Giuliano Ferrara: "Che vergogna i piagnoni dell'ecoansia"

Nel clima surriscaldato (in tutti i sensi) dell'estate 2023, mentre persino dai vertici dell'Onu e dai Palazzi romani, di qua e di là del Tevere, giungono in coro invocazioni disperate ad agire subito contro l'Apocalisse climatica provocata dalle emissioni climalteranti dell'Occidente, addito al pubblico ludibrio, in questa rassegna stampa degli articoli dell'ultima settimana, alcuni pericolosissimi eretici che, se non fosse per l'aumento dell'emissione di CO2, andrebbero bruciati sul rogo seduta stante.

 

Cominciamo con Adriana Cerretelli sul Sole del 27 luglio (dove si comprende che cosa significava farsi largo con capacità e meriti e non come adesso con politicamente corretto e quote rosa) nell'articolo "Materie prime, la Ue predica bene e razzola male":

"Il buon senso avrebbe richiesto anche un'analisi intellettualmente asettica e preventiva della sostenibilità economico-finanziaria e socio-politica della transizione verde verso la neutralità climatica nel 2050. Nessuno l'ha fatta a Bruxelles prima di lanciare il Green Deal. Nessuno nemmeno nei paesi Ue".

Proseguiamo, ad integrazione di quello della Cerretelli, con l'articolo di Sergio Giraldo su La Verità del 30 luglio "Nessuno rivela quanto costerà e chi pagherà la rivoluzione verde":

"la transizione ecologica... è un intreccio colossale di norme, investimenti, attività, trattati internazionali, sviluppi tecnologici e industriali, conseguenze socioeconomiche che ha dell'incredibile e che non ha precedenti nella storia. Mai prima d'ora il genere umano si è dedicato a una trasformazione globale, sincronizzata e pervasiva come questa. Mai prima d'ora si è verificata una tale potente convergenza di spinte politiche e interessi privati, tanto che siamo entrati di fatto in una fase di economia pianificata e diretta. Va da sé che la transizione ecologica rappresenta un business enorme. Considerata la portata dei cambiamenti in atto, che ci debba essere un dibattito dovrebbe essere pacifico. Invece, la cosa più incredibile che abbiamo letto in questi giorni è che non si deve discutere neppure delle soluzioni proposte... gli urlatori si guardano bene dal parlare dei paradossi, delle incongruenze, dei costi, dei vicoli ciechi a cui conducono i vari Green deal mondiali, e quello europeo in particolare. Il loro scopo è quello di creare una situazione emotiva di perenne emergenza, nella quale "non ci sono alternative". Suona familiare?"

Luca Ricolfi (che insegna analisi dei dati a Torino) sul Mattino del 28 luglio nell'articolo "Punire il “negazionismo climatico”?" mette persino in dubbio, tra molte altre cose, la scientificità della "mentalità green", tacciandola di "oscurantismo illiberale":

"il punto della discussione non è se oggi faccia più caldo di 50, 100, o 150 anni fa, ma se il cosiddetto riscaldamento globale possa essere attribuito prevalentemente all’azione dell’uomo. Chi ha dimestichezza con le tecniche statistiche di imputazione causale su dati osservativi (cioè non sperimentali), e ha un minimo di conoscenza dei limiti intrinseci dei modelli di simulazione, sa perfettamente che tale attribuzione può essere effettuata solo in via congetturale, e che i margini di errore sono di entità sconosciuta".

Non poteva mancare l'impenitente e riottoso Franco Prodi, il quale si intestardisce a sostenere che, trattando dei cambiamenti climatici, "c’è l’ostilità alla vera scienza, mentre viene privilegiata la pseudoscienza pilotata dalla politica e dalla finanza mondiali". Così su Il Foglio del 27 luglio nell'articolo "Troppe concause ignorate quando si parla di cambiamenti climatici":

"Nel caso del “riscaldamento globale” non si manifestano ancora compiutamente le gravi conseguenze delle scelte di fondo dell’umanità, già operanti nella colpevolizzazione dei bambini nelle scuole, nell’abbandono immediato dei punti di forza economici, con conseguente dilagare della povertà, nella perdita di democrazia a favore dell’attuale imperante dittatura dei giornalisti e dei media consociati."

