"A fronte di benefici ambientali tutti da dimostrare l’energia costa molto di più e si arriva all’estremo di riportare indietro le lancette di qualche decennio a quando condizionatori e auto erano un lusso."
L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.
"La transizione energetica non è a costo zero per le tasche degli stati e dei cittadini. Se fosse conveniente non ci sarebbe bisogno né di incentivi, né di interventi statali perché le imprese si attiverebbero autonomamente. L’evidenza suggerisce che a fronte di centinaia di miliardi spesi nelle maggiori economie europee l’impatto finora è stato trascurabile. Infatti, nessuno ha ancora risolto il problema della volatilità della produzione elettrica rinnovabile."
No. Non state leggendo un vecchio post della Rete della Resistenza sui Crinali ma un articolo di Paolo Annoni su Il Sussidiario del 21 aprile: "Il doppio inganno di una tassa a scopo green".
Consigliamo un clic del mouse e la lettura di tutto l'articolo sul sito web del Sussidiario. Per chi non avesse voglia di leggersi l'articolo dall'inizio alla fine, che come un clic del mouse potrebbe comportare uno sforzo intollerabile, ne riproponiamo di seguito i due passaggi più interessanti. Il primo ripropone un vecchio cavallo di battaglia della RRC:
"La volatilità e non programmabilità dell’energia rinnovabile costringe a duplicare i costi perché bisogna mantenere operativa anche tutta l’infrastruttura tradizionale se non si vuole distruggere l’industria. La transizione energetica ha raccolto ampi consensi tra gli elettori perché presentata in modo fuorviante come senza costi. I quali sono stati nascosti nella fiscalità generale o nelle bollette mentre l’economia cresceva e si beneficiava di un decennio di prezzi ultra compressi di gas e petrolio."
Non mi si venga a dire che questi sono argomenti elaborati dalla parte più retriva del clericalismo italiano. Ad analoghe conclusioni giunge anche un giornale (sedicente) di Sinistra come Il Domani dell'Ingegner Carlo De Benedetti, sul quale l'economista Alessandro Penati, nell'articolo del primo aprile "Ricatti sul gas e transizione ecologica", riconosce che
"l’impennata dei prezzi dell’energia precede la guerra in Ucraina e ha due cause: la forte ripresa delle economie dopo il Covid; e la transizione ambientale."
e che
"l’impatto della transizione ambientale sarà invece duraturo".
A Penati si accoda il direttore Stefano Feltri, che nell'articolo del 20 aprile "Che fine ha fatto l'embargo Ue al petrolio russo" ammette che
"il prezzo del gas europeo continua a essere sopra i 95 euro per megawatt-ora, prima della guerra era sotto gli 80, ma la tendenza al rialzo è cominciata da molto tempo e per ragioni non direttamente connesse a Putin (a fine 2020 era 14 euro), bensì a transizione ecologica e altre scelte di politica energetica."
Il secondo passaggio dell'articolo di Annoni propone alcune originali riflessioni (il grassetto è nostro) di natura socio-economica.
"A fronte di benefici ambientali tutti da dimostrare l’energia costa molto di più e si arriva all’estremo di riportare indietro le lancette di qualche decennio a quando condizionatori e auto erano un lusso. Anche in questo caso si presenta il dilemma in modo fuorviante perché è tutto il nostro sistema industriale, che ha garantito sanità diffusa e un’aspettativa di vita molto più lunga, a essere basato su energia economica e sulla chimica degli idrocarburi. Nei fatti si chiede alle famiglie di pagare di più per avere molto di meno; la richiesta arriva spesso da ambiti che subiscono conseguenze molto inferiori alla media. La mistificazione sui termini dell’equazione può certamente diluire o allontanare l’impatto politico e sociale su una popolazione che molto probabilmente non è a favore della transizione a ogni costo. Alla fine si introducono nuovi elementi di tensione sociale in una situazione che è già sufficientemente esplosiva."
Tra gli "ambiti che subiscono conseguenze molto inferiori alla media" vanno inseriti a pieno titolo i vertici della direzione nazionale di Legambiente, che agisce a danno dei suoi stessi iscritti, i quali presto si troveranno di fronte al problema di comperare, ammesso che riescano a conservare il proprio lavoro o la propria pensione, un generatore elettrico per stare al caldo d'inverno e al fresco d'estate. Dubitiamo che Legambiente (e in genere tutto l'ambientalismo italiano che, in materia di "rinnovabili salvifiche a tutti i costi", non ha saputo o voluto prendere le distanze dagli "ecologisti del fare") supererà indenne, nel numero di iscritti, lo "scoppio", evocato da Annoni, conseguente al superamento del "punto di rottura sociale".