Il costituzionalista Mangia sulla modifica dell'articolo 9: "L’inclusione, apparentemente innocua, di “ambiente” e interessi delle “generazioni future” in Costituzione si presta benissimo a un’operazione di bilanciamento tra proprietà e questi nuovi cosiddetti “valori”. E quindi ad eliminare la resistenza – per la verità ormai scarsa – che le costituzioni nazionali possono offrire ai nuovi diktat continentali."
Non è la prima volta che ci occupiamo di Alessandro Mangia, professore di diritto costituzionale alla Cattolica di Milano.
Dopo le durissime critiche alle politiche dell'UE rilasciate in una intervista dello scorso gennaio a Il Sussidiario, il professore questa settimana ritorna sullo scelleratissimo "European Green Deal":
"Un piano continentale di decarbonizzazione di questo genere, programmato nell’arco di 10-15 anni, è un atto di dirigismo economico che fa impallidire i vecchi piani di elettrificazione forzata dell’Urss di cento anni fa. A questo va aggiunto che alla decrescita europea, dovuta alla decarbonizzazione, farà riscontro la crescita industriale di Cina e India. Che non si fermeranno di certo perché l’Europa si è allegramente suicidata in nome del “da qualche parte bisogna pur cominciare per dare l’esempio”.
Ma soprattutto, nella nuova intervista concessa al Sussidiario sotto il titolo "UE e ideologia green/ “Ecco perché la Costituzione non può più difenderci”, denuncia che
"L’inclusione, apparentemente innocua, di “ambiente” e interessi delle “generazioni future” in Costituzione si presta benissimo a un’operazione di bilanciamento tra proprietà e questi nuovi cosiddetti “valori”. E quindi ad eliminare la resistenza – per la verità ormai scarsa – che le costituzioni nazionali possono offrire ai nuovi diktat continentali."
Questa volta Mangia vola davvero alto, dimostrando di padroneggiare il proprio mestiere senza i tabù politicamente corretti di troppi suoi colleghi, nel definire i danni che ci saranno inflitti dall'ideologia green, introdotta in Costituzione dal cavallo di Troia della recente modifica degli articoli 9 e 41. La modifica aveva come primo e sfacciato obiettivo dei lobbysti proprio il depotenziamento della tutela costituzionale del paesaggio, ora parificata a quella dell' "ambiente", col fine manifesto di potere piantare pale eoliche ovunque ed il più rapidamente possibile. Il pasticcio così combinato dai nostri zelanti apprendisti stregoni rischia però di avere conseguenze ben peggiori:
"Se io riduco la Costituzione ad un catalogo di “valori” giustapposti l’uno all’altro, che devono essere “bilanciati” da una Corte, o invocati in un discorso in tv da riportare sui giornali, io distruggo il contenuto normativo di una Costituzione. E cioè la sua attitudine ad operare come legge della politica pensata per porre limiti al potere pubblico a protezione del singolo. Per questa via la Costituzione non è più un atto normativo."
Ci piace particolarmente rilevare che, per la prima volta, un accademico ha fatto propri alcuni concetti, analizzandoli con sagacia nell'ottica di una rigorosa dottrina giuridica, sui quali la Rete della Resistenza sui Crinali aveva martellato, in splendida solitudine, in questi anni. Ovvero quando denunciava, trattando di impianti "rinnovabili" e di eolico in particolare, la manipolazione dell'informazione e l'imposizione forzosa di un'ideologia globalista.
Ecco, a questo proposito, le allarmate parole di Mangia:
"Programmi Ue su automotive e abitazioni vanno nella stessa direzione della strana riforma approvata nel 2022 non per motivi oscuri, ma perché ormai il discorso pubblico in Europa è dominato da un’ideologia uniforme e pervasiva. E per discorso pubblico intendo la comunicazione istituzionale e il sistema dei media che la amplificano e la diffondono in modo ossessivo, riplasmando la realtà. Se controlli un certo modello di comunicazione controlli anche la visione del mondo di chi, durante la giornata, ha altro da fare dal chiedersi se le notizie che gli arrivano da internet e tv sono costruite in modo più o meno manipolatorio."
Gli effetti distopici dell'allucinato dirigismo green di Bruxelles, di cui in Italia le pale eoliche sui crinali appenninici ed i loro inverosimili sussidi erano stati i prodromi (accettati senz'alcuna reazione di rigetto ed anzi con entusiasmo dalle nostre élite fellone), si moltiplicano e cominciano, debordando nei settori delle abitazioni e delle autovetture, ad appalesarsi nella loro gravità anche ai profani di economia e di energetica:
...ci si trova di fronte ad un’incisione profonda di un diritto non troppo diversa da una espropriazione, però senza indennizzo, perché non ha le forme dell’espropriazione. Sarà un trasferimento di ricchezza da chi è proprietario di casa a chi finanzierà le ristrutturazioni energetiche. Per cui oltre al mutuo sulla casa, alle bollette e alle spese condominiali, dovrò pagare anche il mutuo sulla ristrutturazione energetica. E se non pagherò, la casa diventerà di chi ha finanziato la ristrutturazione."
Un'intervista, quindi, tutta da leggere sul sito web del Sussidiario.
Una lettura consigliata in modo particolare a quelle associazioni amiche, facenti parte della #CoalizioneArticolo9, che lo scorso anno avevano candidamente plaudito alla sciagurata revisione costituzionale dello stesso articolo 9, così come in precedenza avevano osannato l'avvento epifanico della "Piccola Greta". In politica, e perciò anche nella politica ambientale, l'ingenuità non è affatto un'attenuante. Anzi... L'assenza di realismo è persino peggiore dell'asservimento alle lobby dei produttori di tecnologie che sono alla base del culto delle energie "rinnovabili".
Alberto Cuppini