensa l'ad di Terna, Stefano Donnarumma, che parte dai 70 GW di energie rinnovabili previsti dal Piano europeo Fitfor55 da qui al 2030 e "dalla rampa di lenta accelerazione" registrata nel 2022 dall'Italia - che chiuderà l'anno con 3 GW di nuove installazioni green -, per chiedere un vero cambio di passo. "E' evidente che bisogna correre. Ad agosto sul tavolo di Terna c'erano richieste di connessione alla rete elettrica per 280 GW (la massima potenza storica richiesta in Italia è stata di 61 GW. NdR), che corrispondono a 4 volte gli obiettivi che l'Italia si è data al 2030. Se l'Italia avesse operato una pianificazione energetica corretta negli ultimi 10 anni, questi target sarebbero stati serenamente raggiunti".
E la Terna avrebbe realizzato, aggiungiamo noi, un multiplo dei profittoni conseguiti negli ultimi 10 anni, mentre le bollette degli italiani (e adesso il bilancio dello Stato) sarebbero state ancor più affardellate di "incentivi" alle rinnovabili e soprattutto di spese per le reti, gli accumuli e tutti gli altri costi di equilibratura del sistema, come accaduto in Germania, a causa della presenza massiccia di fonti non programmabili come l'eolico e il fotovoltaico.
Ma proseguiamo con quanto detto da Donnarumma al convegno dei giovani imprenditori di Confindustria avvalendoci dell'efficace articolo di Felice Manti su Il Giornale del 16 ottobre, che ben descrive il grado di schizofrenia provocato dall'irrazionalità dell'European Green Deal.
Infatti, mentre da Bologna il presidente di Nomisma Energia Davide Tabarelli diceva:
«visto lo shock energetico di proporzioni mai viste in Europa e in Italia gli italiani dovranno prepararsi all'idea di razionamenti, cautelandosi anche con l'acquisto di generatori autonomi». A Bologna davanti ai presenti al convegno promosso da Ascom, Abiconf e Unoenergy sharing solutions Tabarelli è netto: «Bisogna militarizzare la crisi a livello nazionale e anche europeo. Compratevi un generatore elettrico per questo inverno e forse anche per il prossimo anno».
da Capri gli si contrapponevano le parole di Donnarumma:
«Per affrancarsi dal gas russo e abbassare i costi dell'energia, l'unica soluzione possibile è accelerare il piano di investimenti su rinnovabili e accumuli, bisogna cambiare approccio e dare massima accelerazione ai processi di autorizzazione degli impianti eolici e fotovoltaici».
Un'analoga schizofrenia sulla stessa materia, con gli apparati del vecchio potere (in questo caso sindacale) che appaiono scollegati dalla realtà, la potrete ritrovare nell'articolo di Giovanna Faggionato sul Domani del 6 ottobre "Il messaggio di Bernabè a Meloni: la transizione ecologica va rimandata", liberamente consultabile in rete: "Il leader della Uil Bombardieri chiede di anticipare gli obiettivi. Per il manager invece «non possiamo seguire Greta Thunberg». Il governo deve «rivisitare» le scadenze."
In Italia è in corso da molti mesi uno scontro tra due branchi di enormi dinosauri, ignari dell'asteroide già chiaramente visibile dalla Terra e diretto proprio sulle loro teste. Lo scontro in atto lo si poteva facilmente rilevare dall'articolo siglato S.P. della Staffetta Quotidiana del 26 settembre "Il confronto elettricità-gas alla vigilia delle elezioni", che sottotitolava "Descalzi: serve surplus gas e un terzo rigassificatore. Venier: Italia sia hub gas d'Europa. Donnarumma: con le Fer si può sostituire tutto il gas russo. Starace: gas è schiavitù, Fer in esplosione".
Da una parte gli zelatori del "tutto elettrico", capitanati da Enel e Terna. Dall'altra i fautori della neutralità tecnologica, che dimostrano un maggiore realismo, nonostante non prendano le debite distanze dall'ideologia verde.
Per confutare le pretese di Donnarumma, consiglio ai Fratelli d'Italia (vedremo poi perchè proprio loro) di meditare sull'articolo scritto per Panorama da Giovanni Brussato (già autore del Report 3 della Fondazione Farefuturo "Sottomessi alla Cina nella transizione verde") intitolato "Stoccaggi, batterie e transizione energetica. Quante parole per nulla".
Lo leggano tutto con attenzione, soffermandosi in particolare su questi passaggi:
"Oggi ci sentiamo ripetere con maggior frequenza di sostituire questi stoccaggi (di idrocarburi) attraverso dei sistemi di accumulo elettrochimico più noti come batterie. Questo affinché si possa immagazzinare l'energia in eccesso dagli impianti solari ed eolici, che diversamente resterebbe inutilizzata, per quanto, spesso, già pagata. Ma se sostituissimo il valore energetico degli attuali stoccaggi di gas naturale che l'Europa ha ora in deposito utilizzando batterie sul modello di quella statunitense di Moss Landing, ad oggi la più grande del mondo? Farlo richiederebbe la costruzione di batterie per un valore di oltre 40.000 miliardi di euro (per un ordine di grandezza si consideri che il valore del NextGenerationUE è di 723,8 miliardi di euro) e per produrle tutte le fabbriche di batterie del mondo dovrebbero lavorare a questo unico scopo circa 400 anni. Nonostante la retorica insista sul fatto che i prezzi di queste tecnologie, in un senso più allargato che include anche pannelli fotovoltaici e turbine eoliche, stia rapidamente crollando, sta accadendo il contrario... una transizione energetica lontano dalla dipendenza degli idrocarburi attualmente non è ipotizzabile, o, comunque, non è ipotizzabile alcun lasso di tempo significativo per realizzarla, ed è una pericolosa illusione basare le politiche sull'idea che tale transizione sia possibile in qualche decade."
Ma che cosa c'entrano i Fratelli d'Italia? Lo capiamo dall'articolo della Staffetta Quotidiana del 30 settembre siglato S.P. "La squadra di Fratelli d'Italia per l'energia", che così terminava:
"Ricordiamo che l'amministratore delegato di Terna Stefano Donnarumma a maggio aveva firmato la parte sull'energia – “Indipendenza è autonomia energetica” – degli appunti per il programma di governo di Fratelli d'Italia. Contributo che non è rimasto inosservato: per Donnarumma, come per Tremonti e Crosetto, si parla di un possibile incarico di governo."
Se gli italiani avessero voluto essere governati dagli adoratori delle rinnovabili salvifiche, avrebbero votato di nuovo per Grillo oppure per Letta. E non per chi (a giusta ragione) per anni ha irriso Greta Thunberg, ha avversato “il fondamentalismo climatico del Green Deal“, dichiarando anche in Senato che "Dobbiamo cambiare gli obiettivi europei, la priorità non è più il Green Deal".
Dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io.
Alberto Cuppini