Non cercate l'articolo di oggi in edicola perchè è stato pubblicato ieri dal Quotidiano del Sud, che a Bologna non arriva, e ci è stato segnalato dai nostri amici lucani quando ormai era troppo tardi. Ma non è grave. Quello che ci racconta di interessante, per rafforzare le tesi sostenute in questi anni dalla Rete della Resistenza sui Crinali, è ancora attuale. Perciò rimediamo oggi.
Riportiamo le parole dell'autore dell'articolo, Claudio Marincola:
"... svincolarsi dalle forniture russe aspettando la moltiplicazione dei pannelli fotovoltaici e delle pale eoliche è azzardo puro. A rompere il muro di ipocrisia che ancora accompagna il discorso sulle rinnovabili è stato ieri il presidente di Nomisma Energa, Davide Tabarelli."
Tabarelli in questi mesi è diventato l'uomo più intervistato d'Italia, perchè è l'unico economista istituzionale (a parte Alberto Clò) che, facendosi coraggio, comincia, seppure con fatica, ad ammettere pubblicamente gli errori di una politica energetica basata sulle rinnovabili intermittenti.
Proponiamo un passaggio dell'intervista fattagli da Marincola (il grassetto è nostro):
"Adesso siamo in una emergenza... siamo in una trappola e il caro-bollette sta lì a dimostrarlo".
E l'energia pulita? Il vento e il sole e tutti quei bei discorsi?
"Gli obiettivi per il clima non verranno meno perché sono un sogno e se non si ha un sogno non si vive. Sul fatto poi che siano realizzabili è un altro discorso".
Una doccia fredda. Per chi cantava Blowing in the Wind è un brutto risveglio. L'obiettivo europeo della neutralità climatica diventa un miraggio."
Un sogno! E dunque un altro passo in avanti di Tabarelli, come da noi auspicato. Il prossimo passo dovrà necessariamente essere il riconoscimento che non di sogno si è trattato ma di incubo, che ha scatenato l'effetto domino a cui stiamo assistendo in questi mesi.
A questo punto, però, l'iniziativa deve necessariamente tornare dagli ecologisti ideologizzati (altro che sognatori...) alla politica. Nell'attuale contingenza ci sarebbero da risolvere i problemini non indifferenti dei prezzi dell'energia, scatenati proprio dai mancati investimenti in idrocarburi dell'ultimo decennio, e della guerra,che da tali prezzi è stata resa possibile. La cieca fiducia negli sterminati impianti eolici e fotovoltaici è la causa del disastro, non la sua soluzione.
Solo dopo ci sarà tempo di ripensare al problema del riscaldamento globale, che dovrà essere affrontato, da uomini nuovi, in modi completamente diversi rispetto a quelli suggeriti dagli ecologisti mainstream, se non altro per evitare di ripetere all'infinito gli stessi errori.
Alberto Cuppini