Editoriale su Il Foglio di oggi: "Sberle all'ambientalismo ideologico". Pale e pannelli in trionfo in tutto il mondo, secondo l'AIE, ma emissioni di CO2 in aumento record anche nel 2024. Siamo prigionieri di un'ideologia ambientalista che nega la realtà, ovvero che lo strumento individuato finora per arrestare il cambiamento climatico (le "rinnovabili" non programmabili) non solo non funziona, ma contribuisce ad aumentare le emissioni globali clima-alteranti, impedendo l'impiego di soluzioni più efficienti per conseguire l'obiettivo.
Questa mattina sul Foglio (ovvero su un giornale da sempre favorevolissimo a pale e pannelli "a manetta") abbiamo trovato un editoriale non firmato (ma che scommetterei sia stato scritto da Jacopo Giliberto, già inflessibile fustigatore di noi comitati contro l'eolico, di cui riconosco alcune scelte stilistiche): "Sberle all'ambientalismo ideologico".
Benvenuto tra noi eretici! Che cosa è successo per mettere improvvisamente in dubbio, da parte dell'immarcescibile Foglio, "i sussidi a manetta... per sostenere le tecnologie rinnovabili"? Semplice. E' uscito l'annuale rapporto della Agenzia internazionale dell'energia (World Energy Outlook 2024), le cui contraddittorie conclusioni sono state benignamente sintetizzate nel titolo della Staffetta Quotidiana: "Aie: entriamo nell'“età dell'elettricità”, ma il contenimento del riscaldamento è insufficiente".
E dunque pale e pannelli in trionfo in tutto il mondo, secondo l'Aie, ma emissioni di CO2 in aumento record anche nel 2024. Anche al Foglio comincia a venire il sospetto che siamo prigionieri - come lo è l'Aie - dell'ideologia ambientalista che nega la realtà, ovvero che lo strumento individuato finora per arrestare il cambiamento climatico (le "rinnovabili" non programmabili) non solo non funziona, ma contribuisce ad aumentare le emissioni globali clima-alteranti, impedendo l'impiego di soluzioni più efficienti per conseguire quello stesso obiettivo.
E allora ecco la spietata requisitoria, in stile Rete della Resistenza sui Crinali, a conclusione dell'editoriale de Il Foglio di oggi:
"Perché si costringono alla transizione energetica i paesi a tecnologia più efficiente, impegnandoli nel massimo sforzo per conseguire il minimo risultato, invece di spendere quei soldi per dare energia più efficiente ai paesi più arretrati, restringendone il divario e tagliando in modo rapido le emissioni di CO2? Perché gran parte degli 8 miliardi di esseri umani si ostina a non volersi adeguare a questi strumenti? Perché questi sforzi, queste penalizzazioni, questi sacrifici, portano effetti così impercettibili? Ma siamo sicuri che gli strumenti individuati finora sono i più efficaci per conseguire l'obiettivo? Se lo strumento non funziona, è lo strumento giusto? Stiamo scambiando lo strumento con l'obiettivo? (Oppure l'obiettivo è un altro, ma non si dice)."
L'ultima che hai detto! Cambiare idea, anche nella linea politica di un quotidiano, non è segno di incoerenza, ma piuttosto di maturità intellettuale. Dimostra che si è disposti a rivalutare le proprie convinzioni e opinioni alla luce di nuove prove o prospettive, specie se le prove di inefficienza e di inefficacia, come in questo caso, sono vecchie di trent'anni (il primo Summit della Terra si è tenuto a Rio de Janeiro nel 1992 e da allora, puntando tutto su pale e pannelli, le emissioni di CO2 sono andate di male in peggio). Qualcuno, nel variegato universo dell'ambientalismo italiano, lo aveva capito almeno quindici anni fa.
E di disastri, in quindici anni, i "rinnovabilisti ideologici" e i loro amici della politica e del giornalismo ne hanno combinati parecchi. Tuttavia si può ancora rimediare, a patto di archiviare al più presto la follia dell'Eurorpean green deal. Questa capacità di adattamento e di evoluzione è vitale soprattutto in un mondo in rapida evoluzione come quello della post-globalizzazione.
Adesso però bisogna convincere anche il direttore Cerasa e Giuliano Ferrara a cambiare idea nei loro articoli su eolico e fotovoltaico ad ogni costo, perchè
Assolver non si può chi non si pente,
né pentere e volere insieme puossi
per la contraddizion che nol consente.
Alberto Cuppini