Federico Rampini sul Corriere della Sera nell'articolo "L’Africa diffida dei nostri ambientalisti" intervista un dirigente dell'ANC: «Non possiamo pensare il futuro solo in termini di fonti rinnovabili. Voi venite a dirci: puntate tutto sulle energie pulite. E’ impossibile. Significa andare al collasso finale del nostro sistema. La transizione verso un’economia de-carbonizzata non può passare attraverso un lungo periodo di privazioni e di miseria ancora peggiori della nostra situazione attuale. I cinesi investono nelle energie rinnovabili in base ai loro tempi e alla loro agenda di priorità. Non ci fanno discorsi stupidi sulla necessità di fare immediatamente scelte drastiche, non ci esortano a ripudiare di colpo l’energia meno costosa. Non chiedete proprio a noi di incamminarci verso una transizione al buio, verso un vostro astratto ideale».
Federico Rampini dal Sudafrica, sul Corriere della Sera di domenica, ha violato (e proprio sull'organo del Partito Democratico!) due mantra Politicamente Corretti in un colpo solo: prima il fideismo nell'eolico e nel solare (definiti dal dirigente della scuola quadri dell'African National Congress "astratto ideale": "Puntare tutto sulle energie pulite è impossibile. Significa andare al collasso finale del nostro sistema") e poi l'immacolata purezza dei nuovi dirigenti della "Nazione arcobaleno" ("Appena scavi trovi delle cause turpi...").
Tutto questo nel lungo articolo, dove si tratta del disastro dei blackout elettrici quotidiani in Sudafrica, dall'illuminante titolo "L’Africa diffida dei nostri ambientalisti. Ecco perché".
Invitiamo a leggerlo integralmente dal sito web del Corrierone. Per invogliare i resistenti sui crinali proponiamo qui i passaggi più significativi:
«L’Occidente vuole de-carbonizzarci... ma ci compra il nostro carbone!» «Il load-shedding è uno dei fallimenti dello Stato – mi dice David Makhura, l’ex governatore del Gauteng (la provincia di Johannesburg) che oggi dirige la scuola formazione quadri dell’Anc... il leader politico si lancia in un’arringa contro il nostro ambientalismo. «Non possiamo pensare il futuro solo in termini di fonti rinnovabili. Voi venite a dirci: puntate tutto sulle energie pulite. E’ impossibile. Significa andare al collasso finale del nostro sistema. L’Occidente non può metterci di fronte a questo tipo di diktat: elettricità pulita o niente». Molti dirigenti sudafricani che ascolto nel corso del mio viaggio sono esasperati dalle incoerenze di paesi molto più ricchi del loro, che predicano l’ambientalismo senza praticarlo...abbiamo un’abbondanza di carbone nelle nostre miniere e per un periodo di tempo consistente dovremo usarlo. E’ la risorsa più abbondante e meno cara. Se vogliamo uscire dal tunnel dei load-shedding, se vogliamo salvare il nostro popolo dalle interruzioni continue nella corrente, dobbiamo aumentare la nostra capacità il più presto possibile e usando le risorse disponibili. La transizione verso un’economia de-carbonizzata non può passare attraverso un lungo periodo di privazioni e di miseria ancora peggiori della nostra situazione attuale». Anche sul tema del cambiamento climatico, purtroppo, per il Sudafrica il modello non siamo noi, è Pechino. «I cinesi – dice Makhura – investono nelle energie rinnovabili in base ai loro tempi e alla loro agenda di priorità. I cinesi sono pragmatici. Non ci fanno discorsi stupidi sulla necessità di fare immediatamente scelte drastiche, non ci esortano a ripudiare di colpo l’energia meno costosa. I cinesi sono diventati leader mondiali nelle energie rinnovabili, ma continuano ad aprire anche nuove centrali a carbone, proprio ora, mentre noi due stiamo parlando. Le nostre luci devono essere accese. Non chiedete proprio a noi di incamminarci verso una transizione al buio, verso un vostro astratto ideale».
