Legambiente sul Manifesto: «Le rinnovabili sono belle e si devono vedere»

Un'ulteriore dimostrazione del baratro culturale sempre più incolmabile tra la Sinistra delle fabbriche e la Sinistra dei salottini.

 

 

Legambiente ha pubblicato l'ennesimo "rapporto", ripreso anche dall'Extra Terrestre, supplemento del Manifesto (Quotidiano Comunista), di giovedì scorso, nell'articolo di Luca Martinelli dal titolo "Non girano le pale dell’eolico nel Paese che non sa rinnovarsi".

L'articolo veniva così introdotto "Energie alternative. Troppi ostacoli in Italia frenano le fonti rinnovabili: lo Stato, la macchina burocratica, i tempi biblici di approvazione dei progetti e l’ostilità dei comitati locali. Un rapporto di Legambiente".

Non leggetelo. E' inutile. La sindrome Nimby, gli "obiettivi climatici" fissati dall'Europa, la sfida epocale... La solita roba, che ascoltiamo da almeno una dozzina d'anni ripetuta all'infinito: i colpevoli del Male nel Mondo, i nemici dei Salvatori del Pianeta, sono burocrazia, amministrazioni e comitati locali. Tra questi irresponsabili malfattori si distinguono in Italia 20 casi esemplari, additati da Legambiente al pubblico ludibrio. E, tra questi 20 covi di eretici, impenitenti et ostinati, l’eolico in Mugello.

Vivissime congratulazioni ai resistenti locali: questa reazione furibonda di Legambiente corrisponde ad una medaglia al valore sul campo di battaglia appuntata ad un combattente al fronte.

Ma non è questa la notizia che ci interessa. Anche perchè, appunto, non è una notizia. Quello che ci preme portare a conoscenza degli amici dei comitati e di tutti i resistenti anti-eolici è l'intervista realizzata, sempre da Luca Martinelli, al presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani nella stessa pagina del supplemento del Manifesto (Quotidiano Comunista) nell'articolo "Il presidente di Legambiente: «Le rinnovabili sono belle e si devono vedere»".

Anche qui è inutile leggere tutto l'articolo: è una perdita di tempo per gli smaliziati comitati di cittadini che hanno dovuto sopportare per anni tutta questa vieta retorica ambientalista dei lobbysti dell'eolico. Li invito a concentrarsi sull'ultima domanda rivolta a Ciafani:

"Tra i venti progetti bloccati che raccontate, molti riguardano l’eolico. Perché questa tecnologia è così osteggiata?

C’è un’operazione culturale da fare, che investe i cittadini e che le associazioni dovrebbero essere le prime a praticare, anche se riconosco l’impegno solo di Wwf, Greenpeace e noi, mentre il resto del mondo ambientalista è ancora su posizioni di retroguardia. Dobbiamo far capire che le rinnovabili sono belle, che si devono vedere, che l’eolico galeggiante (sic) non deve essere sostitutivo di quello sotto costa, perché gli impianti vanno fatti dove c’è vento. Perché opporsi alle pale, se sono assuefatti alla vista delle piattaforma petrolifere che stanno ovunque, dall’Adriatico alla Sicilia? C’è un’abitudine al brutto che non si vede più e la tendenza a considerare quello che viene aggiunto come un problema per il paesaggio. Se facciamo un impianto eolico davanti a Brindisi, in vent’anni possiamo abbattere le tre ciminiere che campeggiano sulla città".

Ora, non è nostra intenzione infierire su Ciafani, su cui peraltro ci siamo già espressi, anche perchè infierisce da solo a sufficienza su se stesso e sull'organizzazione che dirige, ammettendone l'isolamento culturale (sulla distinzione di Legambiente da Greenpeace e dal WWF avevamo già parlato qui).

Questi esiti intellettuali devono essere semmai un monito per le ragazzine che fanno fughino da scuola i venerdì, non studiano e preferiscono passare il tempo leggendo i tweet della Piccola Greta.

Certo che anche il Manifesto, a pubblicare 'sta roba... Un bel salto mortale, carpiato e rovesciato, rispetto alle tesi operaiste di Marx e Lenin. Per non parlare di Mao. E' un po' difficile, poi, lamentarsi del crescente aumento dei consensi alle "Destre" tra le masse proletarie (ammesso che si possa ancora pronunciare la parola “proletario"), specie adesso che stanno arrivando a casa le prime bollette targate Greta.

Mentre centinaia di migliaia di operai rischiano il posto perchè presto le ciminiere delle loro fabbriche verranno deliberatamente spente e milioni di famiglie scivoleranno nella miseria a causa della "greenflazione", il Manifesto e Legambiente discettano di arditi estetismi post-moderni per rendere accettabili al volgo profano le decine di migliaia di nuove pale eoliche (e le migliaia di chilometri quadrati di pannelli fotovoltaici) con cui si vorrebbe, nientemeno, far funzionare tutta l'economia italiana entro il 2050, costi quel che costi.

I comunisti d'antan avrebbero qualificato questi ragionamenti "individualistici, edonisti e piccolo-borghesi". Retroguardia operaia.

 

Alberto Cuppini