Sul nuovo numero di Panorama da oggi in edicola il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi scrive una lettera aperta al presidente del Consiglio Giorgia Meloni: il Green deal, com'è concepito, non soddisfa le necessità dell'Italia. E, invece, la devasta.
Estrapoliamo alcuni passaggi della lettera di Sgarbi alla Meloni (in realtà andrebbe letta tutta, ma se la riportassimo integralmente non faremmo felice il direttore di Panorama) dall'articolo intitolato "Perché eolico e solare non basteranno":
"Oggi, in Italia, la potenza sommata di eolico e fotovoltaico è 35 GW. Una frazione di quanto occorrerebbe per la "decarbonizzazione" del solo sistema elettrico, ma già sufficiente a sfregiare intere province... Ma non è tutto, poiché il fanatismo verde europeo ed italiano (le potenti ed aggressive lobby sono le stesse, mentre Legambiente, Wwf e Fai ne sono le mosche cocchiere) non intende fermarsi qui... Se poi volessimo elettrificare entro il 2050 tutto il sistema energetico italiano, come si va farneticando, queste potenze "rinnovabili" andrebbero moltiplicate per 4,5 (l'elettricità contribuisce oggi solo al 22 per cento dei consumi energetici italiani complessivi) al netto di sistemi di stoccaggio energetico così ciclopici che non esistono e dai costi impossibili. Eppure, se anche spendessimo il necessario per costruire e far funzionare tale gigantesco armamentario, non potremmo smantellare una sola centrale tradizionale (termoelettrica o idroelettrica a bacino) oggi esistente e funzionante, che dovrebbe sempre essere mantenuta di riserva... Signor Presidente, Lei comprende quali sarebbero le conseguenze per le imprese italiane... Tutto questo per una fretta assurda e sospetta. Per far fronte, in apparenza, a necessità ideologiche pseudoreligiose. Qualcosa nelle politiche energetiche europee non sta funzionando e serve un cambio di rotta repentino... L'importante, per Bruxelles, è raggiungere il sogno green entro pochi anni, anche se bisognerà imporre la "tessera annonaria". Inutile ricordarle che scelte affrettate e totalizzanti non potranno che danneggiare la ricerca nelle tante plurime tecnologie che si affacciano prepotentemente all'orizzonte e nelle quali l'Italia non sarebbe e non dovrebbe essere tributaria, al solito come per l'eolico, di apparati integralmente costruiti e importati o peggio imposti da costruttori tedeschi, danesi, cinesi... Non facciamoci travolgere, arrivando a cancellare la bellezza unica del paesaggio italiano."
Niente male, vero? Osserviamo con piacere che alcuni concetti, da noi sviluppati in questi anni di duro lavoro di contrasto all'eolico, finalmente si vanno diffondendo. Consigliamo perciò ai resistenti sui crinali di andare ad acquistare la rivista in edicola, anche perchè, sempre su Panorama di questa settimana, c'è un altro interessante articolo, questa volta di Carlo Cambi: "L'anno nero. Così l'Europa torna al carbone" che così viene introdotto:
"Il 2022 ha segnato il record per il combustibile fossile, utilizzato tradizionalmente da un Paese inquinante come la Cina, ma adesso anche dal Vecchio continente (+12 per cento), che ha dovuto compensare le mancate forniture di gas metano dalla Russia. E il 2023 si annuncia anch'esso ai massimi per estrazione e consumi. La transizione verde della Ue è da rivedere e correggere."
Ne riportiamo di seguito il primo e l'ultimo paragrafo:
"Pare che la Befana stia per recapitare un enorme sacco di carbone alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen... Impossibile sapere se la mittente sia l'ecoattivista Greta Thunberg, di sicuro un biglietto di accompagnamento lo ha firmato la gran parte dei cittadini europei che stanno pagando l'energia carissima a causa dell'albagia verde dell'Europa, il Green deal. Che a Bruxelles abbiano sbagliato i conti è manifesto: hanno accelerato sulla transizione ecologica senza una preventiva ricognizione delle effettive possibilità.
...
Tuttavia Ursula von der Leyen resta irremovibile. Vero, ha varato il RepowerEu che consente di usare solo temporaneamente queste fonti inquinanti per produrre energia, s'è pure accorta che in periodo di transizione "qualche contraddizione" è possibile, ma entro il 2030 - afferma - le emissioni da carbone dovranno ridursi in modo drastico. La Befana a quanto pare la pensa diversamente."
Alberto Cuppini