Proprio mentre ieri mattina nella nostra rubrica elogiavamo il coraggio del professor Tabarelli nell'avere nominato sulla stampa la censuratissima parola C (Carbone), nella sua informativa urgente alla Camera sul conflitto in Ucraina, Draghi affermava che, se serve per colmare eventuali mancanze, si userà pure il carbone. L'affermazione è stata accolta in aula da uno scroscio di applausi liberatori simile a quello riservato a Fantozzi quando aveva osato dire al cineforum aziendale che cosa pensava davvero della corazzata Kotiomkin. Ancora più denso di significati è stato il silenzio dei parlamentari che ha accompagnato l'altra affermazione, quella per un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili. Le emergenze, come al solito, accelerano le prese di consapevolezza sulle politiche sbagliate.
E dunque, oggi non ci sono esitazioni su quale articolo segnalare in edicola: quello di Claudio Antonelli, che raccomandiamo di leggere integralmente, anche per una serie di considerazioni di natura geopolitica che vengono obnubilate da tutti i principali giornali italiani, acquistando La Verità in edicola oppure dal suo sito web.
Si potrà così leggere anche l'articolo del direttore Maurizio Belpietro dal titolo "Putin ci porta il carbone" ("Il nostro premier parla apertamente di riaprire le vecchie centrali: la drammatica realtà distrugge i sogni folli della transizione ecologica").
Qui ci limiteremo a proporre i due passaggi dell'articolo di Antonelli che più direttamente ci riguardano:
"Lo choc della guerra in Ucraina - e lo diciamo con il sommo rispetto per i morti - qualcosa di buono l'ha portato. Putin sta demolendo la transizione ecologica sognata, desiderata e imposta dall'Unione europea. A parte qualche estremista verde e qualche rappresentante Ue che nei giorni scorsi han spiegato che per contrastare Putin ci vogliono più rinnovabili, la guerra ha aperto gli occhi a chi si ostinava a rimanere in scia a Bruxelles. Ieri, nella sua informativa alla Camera, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha stravolto completamente le dichiarazioni energetiche che hanno caratterizzato il suo governo fin dall'inizio."
Nelle stesse ore aumentavano le pressioni delle lobby dei rinnovabilisti, culminate nella incredibile richiesta di Elettricità Futura (associata a Confindustria) di ulteriori semplificazioni per "sbloccare" una produzione (sic) da rinnovabili di altri 60 GW (equivalente al massimo storico del potenziale elettrico richiesto in Italia) nei prossimi 3 anni. La richiesta è stata veicolata (senza neppure una piccola traccia di ironia) da tutti i giornaloni, a cominciare dal Sole 24 Ore che parla senza vergogna, immemore dei disastri già provocati all'economia italiana, (e senza molta originalità) di "far salire, e anche di parecchio, l'asticella". Le pressioni su Draghi sono violentissime. "Resta il fatto, ha perciò assicurato Draghi in Parlamento, che "la risposta più valida nel lungo periodo sta nel procedere spediti, come stiamo facendo, nella direzione di un maggior sviluppo delle fonti rinnovabili, anche e soprattutto con una maggiore semplificazione nelle procedure per l'installazione degli impianti"
Leggiamo che cosa ne pensa Antonelli nel suo articolo sulla Verità:
"La frase ci auguriamo sia di circostanza. Senza la bandiera del green quest'anno potremo dire addio ai soldi del Pnrr. Ma la realtà è tutt'altra. I costi delle rinnovabili sono insostenibili per le imprese che per giunta necessitano di fonti stabili e immagazzinabili. Le rinnovabili hanno questo ulteriore problema che si chiama stoccaggio."
Siamo dunque a fine corsa per la transizione energetica? La notizia sulla Repubblica di oggi che la Germania chiede più tempo per passare ai motori elettrici ci conferma che l'emergenza della guerra ha destato un flusso di consapevolezza finora tenuto compresso dal conformismo dominante. La Ue, proprio su pressioni tedesche, aveva fissato la fine dei motori termici al 2035: adesso Berlino e Parigi ci dicono che intendono puntare sulla benzina sintetica. Bye bye a Greta e a tutte le gretine? Speriamo di sì. Bentornati nel mondo reale.