Segnalo poi, tra le migliaia di inutili articoli sugli epocali accadimenti di Giffoni, un gioiellino di Giuliano Ferrara annunciato sulla prima pagina de Il Foglio del 31 luglio, "Contro i piagnoni dell'ecoansia (ministro compreso)"

"Ci sarebbe da fare una class action contro l'Onu... contro i giornali di merda, contro le tv di merda, contro un'atmosfera demenziale e criminale di incitazione alla paura, contro gli influencer dell'apocalisse... cresce una generazione di frustrati del clima, si diffonde la nevrosi o sindrome di Greta Thunberg... Ministro Fratin... Che fa, si mette anche lei sulla scia dei guru del green washing, di quell'apparato tecnico-scientifico universale che è molto peggio del complesso militare-industriale?... Ci sarebbero tante cose su cui piangere... invece di piangere su un pensiero dominante obbligatorio, su una palese manifestazione di sostituzione stupida della menzogna alla realtà...  la recita collettiva, il coro tragico di Giffoni, finisce su un tono di demoniaca stupidità collettiva, di emozionalismo sensazionalista. Che vergogna, che profondissima vergogna."

Qualcuno comincia a capire che per la "decarbonizzazione integrale" l'umanità dovrà, molto semplicemente, rinunciare al fuoco. Una robetta da nulla, insomma. Interessante a proposito l'articolo pubblicato sull'ultimo numero della Rivista Energia di Valeria Palmisano Chiarelli "Auto e casa: l’Unione Europea e la rinuncia del fuoco":

"Non ci è dato sapere con precisione a quando risalga la scoperta del fuoco e la sua «domesticazione» da parte della nostra specie, ma siamo certamente nell’ordine di milioni di anni fa... C’è da chiedersi cosa penserebbero i nostri preistorici antenati ad apprendere milioni di anni dopo che la loro trovata sia tacciata di mettere a rischio la sopravvivenza della specie sul Pianeta e che per preservare la vita in un clima ostile si stia valutando – perché così viene chiesto – di fare a meno da qui in avanti proprio di quella scoperta che ci hanno lasciato come testamento evolutivo: la combustione... Uno dei motivi per cui alcune delle ricette per la decarbonizzazione proposte da questa Commissione europea restano così controverse va forse ricercato nel fatto che, in modo draconiano, hanno toccato quanto, nell’immaginario collettivo, più rappresenta l’emancipazione delle famiglie italiane nella ripresa economica del dopoguerra: la casa e l’automobile... Che questo ciclo istituzionale sia stato affetto da bulimia normativa è ormai sotto gli occhi di tutti. Al coro degli esterrefatti per la mole di provvedimenti da esaminare, valutare negli impatti, negoziare e immaginare di recepire negli ordinamenti nazionali, si è aggiunto recentemente anche il Presidente francese Emmanuel Macron".

Per comprendere perchè la "decarbonizzazione integrale" è una totale cretinata, a prescindere dalla decrescita infelice dei popoli dell'Occidente, dovrebbero bastare questi dati sui consumi di carbone asiatici, in crescita esponenziale - e senza che se ne scorga una fine - pubblicati dalla Staffetta Quotidiana del 31 luglio "Carbone, "Aie: l'Asia spinge i consumi a livelli record anche nel 2023":

"Il consumo di carbone nel 2022 è aumentato del 3,3% a 8,3 miliardi di tonnellate, stabilendo un nuovo record, secondo il Coal Market Update di metà anno dell'Aie. Quest'anno rimarrà vicino al livello record, poiché la forte crescita in Asia sia per la produzione di energia che per le applicazioni industriali supererà il declino negli Stati Uniti e in Europa. Nel 2023 e nel 2024, è probabile che i piccoli cali della produzione di energia elettrica da carbone saranno compensati da aumenti dell'uso industriale, prevede il rapporto... Continua lo spostamento della domanda di carbone verso l'Asia. Nel 2021, Cina e India rappresentavano già i due terzi del consumo globale, il che significa che insieme hanno utilizzato il doppio del carbone rispetto al resto del mondo messo insieme. Nel 2023, la loro quota sarà vicina al 70%. Al contrario, Stati Uniti e Unione Europea – che insieme rappresentavano il 40% tre decenni fa e oltre il 35% all'inizio di questo secolo – rappresentano oggi meno del 10%...  Il carbone più economico ha reso le importazioni più attraenti per alcuni acquirenti sensibili al prezzo. Le importazioni cinesi sono quasi raddoppiate nella prima metà di quest'anno e il commercio globale di carbone nel 2023 è destinato a crescere di oltre il 7%".

Intanto gli ultimi dati Istat (non adeguatamente pubblicizzati dai media) ci hanno informato che nel secondo trimestre dell'anno gli italiani, dopo due anni di greenflazione - con conseguente costo della vita in aumento insostenibile per i più - hanno contratto i propri consumi anche in termini monetari e non più solo in termini di quantità come nel trimestre precedente. E' facile prevedere che presto nelle piazze italiane a reclamare qualche forma di giustizia sommaria ci andrà qualcuno di diverso dalle solite ragazzine ricche e antipatiche che fanno fughino il venerdì, ma decisamente più arrabbiato e determinato di quelle. Qualcuno che non ama molto i verdi...

 

Alberto Cuppini