Gli ambientalisti ci costano il 2% del PIL

Intervista a Tabarelli (Nomisma): Vanno riviste le scadenze della transizione ecologica? Non servirà rivederle, erano già un sogno. Nessuno ci ha mai creduto.

 

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

"Improvvisamente scopriamo che siamo dipendenti dalla Russia. Ma dove siamo stati negli ultimi 50 anni?... La cultura verde in tutta Europa ha imposto divieti e questo è il risultato". Davide Tabarelli, presidente e fondatore di Nomisma Energia, non le manda a dire."

E' tutto perfettamente condivisibile, anche se aleggia l'antipatica impressione che Tabarelli voglia nascondere le proprie responsabilità nell'avere assecondato per molti anni la "rivoluzione" delle "rinnovabili". A sua parziale discolpa va però detto che la stragrande maggioranza dei suoi colleghi, per conformismo e opportunismo, a tutt'oggi la asseconda.

Leggiamo queste gravi affermazioni sulla Verità di oggi, nell'intervista "Gli ambientalisti ci costano il 2% del Pil" realizzata da L.D.P., che segnaliamo come articolo del giorno.

Consigliamo dunque ai nostri lettori di acquistare in edicola La Verità, anche perchè, nella stessa pagina dell'intervista, c'è un articolo altrettanto interessante, così annunciato già in prima pagina:

"L'Ue: effetto green, tasse energia +640% / La Commissione europea prevede rincari astronomici per sostenere la transizione ecologica, ma non ha mai comunicato le cifre. Le abbiamo scovate in un documento della Corte dei conti. E fanno paura".

Qui ci limitiamo a riportare solo alcune domande dell'intervista a Tabarelli e uno stralcio delle relative risposte:

 

"E le rinnovabili?

Possiamo pure farle ma sono intermittenti...

La scelta è quindi tra progredire inquinando o la decrescita felice?

In un certo senso sì...

Vanno riviste le scadenze della transizione ecologica?

Non servirà rivederle, erano già un sogno. Nessuno ci ha mai creduto... I prezzi delle fonti fossili sono esplosi e per le fonti rinnovabili che costano meno ci sarà un'esplosione di progetti, come già sta accadendo... (Tutti impianti che si dimostreranno del tutto inutili se mancherà il gas, perchè, appunto, intermittenti. NdR)

La cultura verde è stata messa a dura prova dal conflitto ucraino. Ci sarà una marcia indietro?

E' probabile un ridimensionamento... I 5 stelle, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il suo vice Frans Timmermans sono in linea con le posizioni ecologiste e adesso devono prendere atto di queste difficoltà. Ma è tardi.

Qual è il costo che che i veti ecologisti ci stanno facendo pagare?

Quest'anno, con questi prezzi, le importazioni di energia hanno superato i 90 miliardi di euro, contro un valore dell'anno scorso intorno a 40 miliardi. Nel 2019 era stato di 23 miliardi di euro. Sono due punti di pil che vanno all'estero a cui si aggiunge la mancata crescita e l'inflazione. Avere tanto ecologismo accentua i problemi."

 

Invitiamo il professor Tabarelli a fare meglio i calcoli. Già gli extra-costi del 2021 per l'importazione di energia sono stati ben superiori al 2% del PIL rispetto alla media storica dei costi sostenuti nell'ultimo decennio. Il problema, però, non è il 2021: è il 2022. Nel 2021 l'esplosione dei costi è avvenuta solo nella seconda metà dell'anno. Se quest'anno i prezzi si dovessero anche solo mantenere a questi livelli, cioè nella beata speranza che non si interrompano le forniture dalla Russia, la spesa sfiorerebbe il 5% del PIL, anche senza tenere conto dell'effetto demoltiplicativo sulla crescita, che ancora non è stato avvertito se non in minima parte. A meno di fare ricorso ad ulteriori, massicce dosi di debito pubblico (che però alla fine qualcuno dovrà pur pagare) per ammortizzare i danni della "decrescita felice", nelle piazze italiane scoppieranno tumulti che si potrebbero indirizzare proprio contro i capri espiatori indicati da Tabarelli.

Davvero curioso che sia lo stesso Tabarelli, nel suo articolo sul Sole 24 Ore di venerdì scorso "Le riforme incidono poco" (dedicato al decreto legge 17/22, "ennesimo dispositivo per semplificare le autorizzazioni... per rendere più facile la costruzione di nuovi parchi con pannelli e pale eoliche"), ad ammettere, con argomenti che dovrebbero essere quelli di Italia Nostra, che

"sta emergendo un conflitto di fondo, perché molta gente questi impianti proprio non li vuole... Siamo il paese con il patrimonio culturale e artistico più ricco al mondo, di gran lunga il più alto rispetto al territorio... dove diventa difficile far accettare gli impianti. Tutti i territori hanno sempre una vocazione turistica o un'agricoltura di qualità, o un prodotto di pregio da difendere. Questo accade un po' in tutta Europa in maniera sempre più evidente".

Un bizzarro rovesciamento di ruoli.

Italia Nostra, invece, durante le due ultime amministrazioni, si è trastullata con la bislacca idea di fare funzionare tutt'Italia con i pannelli fotovoltaici... sui tetti! Ci auguriamo che la nuova presidente Antonella Caroli ritorni alla più equilibrata posizione degli anni precedenti, convincendo anche le altre associazioni ad abbandonare l'improvviso fideismo (post "Piccola Greta") delle "rinnovabili" elettriche e tornare a promuovere ben altre soluzioni per il contrasto, la mitigazione e l'adattamento al cambiamento climatico.

Che le responsabilità dell'attuale disastro ricadano su Legambiente, che il disastro se l'è andato accanitamente a cercare, e non su tutto l'ambientalismo italiano.