Gas,tensione con i Paesi del Nord.

 

Draghi: «Il mercato dell'energia? Funziona come la bolla dei tulipani del '600». E a Scholz che pretende un'accelerazione sulle rinnovabili: «Manteniamo gli obiettivi europei sulle emissioni, ma siamo in una situazione difficile: non è il momento di nuove fughe in avanti».

 

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

 Sì. Avete letto bene. Sull'inserto L'Economia del Corriere della Sera di ieri campeggiava questo articolo di Federico Fubini nel cui sottotitolo c'è proprio scritto:

"Draghi al premier olandese Rutte: «Il mercato dell'energia? Funziona come la bolla dei tulipani del '600». Frizioni con Scholz sull'agenda delle rinnovabili."

Due carichi da undici in un colpo solo. Una duplice agnizione da parte del presidente del consiglio italiano - dopo oltre un anno dal suo insediamento - che, a quanto pare, è diventato improvvisamente consapevole di quello che sta per rovesciarsi sull'Italia a causa dell'irresponsabile politica energetica condotta negli ultimi anni per favorire la speculazione delle rinnovabili:

 

1) Il mercato dell'energia è una colossale bolla speculativa (innescata, aggiungiamo noi, dagli apprendisti stregoni delle rinnovabili salvifiche).

 

Glossa Fubini nell'articolo: "Il sottinteso: insensato nascondersi dietro il fondamentalismo liberista, mentre una guerra in Europa genera uno choc energetico che rischia di far chiudere interi settori industriali."

A proposito dell'egoismo dell'Olanda, ecco che cosa dice Davide Tabarelli nell'ennesima intervista, questa volta concessa a Pietro Di Leo per Il Tempo di oggi nell'articolo "Il gas Usa? Servirà a poco":

"Dunque, secondo lei, sarebbe stato più efficace concentrarsi sull'immediato e sulla prospettiva: carbone, massimizzare estrazioni da noi, nucleare.
«Le dico anche un'altra cosa. Non si parla mai dell'Olanda. Lì c'è un giacimento gigantesco, la cui chiusura ha creato problemi a tutta l'Europa. Hanno deciso di chiuderlo perché ci sono problemi di microsismicità. E poi, come un po' tutti, anche l'Olanda è diventato un Paese superambientalista. Quel giacimento produceva 70 miliardi di metri cubi. In poco tempo ne potrebbe produrre 20, 30 miliardi».

Ma il problema della microsismicità?
«Le ricordo che siamo in emergenza. Si possono studiare delle compensazioni. E poi, scusi, ma negli anni tra Italia, Svizzera, Francia, abbiamo ricoperto l'Olanda di miliardi. Ora, in un momento così, non possono aumentare la produzione?»."

 

2) La politica europea delle rinnovabili è stata tutta una "fuga in avanti" (voluta, aggiungiamo noi, dalla politica mercantilistica tedesca e realizzata attraverso le direttive ordoliberiste della commissione Ue sotto controllo della Germania).

 

Ancora dall'articolo di Fubini: "La divisione più sostanziale oggi è però con Berlino... al vertice europeo Scholz è entrato in dissenso con Draghi, proponendo di rispondere all’emergenza attuale con un’accelerazione sull’energia rinnovabile che darà i primi effetti fra tre o quattro anni. Il premier italiano ha replicato: «Manteniamo gli obiettivi europei sulle emissioni, ma siamo in una situazione difficile: non è il momento di nuove fughe in avanti».

Ripetiamo: Nuove (nuove) fughe in avanti, che significa che "alzare l'asticella" delle rinnovabili forsennatamente negli ultimi anni è stata (come da noi sempre sostenuto) una sequela di irresponsabili fughe in avanti, le cui conseguenze si stanno appalesando in questi mesi in tutta la loro drammaticità.

Fubini conclude il proprio articolo ammettendo (bontà sua) che "un po' di austerità è dietro l'angolo". E stiamo parlando del giornalista più avveduto del più diffuso quotidiano italiano...

Il Sole 24 Ore, invece, non appare ancora minimamente consapevole del disastro che tanto ha contribuito esso stesso a creare. Così il titolone oggi in prima pagina:

"Rinnovabili, meno vincoli in arrivo".

Gli fanno corona, tra i tanti elogi alle rinnovabili salvifiche, gli articoli di Mobili ("Rush in arrivo per rilanciare le rinnovabili") e Giliberto ("Rete di cavi da 10 miliardi per la transizione. Corsa europea ai cablaggi per bilanciare le produzioni da eolico e fotovoltaico"). Iacopo Giliberto, non contento di ricoprire l'Europa con pale e pannelli, vorrebbe che questa pletora assurda di impianti altrettanto assurdi fosse collegata da un labirinto di cavidotti senza fine. Anche i produttori di cavi dovranno pur mangiare, no?  Il responsabile dell'energia per il Sole, in questo articolo, si rammarica, sorprendendosi dell'ottusità delle resistenze incontrate, che "il progetto si scontra con il nimby e le burocrazie tedesche che stanno frenando le mille autorizzazioni nell'attraversamento del Paese". Siamo rasserenati. Poteva forse mancare, in un articolo di Giliberto, la stoccata di prammatica al "nimby"?

Concludiamo con Giuseppe Liturri, nell'articolo (un po' meno mainstream rispetto a quelli del Sole), annunciato in prima pagina della Verità di oggi, "Mentre l'Ue pontifica sul gas, noi restiamo davvero a secco":

"dopo 30 anni di ubriacatura ideologica a favore di un modello economico basato sull'export e sulle catene di fornitura globali, a Bruxelles, senza fare una piega, ora puntano sulla "riduzione delle nostre dipendenze strategiche nei settori più sensibili, quali le materie prime critiche, i semiconduttori, la salute, il digitale e i prodotti alimentari e mettere in sicurezza e diversificare le catene di approvvigionamento. Tutto molto bello. Manca solo la richiesta di scuse per aver sbagliato tutto in passato."