Alberto Clò: "Si riteneva, erroneamente, che di petrolio e metano non vi fosse ormai più alcuna necessità, in nome della salvifica crescita delle rinnovabili".
L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.
Oggi abbiamo selezionato un articolo di Libero di lunedì scorso, che era "rimasto indietro" di fronte all'incalzare degli apocalittici avvenimenti di questa settimana. Si tratta dell'intervista di Fausto Carioti all'economista esperto di energia (ed ex ministro dell'Industria) Alberto Clò, che in questi anni è stato il solo tra i suoi colleghi ad avere il coraggio dell'impopolarità nel denunciare la folle rinuncia agli investimenti in idrocarburi "in nome della salvifica crescita delle rinnovabili". Proponiamo alcuni brevi ma veementi stralci (i grassetti sono nostri) delle risposte del professor Clò:
"Diversamente da quanto sostiene la Commissione di Bruxelles, nella sua comunicazione RePowerEu, è impossibile ridurre le importazioni di gas dalla Russia di una quota pari ai due terzi entro la fine del 2022... Affermazione risibile... sono affermazioni in libertà che alimentano false illusioni... Si richiedono anni: puntando, da un lato, ad accrescere le capacità di estrazione e trasporto del gas nei Paesi esportatori e, dall'altro, a sviluppare tutte le tecnologie disponibili in grado di sostituire il gas, superando l'ostracismo del fanatismo ecologista.
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Sì, è possibile (che i prezzi attuali divengano la nuova normalità) perché l'esplosione dei prezzi del metano è dovuta ad una crescita della domanda mondiale cui non ha corrisposto un'adeguata offerta. Una scarsità causata dal crollo di circa tre volte degli investimenti minerari nell'industria petrolifera. Questo è dovuto principalmente al crollo dei prezzi dopo il 2014, ma nondimeno ai vincoli della transizione energetica.
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Temo che le vicende degli ultimi mesi abbiano causato enormi passi indietro della transizione energetica... Già nel 2021 si è avuto un nuovo record dei consumi mondiali di carbone, cresciuti del 9% nonostante le solenni promesse fatte da tutti i leader a Glasgow. E ora, a fronte dell'attuale crisi, tutti i Paesi stanno aumentando l'impiego di carbone, per ridurre i consumi di gas e per la sua maggiore convenienza economica.
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No, non ritengo realistico il raggiungimento di una riduzione del 55% delle emissioni (l'obiettivo europeo di "decarbonizzazione" entro il 2030. Ndr) fissato dall'Unione. A meno che - ed è sperabile che non avvenga - si verifichi un'inversione della ripresa economica".
Non è sperabile, certo, ma l'inversione della ripresa economica è esattamente quello che sta avvenendo adesso e che è verosimile attendersi, amplificata, almeno per i prossimi mesi. Saranno contenti i grillini, le gretine e tutti gli altri "ini" e "ine" che auspicavano la decrescita. Bravi, bel lavoro! Anzi: troppo bello. Troppa grazia Sant'Antonio. Dubito però che saranno altrettanto contenti i cittadini elettori impoveriti che andranno alle urne tra un anno a giudicare l'operato dei tanti, troppi politici sostenitori della "transizione ecologica" basata su pale eoliche e pannelli fotovoltaici e del "gas non è il futuro".