Solo Il Sussidiario denuncia il flop tedesco delle rinnovabili

Dunkelflaute è il termine tedesco che descrive il verificarsi simultaneo di assenza di vento e oscurità, tipico in inverno. In queste condizioni, la produzione da energia eolica e solare cala drasticamente, mentre la domanda di elettricità cresce a causa delle basse temperature. La Dunkelflaute può durare giorni, mettendo sotto pressione l’intero sistema energetico. Paolo Annoni: "I prezzi dell’elettricità in Germania sono tornati ai massimi dalla fine del 2022. Le ragioni di questa impennata, soprattutto in Germania, non sono un mistero; la produzione rinnovabile, eolica e solare, è ai minimi e alla Germania tocca compensare bruciando carbone e importando dai Paesi confinanti. Alcuni di questi Paesi garantiscono i consumi dei tedeschi grazie al nucleare che Berlino ha deciso di chiudere in nome del “green”... 600 miliardi di euro, l’equivalente di decine di centrali nucleari, sono stati spesi dai tedeschi in rinnovabili per avere i prezzi dell’elettricità più alti d’Europa e la dipendenza dai Paesi confinanti. A nulla varrebbe, ovviamente, se la Germania avesse il doppio o il triplo dei pannelli o delle turbine; se non c’è il vento che ci siano una o mille pale eoliche non cambia il risultato". Mauro Bottarelli: "La crisi industriale da collasso dell’automotive rischia di mixarsi a breve con una probabile, nuova esplosione dei costi energetici. Di fatto, la tempesta perfetta. La pentola a pressione sociale comincia a fischiare". Rassegna stampa degli effetti catastrofici della "Dunkelflaute", una parola tedesca destinata a diventare di uso comune se si continuerà con una "transizione" senza se e senza ma verso le rinnovabili non programmabili come l'eolico e il fotovoltaico. Tutti gli articoli citati in questa rassegna sono liberamente disponibili in rete.

 

 

Mauro Bottarelli il 7 novembre scorso, per combinazione proprio all'indomani della vittoria di Trump alle elezioni e della crisi di governo tedesca, su Il Sussidiario scriveva l'articolo "Le rogne di Europa e Italia che si cerca di nascondere":

 

"Che la palla di neve stia ormai tramutandosi in valanga lo conferma il fatto che non occorra più cercare la Spoon River occupazionale dell’automotive nelle cronache locali. Persino La Repubblica ci è arrivata. Ancora un fall-out della crisi Volkswagen... In Francia, Michelin decide lo stop per due fabbriche e mette a rischio 1.300 posti di lavoro. Da subito. Insomma, l’automotive è il Covid 2.0. E in attesa che l’Europa decida di rompere gli indugi ed emettere debito comune con il badile per sostenere il comparto e le eventuali riconversioni verso il warfare imposto dalla Nato, occorre chiedersi come sia conciliabile il fatto che il piromane sia confermato a capo dei pompieri. Chi di Green deal ferisce… Ma il peggio, forse, va cercato altrove. Per l’esattezza, nel fatto che il Day Ahead (si fa riferimento al mercato del giorno prima dell'energia elettrica. NdR) di Germania e Francia sia in impennata, addirittura con quello teutonico che ha appena raggiunto il massimo dal 16 dicembre 2022. Ovvero, piena crisi energetica da sanzioni alla Russia. Di cosa si tratta? Di fatto, oggi l’attività di compravendita di elettricità nel giorno precedente alla sua reale produzione sta dicendo che la crisi industriale da collasso dell’automotive rischia di mixarsi a breve con una probabile, nuova esplosione dei costi energetici. Di fatto, la tempesta perfetta...

La pentola a pressione sociale comincia a fischiare. Il coperchio rischia di non reggere ancora per molto. Dopodiché, il rischio è che l’Europa si tramuti in un’enorme Valencia a cielo aperto. Non di fango. Ma di rabbia."

Che cosa era successo? Stando ai giornaloni italiani niente, perchè nessuno di loro la settimana scorsa ne aveva dato notizia. Siamo perciò stati costretti a ricorrere alla stampa tedesca dello stesso 7 novembre ed in particolare a Olaf Zinke del sito web agrarheute.com, dove è stato pubblicato un articolo così tradotto in italiano da Voci dalla Germania: "Dunkelflaute: La crisi delle rinnovabili e l’esplosione dei prezzi dell’energia in Germania":

 

