Maurizio Ricci su Affari & Finanza: "Il Grande Balzo all'Indietro, nella battaglia sul clima, si respira nei palazzi dei governi e nelle aule dei Parlamenti, ma si consuma nelle stanze dei consigli di amministrazione, dove le scadenze ultimative per il contenimento delle emissioni al 2025 o al 2030 vengono quietamente spostate al 2035, al 2040 o, semplicemente, accantonate."
"La lunga serie di industriali, politici, banchieri pronti, in questi anni, ad annunciare, con rullo di tamburi, la volontà di lanciare il cuore oltre l’ostacolo nella battaglia per il clima, ha sempre avuto un retrogusto un po’ stucchevole, come le parate di lustrini. Ai buoni sentimenti, quando sono così onnipresenti, è difficile credere e il puzzo di retorica fine a se stessa si sente da lontano. Ma, quando la retorica scompare, il segnale è bruttissimo: se l'immaginario e la coscienza collettiva non sentono più il bisogno di pagare, anche solo per pubblicità, omaggio ad un obiettivo comune, vuol dire che il vento è girato e navigare contro vento, per chi alla battaglia per il clima continua a credere, sarà doppiamente difficile. Le prove del vento contrario sono nella cronaca di tutti i giorni... gilet gialli... prezzo del diesel... trattori in marcia su Bruxelles... rivolta delle caldaie in Germania (le pompe di calore rese obbligatorie, i cui costi esorbitanti, nel silenzio omertoso dei media italiani, all'inizio di quest'anno avevano portato Alternative für Deutschland al 24% nei sondaggi elettorali. NdR), sono la conferma di una politica ambientale che, inevitabilmente, comincia a incidere sulla realtà. Ma il risultato è stato un mutamento di clima psicologico che sta consentendo a industriali e banchieri di archiviare o dilazionare, senza troppo chiasso e anche senza polemiche, gli stessi obiettivi che fino a ieri, sembravano irrinunciabili."
E' una citazione di un post della Rete della Resistenza sui Crinali? No. E' un articolo di Maurizio Ricci de La Repubblica, annunciato sulla prima pagina di Affari & Finanza di questa settimana: "Dai palazzi dei governi ai cda: il grande balzo all’indietro nella battaglia sul clima".
Ricci, per La Repubblica targata Agnelli, è una specie di Grillo Parlante (e con articoli come questo rischia di fare la stessa fine). Già ci eravamo occupati di lui nella prima parte del nostro "Diario dei trenta giorni che sconvolsero l'Europa in una rassegna stampa" del 25 ottobre 2021 (a testimonianza che la crisi del prezzo dell'energia ha provocato l'aggressione all'Ucraina, nel febbraio 2022, e non viceversa, come i giornali e le TV adesso ci vorrebbero far credere) dal titolo "Altro che bla bla bla. Il treno dell'European Green Deal è partito!", per il suo articolo rivelatore del 20 settembre 2021 intitolato "Per il green deal è già l'ora della resa dei conti", che vi invitiamo a rileggere con la massima attenzione. Dopo quell'articolo, forse non a caso, Maurizio Ricci, per quasi tre anni, non si è più occupato della questione su La Repubblica.
Ma leggiamo che cosa ha scritto stavolta il Grillo Parlante Ricci:
"Il Grande Balzo all'Indietro, nella battaglia sul clima, si respira nei palazzi dei governi e nelle aule dei Parlamenti, ma si consuma nelle stanze dei consigli di amministrazione, dove le scadenze ultimative per il contenimento delle emissioni al 2025 o al 2030 vengono quietamente spostate al 2035, al 2040 o, semplicemente, accantonate. Sono i grandi nomi che dettano la linea.... La ritirata è generalizzata e lo provano, anzitutto, i tentativi di dare fiato e sostanza all'economia verde, fornendo gli strumenti finanziari, che si stanno sgonfiando, uno dopo l'altro... L'ambiente non è più un must, a cui sacrificare altre esigenze e opportunità."
Niente di nuovo, per noi. Ma questa volta a scriverlo è, per l'appunto, La Repubblica. Non che La Repubblica (un tempo il giornale più venduto d'Italia ma che ormai, non a caso, in edicola vende meno di 70 mila copie al giorno) sia l'Ipse dixit. Tutt'altro. Ma La Repubblica, in questi anni, è stato il giornale più ortodosso nella correttezza politica green e il principale media sponsor (adesso pare che si debba dire così) dell'eolico salvifico e immacolato. Ciò nonostante, la realtà sta travolgendo i sogni perfino dei rinnovabilisti più accaniti. I loro castelli di carta stanno crollando e neppure La Repubblica può fare finta di niente.
Ma più che "una politica ambientale che, inevitabilmente, comincia a incidere sulla realtà", come scrive Ricci, è piuttosto la realtà delle costosissime e inaffidabili fonti di energia green non continue e non modulabili che comincia a incidere, inevitabilmente, sulla politica ambientale.
L'ultimo giapponese rimasto a difendere l'isolotto della politica fondata sulle rinnovabili non programmabili è la Von der Leyen.
Avvisate anche lei che il vento è cambiato, vi scongiuro, prima che a riportarla sulla Terra ci pensino la deindustrializzazione esplosiva dell'Europa ed i risultati di AfD (in attesa di qualcosa di peggio) alle elezioni federali del prossimo anno in Germania.
Alberto Cuppini