Per bilanciare tutte le "scorrettezze" ereticali di Rampini segnalo - soprattutto per chi vuol farsi amaramente due risate - un articolo politicamente correttissimo sulla prima pagina domenicale sempre sull'organo del PD pardon sul Corriere della Sera (che evidentemente utilizza Rampini e Galli della Loggia come richiami per le allodole che credono di acquistare un quotidiano pluralista). Si tratta de "La (giusta) visione su Europa e ambiente" scritto dal professor Francesco Giavazzi, già consulente economico del governo Draghi e che, come tale, ha avallato tutte le scelte di economia green di quel governo, a cominciare dal famigeratissimo Superbonus 110%.
In particolare, a testimonianza della faciloneria in cui incorrono anche i professurun dell'economia quando trattano di "transizione ecologica", segnaliamo nell'articolo l'infelice citazione di "uno studio di McKinsey" in cui si stima che "nei prossimi 30 anni il costo della de-carbonizzazione in Europa" sarà di mezzo punto di PIL all'anno (ossia, a prezzi correnti, 10 miliardi di euro per l'Italia). Facciamo osservare che per anni l'Italia ha sperperato quasi un punto di PIL all'anno solo per gli "incentivi" alle rinnovabili elettriche (sussidiando appena il 20% dei soli consumi elettrici nazionali) nascosti nelle bollette elettriche.
Segnaliamo anche, ad uso e consumo del professor Giavazzi, un articolo del 14 luglio di Le Monde (altro quotidiano di sinistra, globalista e politicamente corretto, per cui Gavazzi si può fidare) dal titolo "Emploi, pouvoir d’achat, justice… Quel bilan pour les « cent jours » fixés par Emmanuel Macron?" in cui leggiamo che "Elisabeth Borne a annoncé une enveloppe de « 60 milliards d'euros brut » alloués à la planification écologique". 60 miliardi per il solo anno prossimo. Lo ha rilevato anche Ugo Bertone sul Sussidiario nell'articolo “Così le scelte green fanno riemergere i problemi dell’Ue”:
"Una trasformazione epocale della mobilità, con l’introduzione a tappe forzate dell’auto elettrica, combinata con una rivoluzione delle pompe di calore urbane e interventi assai costosi sulle abitazioni nonché sulla gestione dei suoli agricoli promette di cambiare la vita di città e campagne. Con un immediato e pesante sacrificio per i portafogli della classe media. Una partita che, calcola Le Monde, per la sola Francia comporterà uno sforzo finanziario di 60 miliardi di euro per il solo anno prossimo. Ma sarà in grado Macron (o un suo successore) di portare avanti un impegno di questo genere? Non dimentichiamo i gilets jaunes ovvero la penultima esplosione giacobina dei vicini transalpini. Tutto cominciò allora con una tassa, peraltro leggera, sui carburanti agricoli con l’obiettivo di investire in benzine pulite."
Chissà perchè, leggendo l'articolo di Giavazzi ci frullava in mente questo passaggio dell'articolo di Chicco Testa sul Foglio del 14 luglio "I tabù dell'Europa verde":
"tutte le proposte avanzate dalla Ue latitano di studi approfonditi sulle conseguenze economiche. Incredibile ma vero. I vari dossier quasi mai presentano analisi esaurienti. Anzi spesso non ci sono proprio. E quando ci sono, sono redatte da società compiacenti che quasi mai ci azzeccano visto che dicono quel che la Commissione vuol sentirsi dire. Un po' come in Italia con gli studi sui benefici del super bonus 110 commissionati dai costruttori e sbugiardati dal Mef."
Sempre dallo stesso articolo di Testa (che di politici e intellettuali di sinistra se ne intende):
"Alla destra sono state fornite discrete occasioni per scatenare l'attacco con almeno due argomenti. I costi che la transizione europea implica per famiglie e imprese; la natura centralista e ultra prescrittiva di molte di queste misure che appoggiano su una sovranità europea invadente ed eccessiva.... accelerare accelerare accelerare. Posizionamento che non è solo dei gruppi ambientalisti più estremi, compresi gli imbrattatori di monumenti, ma anche di vari intellettuali e politici variamente orientati a sinistra."
Come rassegna stampa ci corre l'ingrato obbligo di servizio di far notare che lo scorso maggio le vendite in edicola del Corriere della Sera sono tracollate per l'ennesima volta, superando a fatica quota 130 mila copie. Anche qui: chissà mai perchè...
Alberto Cuppini