"L’energia elettrica in Germania è alle stelle, con i prezzi che hanno raggiunto picchi di 120 centesimi per kWh (1200 euro per MWh. NdR), una situazione di emergenza causata da una combinazione pericolosa di bassi rendimenti delle energie rinnovabili e una domanda elevata. Ma cosa ha scatenato questa crisi? La risposta si trova in un fenomeno meteorologico specifico, noto come Dunkelflaute. La Dunkelflaute è il termine tedesco che descrive il verificarsi simultaneo di assenza di vento e oscurità, tipico in inverno. In queste condizioni, la produzione da energia eolica e solare cala drasticamente, mentre la domanda di elettricità cresce a causa delle basse temperature. La Dunkelflaute può durare giorni, mettendo sotto pressione l’intero sistema energetico... Mercoledì scorso, i clienti con tariffe variabili hanno visto i prezzi schizzare fino a 120 centesimi per kWh, un record storico... Le centrali solari ed eoliche rappresentano quello che gli esperti chiamano “Klumpenrisiko”, ovvero un rischio di concentrazione elevato. Quando il vento e il sole mancano, tutte le installazioni falliscono contemporaneamente, rendendo inutile la grande capacità installata. Indipendentemente dalla quantità di energia solare e eolica prodotta, sarà sempre necessaria una seconda infrastruttura energetica di backup per garantire l’approvvigionamento. L’unica soluzione affidabile durante una Dunkelflaute sono le centrali convenzionali, che devono poter compensare il totale fallimento delle rinnovabili... Non si può contare nemmeno sulle importazioni di energia durante una Dunkelflaute, poiché l’assenza di vento e sole spesso interessa anche i paesi confinanti. I picchi di domanda sono sincronizzati in tutta Europa, aggravando ulteriormente il problema... la transizione energetica dovrà fare i conti con costi elevati e rischi di instabilità."

 

Oggi - finalmente - anche in Italia qualcuno ha deciso di dedicare un intero articolo alla questione. Si tratta del solito Sussidiario col solito Paolo Annoni  con "Il flop tedesco delle rinnovabili svela il non detto del green Ue":

 

"La notizia del giorno nei mercati energetici europei è che i prezzi dell’elettricità in Germania sono tornati ai massimi dalla fine del 2022. In quei mesi, in un anno cominciato con l’invasione della Russia in Ucraina, i mercati elettrici entravano nei mesi invernali con la paura che venissero imposti blackout per calmare i prezzi. Dopo due anni i prezzi tedeschi hanno passato di nuovo i 200 euro a megawattora, cinque volte più alti di quelli dell’ultimo inverno normale prima del Covid e prima della guerra. In Italia non va molto meglio; oggi i prezzi dell’elettricità saranno vicini ai massimi degli ultimi dodici mesi. Le ragioni di questa impennata, soprattutto in Germania, non sono un mistero; la produzione rinnovabile, eolica e solare, è ai minimi e alla Germania tocca compensare bruciando carbone e importando dai Paesi confinanti. Alcuni di questi Paesi garantiscono i consumi dei tedeschi grazie al nucleare che Berlino ha deciso di chiudere in nome del “green”... 600 miliardi di euro, l’equivalente di decine di centrali nucleari, sono stati spesi dai tedeschi in rinnovabili per avere i prezzi dell’elettricità più alti d’Europa e la dipendenza dai Paesi confinanti. A nulla varrebbe, ovviamente, se la Germania avesse il doppio o il triplo dei pannelli o delle turbine; se non c’è il vento che ci siano una o mille pale eoliche non cambia il risultato. Certo, si potrebbe sperare nelle batterie o nella produzione di idrogeno verde per stoccare l’energia in eccesso, ma queste due tecnologie non sono mature e comunque i loro costi non saranno compatibili con la sopravvivenza del sistema industriale tedesco ancora per molti anni (Aspetta e spera... NdR). L’altro ieri il Wall Street Journal, dall’altra parte dell’Atlantico, ci ha dato una notizia. Il collasso della coalizione di governo tedesca, secondo il quotidiano americano, sarebbe una conseguenza di una faida interna sulle strategie energetiche. Il peccato del ministro delle Finanze Lindner sarebbe quello di aver pubblicato un report in cui si sosteneva che l’aggressiva trasformazione energetica della Germania non sia economicamente sostenibile e che dovrebbe essere sostituita con un programma di poche tasse e poche regole. Tutto il contrario del programma attuale che è stato fatto proprio dall’Unione europea con un proliferare di regole invasive... Più i prezzi dell’elettricità rimangono alti, più le imprese prenderanno decisioni dolorose sugli stabilimenti... Quanto accade in Germania è comunque importante soprattutto alla luce del dibattito in Italia schiacciato su una transizione senza se e senza ma ancora oggi fatta propria dai principali gruppi energetici nazionali."

 

Adesso aspettiamo che sull'argomento, vitale per il Paese, si facciano vivi anche i giornaloni. E magari, senza fretta, pure la politica, quando avrà finito di discettare su fascisti e antifascisti.

 

Rassegna stampa a cura di Alberto Cuppini