Prometeia: Nella transizione energetica l'utopismo senza contrafforti economico-industriali chiari, la stretta ambientale senza focus sullo sviluppo e l'ideologia fine a se stessa rischiano di essere rovinosi.
L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.
"Prometeia scende in campo nell'analisi della transizione energetica e della finanza sostenibile e si pone un'importante domanda: i decisori politici ed economici stanno curando in maniera realistica il capitolo dei costi che questo processo avrà? La società di consulenza strategica ha pubblicato un report sul tema analizzando come la transizione energetica e il tema dei costi delle materie prime e dei combustibili stiano giocando un ruolo decisivo nella discussione odierna."
L'articolo che segnaliamo oggi di Andrea Muratore "Stiamo sottostimando il costo della transizione green?" Il dilemma di Prometeia" è disponibile in linea sul sito web del Giornale. Ne proponiamo qui solo le conclusioni:
"Da quando in primavera del 2021 l’Unione Europea ha iniziato ad annunciare le strategie che, mediando tra pragmatismo e ideologia (con poco pragmatismo e molta ideologia. NdR), hanno avviato il Green New Deal, come i "dazi verdi" proposti per colpire le nazioni che in questa fase storica hanno standard ambientali più labili e il piano Fit for 55 con annesse strategie di fuoriuscita dalle energie fossili, i permessi di inquinamento hanno iniziato a decollare nelle quotazioni assieme ai prezzi dell'energia. Quanto oggi messo nero su bianco da Prometeia è l'attestazione che il pragmatismo deve guidare i governi nelle scelte e nelle analisi. L'utopismo senza contrafforti economico-industriali chiari, la stretta ambientale senza focus sullo sviluppo e l'ideologia fine a sé stessa rischiano di essere rovinosi... Ma stimare concretamente prezzi e dinamiche di costo per il proseguio di una transizione che si prevede destinata a puntare al 2050 è ancora oggi paragonabile a navigare in mare aperto senza bussola."
A proposito dei permessi di inquinamento, lo stesso Muratore già il 21 settembre scorso scriveva per InsideOver un altro articolo, dal titolo "Il dilemma dei permessi di inquinamento sulla transizione energetica UE", in cui affermava tra l'altro:
"Fit for 55 ha ridotto gli spazi di manovra in termini temporali e quantitativi per le imprese europee, mentre al contempo la combinazione tra i nuovi obiettivi europei e le posizioni speculative acquisite in reazione ad essi degli hedge fund e dagli investitori istituzionali, che tendono entrare e uscire dal meccanismo in base ai prezzi, hanno di fatto anticipato gli scenari inizialmente previsti per il 2025 portando ad un rally del prezzo.
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La corsa del mercato Ets rende nel breve periodo più costoso inquinare, rendendo dunque pesante per le imprese il fardello dell’acquisto dei permessi, e sottrae risorse agli investimenti in transizione e sviluppo sistemico di nuove tecnologie, reti, forme di alimentazione, rallentando il percorso verso la decarbonizzazione. Logico dunque che questa tenaglia rischia di chiudersi sul mercato europeo a causa dell’assenza di razionalità nel comportamento e nelle aspettative di diversi operatori.
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I governi europei possono e devono evitare un bagno di sangue e, soprattutto, frenare la corsa dei permessi di inquinamento, specie se dietro di essi si scorgerà qualche “manina” di carattere finanziario e borsistico. L’alternativa è accettare un rallentamento impronosticabile nella già complessa e ambiziosa tabella di marcia della decarbonizzazione."
Questo cinque mesi prima della guerra. Non eravamo dunque i soli ad avere capito fin da subito che che la causa scatenante l'esplosione dei prezzi dell'energia era stato nella primavera scorsa il recepimento formale nell'ordinamento Ue della sconsiderata decisione della Von der Leyen di fare dell'Europa il primo continente climaticamente neutro già nel 2050. Adesso, con un anno di ritardo, lo conferma anche Prometeia, che sono quelli bravi ("Proactive Thinkers, Proficient Innovators, Proud Souls"), mica un'accozzaglia di sfigati come noi.
Assume un particolare significato che il report di Prometeia sia stato redatto in inglese. Non sarà che di 'sta roba in Italia non interessa niente a nessuno? Qualche dubbio cominciamo ad avercelo. Ed i risultati si vedono nella povertà - non solo energetica - che avanza più rapidamente in Italia che in altri Paesi d'Europa.
Alberto Cuppini