Il Sussidiario: "Pensiamo che la gloriosa marcia verso la decarbonizzazione del Continente serva a rimettere in circolo capitali privati su nuovi business ad alta crescita imponendo nuove spese ai cittadini. Chi potrà permetterselo si adeguerà, gli altri scenderanno dal treno del benessere".
Articolo della serie "Il Re è nudo" (che, nella palude del conformismo politicamente corretto, è la serie che preferiamo) sul Sussidiario di oggi. Lo ha scritto il giornalista esperto di economia Franco Oppedisano: "Basta una cartina del mondo per capire che l’auto elettrica non salverà il clima".
Andate sul sito web del Sussidiario e leggetevelo tutto: è un articolo breve ma densissimo. Per farvi capire di che cosa si sta parlando e del perchè invitiamo tutti i resistenti sui crinali a meditare su questi concetti, ve ne proponiamo una piccola degustazione:
"Per spiegare l’incrollabile volontà di andare a schiantarsi, a tutta velocità e cantando, contro un muro (Si fa riferimento allo stop ai motori endotermici, ma lo stesso si potrebbe dire riferendosi alle pale eoliche con cui si vorrebbero ricoprire tutti i crinali italiani. Ndr), non basta dare il merito o la colpa alla spinta dei gretini o delle centinaia di fondazioni finanziate da chissà chi: bisogna cominciare a pensare a un deficit di intelligenza o a un sovrappiù di malafede di chi ha sposato la causa del bando, come molte altre legate allo stesso argomento, come se fosse scritta in un vangelo.
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Non crediamo ai sensi di colpa per aver contribuito largamente alle emissioni di CO2 in passato, pensiamo che sia un tentativo di svuotare la bottiglia per riempirla di nuovo, di cambiare modello di sviluppo per continuare a consumare. In parole povere, rimettere in circolo capitali privati su nuovi business ad alta crescita imponendo nuove spese ai cittadini. Chi potrà permetterselo si adeguerà, gli altri scenderanno dal treno del benessere."
La pervicace volontà politica di farci spendere i nostri soldi in demenziali distese di pale eoliche e pannelli fotovoltaici, in altrimenti invendibili auto e scaldabagni elettrici, in materiali del tutto innaturali con cui ricoprire le nostre case non sarebbe quindi dettata tanto da una forma di regressione puerile quanto piuttosto dall'interesse del Capitale. Capitale che tenta di ovviare agli eccessi di capacità produttiva globale (ed alla speculare carenza di domanda aggregata per eccesso di risparmio in Occidente) scatenando un'onda di Kondratiev artificiale, attraverso la creazione di una domanda artificiale, indotta dall'ideologia green, di beni inutili se non dannosi.
Abbiamo una conferma (del tutto involontaria) di questa tesi nel bell'articolo di Adriana Cerretelli (che - da sola - vale tutte le giovani leonesse del giornalismo delle quote rosa e dell'ideologia verde) sul Sole 24 di oggi: "Transizione verde, alla UE serve realismo":
"Il corto circuito tra sicurezza climatica, sicurezza energetica e sovranità geo-politica creato dai contraccolpi della guerra ha mandato l'Europa in stato confusionale costringendola a riconsiderare la religione della transizione verde attraverso il prisma della realtà.
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Il bagno di realtà è improcrastinabile per non cedere la partita della transizione verde alla concorrenza. Basta indigestione normativa avulsa dai problemi concreti scaricati sui destinatari, basta date-obiettivo fissate con il pilota automatico invece che poggiate su adeguati studi di fattibilità economica, industriale e sociale e parametrati alla tutela della competitività globale europea."
Ovvero: avanti tutta con la "transizione verde", ma quello che conta davvero è la "competitività globale europea".
Il ragionamento, in apparenza, sembrerebbe sensato. Ci permettiamo però di far notare alla Cerretelli e soprattutto agli amici della Confindustria, a cui appartiene il Sole 24 Ore, che l'irrazionalità non ha mai portato a niente di buono.
Ricordiamo loro una delle leggi fondamentali della stupidità umana:
"Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare i non stupidi dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, ed in qualunque circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore."
Se si accetta la "transizione verde" si devono poi accettare, come insegna la storia, anche i piani quinquennali e l'esproprio proletario. E non solo l'esproprio delle abitazioni dei cittadini italiani, che presto dovranno ipotecare le loro proprietà per permettersi la "ristrutturazione green" obbligatoria.
Alberto Cuppini