Lucio Caracciolo: il cambiamento climatico è un problema locale

L'editoriale di presentazione del nuovo numero della rivista di geopolitica Limes oggi in edicola rappresenta un salto quantico rispetto alla vulgata della strategia globale per ridurre il riscaldamento globale, incarnata dalle fallimentari COP dell'ONU. Troppi gli interessi divergenti in gioco. Troppi i costi, troppi gli sfregi ambientali e paesaggistici e troppi i sacrifici imposti ai popoli d'Europa con l'European Green Deal, che già stanno provocando, dove tale strategia è stata applicata più puntigliosamente, devastanti crisi economiche, sociali e politiche, mentre le emissioni globali di CO2 continuano imperterrite ad aumentare. La vera soluzione è riportare il problema dall'iperuranio dell'ONU sulla terra, affrontandolo a livello locale, da persone e collettività, ciascuna con le proprie specifiche priorità e con differenti strategie, nella consapevolezza che si tratta di un problema ultra complesso e che, come tale, richiede una molteplicità di soluzioni altrettanto complesse. Senza affidarsi al mantra del "tutto elettrico" ed alla puerile credenza delle taumaturgiche virtù dei pannelli fotovoltaici e delle pale eoliche, da conficcare ovunque in Italia per... "la Salvezza del Pianeta".

 

Il video editoriale al nuovo numero di Limes del direttore Lucio Caracciolo.

 

 

"Qualcosa non funziona nell'abracadabra ultima chiamata per la Terra/salvezza via neutralità carbonica, codificata da 145 Paesi tra cui i 27 dell'Ue e gli Usa nell'obiettivo net zero... Non pretendiamo qui di stabilire correttezza di diagnosi e relativa terapia decarbonizzante. Consideriamo le proposizioni entrambe vere. Il problema è che la seconda non consegue dalla prima. Se stiamo tutti rischiando la vita questa cura anti-CO2 non ci salverà. Perché non funziona. Il presunto obbligo morale è non sequitur logico e fattuale. Alibi che ostacola l'impegno verso l'ecoadattamento come terapia parallela... Scelta indotta dall'inefficacia dell'approccio corrente. La battaglia per la decarbonizzazione è persa. Per vincerla occorrerebbero secoli.

Non possiamo aspettare. Urge limitare le conseguenze della sconfitta... Parlano i numeri. Nonché decrescere, la concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera aumenta."

 

L'editoriale di presentazione del nuovo numero della rivista di geopolitica Limes oggi in edicola rappresenta un salto quantico rispetto alla vulgata della strategia globale per ridurre il riscaldamento globale, incarnata dalle fallimentari COP dell'ONU. Troppi gli interessi divergenti in gioco. Troppi i costi, troppi gli sfregi ambientali e paesaggistici e troppi i sacrifici imposti ai popoli d'Europa con l'European Green Deal, che già stanno provocando, dove tale strategia è stata applicata più puntigliosamente, devastanti crisi economiche, sociali e politiche, mentre le emissioni globali di CO2 continuano imperterrite ad aumentare.

Bravo al direttore Caracciolo per il coraggio dimostrato nell'affrontare di petto un conformismo così caro alle nostre élite, ma questo articolo avrebbe dovuto essere scritto almeno cinque anni fa. Non era impossibile prevedere il disastro in arrivo, denunciarlo e con ciò mettere sull'avviso il popolo sovrano, se l'Astrolabio, la newsletter degli Amici della Terra, già nell'aprile del 2019, prima delle elezioni europee che avrebbero portato all'insediamento della sciagurata Commissione Von der Leyen, pubblicava un articolo dall'inequivoco titolo "Cercasi Altre Strade per Tutelare il Clima".

La Commissione europea ha presentato il Green Deal già all'inizio del suo mandato nel dicembre del 2019. La successiva approvazione da parte del Parlamento europeo, nella primavera del 2021, ha definitivamente fissato il vincolo di legge a tale piano ed ha immediatamente provocato l'esplosione dei costi dei combustibili fossili, con tutti i disastri che ne sono seguiti, a cominciare - nel febbraio 2022 - dalla guerra in Ucraina, finanziata proprio dagli extra-profitti graziosamente garantiti a Putin nei mesi precedenti.

Va peraltro riconosciuto a Caracciolo, al contrario delle grandi firme (...) del giornalismo italiano, di avere avuto sempre una posizione critica verso i "movimenti di massa" ambientalisti e le COP dell'ONU. Oggi, nell'editoriale di Limes, conferma ironicamente tali critiche:

 

"«Lo dice la scienza». Alfa e omega del decreto: Gaia sta per morire soffocata dalle emissioni di gas serra, da quindi azzerare al più presto. Su questa Verità liofilizzata e diffusa via media si mobilitano da decenni accesi movimenti di massa incarnati fino a ieri dall’iconica Greta Thunberg, cui non solo media e leader politici ma persino studiosi autocertificati s’inchinavano, quasi oracolare Sibilla del clima: «Lo dice Greta»...

Se hai un problema che non vuoi o non puoi risolvere affidalo all'Onu... Di Cop in Cop avremo prova ontologica del persistere di vita umana sul pianeta... Perché l'obiettivo di limitare il riscaldamento climatico entro un massimo di 2 gradi rispetto "all'era preindustriale" proclamato nel 2010 dalla "comunità internazionale", pare fallito? La risposta è nelle virgolette: non esiste una "comunità internazionale" ma una varietà di soggetti con le rispettive agende, spesso inconciliabili. Quanto "all'era preindustriale", complimenti a chi ha inventato un parametro tanto interpretabile."

 

La vera soluzione, conclude l'editoriale di Caracciolo, è riportare il problema dall'iperuranio dell'ONU sulla terra, affrontandolo a livello locale, da persone e collettività, ciascuna con le proprie specifiche priorità e con differenti strategie, nella consapevolezza che si tratta di un problema ultra complesso e che, come tale, richiede una molteplicità di soluzioni altrettanto complesse. Senza affidarsi al mantra del "tutto elettrico" ed alla puerile credenza nelle taumaturgiche virtù dei pannelli fotovoltaici e delle pale eoliche, da conficcare ovunque in Italia per... "la Salvezza del Pianeta". Una soluzione parziale, dunque, come tutte le soluzioni proposte dell'Uomo, e una soluzione per "limitare le perdite".

 

E allora, a livello personale e locale, che cosa possiamo concretamente fare per cominciare a dare il nostro contributo? Intanto potremmo iniziare guardando il video editoriale dell'ultimo numero di Limes e l'intervista allo stesso Caracciolo su MappaMundi, dal titolo "Come adattarci al cambiamento climatico".

Se Caracciolo vi avrà convinto, come ha convinto noi, raccomando di andare in edicola a comperare il nuovo numero di Limes appena uscito.

Ma soprattutto, in attesa che in Europa e in particolare in Italia ci si arrenda all'evidenza che conficcare pale eoliche per cambiare il clima del pianeta è un'idiozia e che le pale servono come sono serviti  i moai dell'isola di Pasqua, per evitare ulteriori scempi economici, energetici e paesaggistici provocati dalla speculazione dell'energia "pulita":

RESISTERE RESISTERE RESISTERE.

 

Alberto Cuppini