Crosetto (FdI): "Revisione generale dei target climatici che negli ultimi due anni hanno rivestito un ruolo fondamentale nell'alimentare le tensioni sull'offerta di materie prime e beni energetici."
L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.
L'articolo "Perchè è indispensabile porre un freno a spread ed embargo al gas russo" di Guido Crosetto e Gianclaudio Torlizzi che vi proponiamo è apparso sul Sole 24 Ore di martedì, preannunciato in prima pagina da un occhiello dal titolo "Necessario evitare l'embargo sul gas". Questo è il passaggio che deve interessare i resistenti sui crinali (i grassetti sono nostri):
"E' da ingenui pensare che sia sufficiente l'attuale processo di restrizione monetaria per provocare il crollo dei prezzi delle commodity i cui principali elementi di sostegno oggi passano per le sanzioni contro la Russia e le politiche climatiche... Sul versante sanzionatorio è imperativo che il governo lotti per scongiurare un embargo sul gas russo... In quest'ottica occorre che si bilanci l'impatto delle sanzioni sia incentivando investimenti in capacità produttiva, sia proponendo la revisione generale dei target climatici che negli ultimi due anni hanno rivestito un ruolo fondamentale nell'alimentare le tensioni sull'offerta di materie prime e beni energetici."
Per la prima volta un esponente politico italiano, e per lo più in esponente politico molto popolare per le sue frequentazioni dei salotti televisivi come Guido Crosetto di Fratelli d'Italia, chiede "la revisione generale dei target climatici", un argomento finora assolutamente tabù ed un'aperta eresia al dogma globalista delle rinnovabili immacolate e miracolose. Il fine ultimo delle iniziative europee di contrasto alla guerra di aggressione all'Ucraina deve essere, come sosteniamo anche noi, la riduzione dei prezzi dell'energia (e quindi anche dei proventi della Russia) e non una suicida rinuncia all'irrinunciabile gas russo, reso tale da almeno due decenni di politiche energetiche sconsiderate dell'Unione Europea. Un embargo farebbe schizzare ancora più in alto i prezzi di tutti i beni energetici, provocando indirettamente proprio il contrario di quanto si sarebbe voluto ottenere: un indesiderato aumento degli introiti valutari nelle casse di Putin.
Quanto sopra concludeva un interessantissimo articolo zeppo di argomentazioni decisamente eccentriche rispetto all'ottimismo mainstream di cui il Sole 24 Ore è stato portatore in questi anni. Così ad esempio:
"Il nostro Paese torna a essere visto, dal punto di vista finanziario, l'anello debole in ambito europeo in quanto contraddistinto da un debole scenario di crescita nonché particolarmente esposto davanti al rischio sicurezza energetica in ragione dei pacchetti di sanzioni contro la Russia fin qui varati. Ecco dunque che il mix dato da rendimenti dei Btp in rialzo e crescita in peggioramento fa tornare la questione della sostenibilità del debito nuovamente sotto il radar degli investitori. Questione che verrebbe ulteriormente aggravata nel caso in cui la Ue dovesse propendere in favore di un embargo sul gas russo in quanto spingerebbe il Pil italiano in negativo in termini reali già nel 2022."
Ci fa piacere apprendere che non siamo i soli, oltre ad individuare nelle politiche climatiche europee la primaria causa della crisi dei prezzi (ed in seconda battuta della guerra), ad essere convinti che l'aumento dei costi di materie prime ed energia avrà conseguenze molto più gravi di quelle prospettate dagli analisti economici istituzionali e che il ventilato embargo al gas russo farebbe precipitare il Pil di quest'anno persino al di sotto di quello realizzato nel 2021, che pure, nonostante la fanfara della propaganda ufficiale sul "nuovo miracolo economico italiano", non aveva neppure recuperato i livelli pre-Covid.
Ma la cosa che fa più piacere è che una forza parlamentare, attualmente in testa nei sondaggi pre-elettorali ma carente di personale politico di qualità in grado di proporla come alternativa credibile per il governo del Paese, si rivolga alle idee disallineate di intellettuali che non hanno paura di sfidare i postulati fondamentali del canone politicamente corretto, finalizzato essenzialmente a perpetuare le nostre élite fallimentari attraverso forme di censura ad excludendum sempre più pervasive. Attendiamo di vedere presto qualcosa di analogo anche in materia ambientale, augurandoci la comparsa sul palcoscenico del dibattito politico di un Roger Scruton o di un Alain Finkielkraut italiani.
Alberto Cuppini