"I prezzi del carbonio dovranno crescere per orientare il comportamento di tutti verso l'obiettivo della transizione climatica", per cui occorre "ristorare le famiglie più colpite e agevolare la transizione energetica delle imprese" piuttosto che attenuare il segnale fornito dal necessario cambiamento dei prezzi".
L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.
Non è uno scherzo. Avete letto bene: i prezzi degli idrocarburi dovranno ancora crescere perchè il fine ultimo è la "transizione climatica" e non altro, e sui loro prezzi non bisogna intervenire per non "attenuare il segnale" che sta dando il mercato di "necessario cambiamento dei prezzi". Per cui, ragazzi, rassegnatevi: addio per sempre ai prezzi bassi alla pompa di benzina e per il gas. Chi ha pronunciato ieri senza alcuna vergogna queste enormità in audizione davanti alle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera sul DL Energia non è stata Extinction Rebellion, o più semplicemente Legambiente, ma un certo Fabrizio Balassone, alto dirigente della Banca d'Italia.
Il nome non avrebbe importanza, perchè i funzionari obbediscono agli ordini che arrivano a Bankitalia da Francoforte, sede della Banca Centrale Europea, ma segnaliamo ugualmente il dottor Balassone alla Federginnastica per la sua straordinaria capacità di fare contemporaneamente salti mortali in avanti e all'indietro, al fine di arricchire il medagliere italiano alle prossime Olimpiadi.
Mentre le politiche nazionali cercano ovunque disperatamente delle fonti energetiche alternative da subito al gas russo, la sconsiderata presidente della BCE Lagarde (che è arrivata dove è arrivata, e si vede, solo grazie all'aberrante sistema delle "quote rosa", così come la Von der Leyen) minaccia di sempre più terribili autodafè le banche che finanziano gli "investimenti a rischio climatico e ambientale".
Anzichè preoccuparsi, come da dovere istituzionale, dell'inflazione (che è esplosa per il combinato disposto di politiche monetarie, espansive oltre alla follia per impedire l'esplosione delle bolle finanziarie, e di compulsive riduzioni di investimenti nelle filiere degli idrocarburi), la Lagarde continua a pasticciare con la "transizione green", ruolo del tutto estraneo ad una banca centrale, a meno che non sia la banca centrale di uno Stato etico. Roba da matti. Roba da matti soprattutto che nessuno da nessuna parte obietti niente.
L'inazione della BCE nel controllare l'inflazione ed il suo iper-attivismo contro il cambiamento climatico provoca gli effetti perversi che vediamo nei prezzi insostenibili dell'energia e delle materie prime e che induce gli Stati nazionali ad intervenire sempre più spesso, peggiorando vieppiù la situazione, fissando d'imperio tetti massimi ai prezzi.
Come giustamente osserva Paolo Annoni nell'articolo "Ecco i rischi delle finte mosse anti-rincari" sul Sussidiario di oggi:
"L’idea di uno Stato che controlla l’economia, oltretutto con un approccio ideologico alla transazione energetica, apre scenari preoccupanti. È inevitabile che la “politica” si faccia tentare da soluzioni che, tra le altre cose, trasferiscono potere dal basso all’alto; non è detto però che questo movimento migliori la situazione. Il rischio, semmai, è l’opposto."
La tentazione della "politica", aggiungiamo noi, è ancor più "preoccupante" se, in "alto", ci stanno persone non elette dal popolo.
Il governatore della Banca d'Italia Visco, che si rende perfettamente conto del disastro che sta combinando la Lagarde, lunedì aveva detto alla conferenza Banca d'Italia - Ministero degli Affari esteri "Transizione energetica, finanza e clima: sfide e opportunità" che "potrebbe essere necessario discostarsi, temporaneamente, dal sentiero di decarbonizzazione intrapreso", aggiungendo però subito dopo che "va riaffermato con chiarezza l'impegno a perseguire la strategia di transizione ambientale". Il governatore Visco si chiama Ignazio. Come Ignazio di Loyola.