I 60 GW Fer? Effetti solo sui bilanci dei produttori.

 

“La proposta di nuovi 60 GW di rinnovabili avanzata da Elettricità Futura venerdì scorso non spiega come i vantaggi delle rinnovabili, che promettono di installare in pochi mesi, sarebbero poi trasferiti al consumatore, visto che nel meccanismo di mercato attualmente in vigore tutta la rendita infra-marginale resterebbe comunque nei bilanci dei produttori... anche i nuovi 60 GW sarebbero poi scambiati in un mercato inadatto a gestire in concorrenza, e dunque teso a sovra remunerare, le fonti rinnovabili che vorrebbero installare. Con questi presupposti l'assunto più rinnovabili bollette più basse, purtroppo, non è vero”.

La proposta non spiega neppure, aggiungiamo noi, come questa ulteriore massa aggiuntiva di impianti eolici e fotovoltaici (pari esattamente al massimo potenziale elettrico mai richiesto in Italia ed al doppio dell'abnorme potenziale eolico e fotovoltaico già installato) sarebbe in grado di aumentare la sicurezza energetica del Paese, che rimarrebbe comunque vincolato a 60 GW di impianti a turbo gas, che dovrebbero fungere da tampone, duplicando gli impianti delle inaffidabili rinnovabili.

Chi ha fatto questa dichiarazione, di puro buon senso, per replicare alla pretesa di Elettricità Futura (associata a Confindustria ed ormai egemonizzata dai produttori di rinnovabili, resi onnipotenti dagli incentivi sibaritici ottenuti negli anni passati e che vengono ancora vergognosamente elargiti nonostante i pazzeschi prezzi correnti dell'elettricità), onde evitare di caricare gli utenti italiani di altri costi schiaccianti e soprattutto di scempiare il territorio italiano con un mare di pale eoliche e di pannelli solari? Le associazioni ambientaliste e di tutela del paesaggio? Macchè: è stato il Tavolo della domanda, raggruppamento dei maggiori consumatori industriali di energia aderenti a Confindustria.

Lo apprendiamo da un articolo della stampa specializzata, nel silenzio degli altri giornali, che non hanno ritenuto opportuno assumersi la responsabilità di prendere a pernacchie questa folle proposta di Elettricità Futura, e - soprattutto - nel consueto silenzio delle associazioni ambientaliste, che manco si rendono conto di che razza di disastro comporterebbero questi numeri per il territorio italiano. Nessuna di esse, a quanto ci risulta, ha ritenuto opportuno sollevare obiezioni.

I consumatori di Confindustria fanno anche amaramente rilevare come:

"il 40% della generazione già oggi rinnovabile non stia portando alcun elemento di calmieramento della bolletta, visto che il prezzo dell'energia è integralmente una proxy del costo di produzione di una centrale a gas naturale e ciò determina un'utilità solo per i bilanci delle imprese produttrici". 

A questo proposito, il Tavolo precisa che i luculliani bilanci del 2021, in pubblicazione proprio in queste settimane, "sono solo una piccola anticipazione dei bilanci 2022".

Il comunicato si conclude deprecando aspramente

"...la straordinarietà della situazione in cui ci troviamo , che rappresenta il grave fallimento dell'idea di mercato dell'energia che l'Europa (per gravi errori strategici che purtroppo si stanno palesando oggi nel peggiore dei modi) e il Paese (per un troppo esasperato tentativo di mantenere l'attuale status quo) hanno costruito negli anni".

Non vogliamo tornare su un tema già trattato (Operai e padroni contro la transizione accelerata) dalla Rete della Resistenza sui Crinali, ma questa è un'ulteriore occasione per rilevare amaramente che, per beffardo paradosso, la maggior garanzia per la difesa del paesaggio e dell'ambiente italiano da uno tsunami di pale e pannelli risiede negli imprenditori (o almeno quelli che non parteciperanno alla scorpacciata del Pnrr) e nei sindacati.

Le rinnovabili non sono parte della soluzione dell'attuale drammatica contingenza, come gabellava ieri il ministro Cingolani: le rinnovabili sono il problema. Lo hanno innescato, dando l'illusione di poter rinunciare ai combustibili fossili e lo fanno peggiorare quanto più si insiste su di esse.

Per "fare in fretta" e "mettere a terra" gli impianti del Pnrr è stata persino modificata la Costituzione, indebolendo la già flebile difesa del paesaggio incorporata dall'articolo 9, tra gli applausi delle ingenue associazioni della stessa coalizione nata proprio col nome e a tutela dell'articolo 9, che si è fatta infinocchiare, more solito, dalla spregiudicata Legambiente.

Ribadiamo che, dopo che il disastro si sarà appalesato agli italiani in tutta la sua gravità, oltre a licenziare come responsabili i politici, i giornalisti e i cattedratici che hanno sostenuto la natura "alternativa" delle rinnovabili e con essa la follia della "transizione energetica", gli italiani dovranno sottoporre a severo giudizio anche l'operato delle associazioni ambientaliste, soppesando le responsabilità di ciascuna di esse. In politica, e perciò anche nella politica per l'ambiente, l'ingenuità non è un'attenuante.