Veneto no alle rinnovabili

"In Veneto 'e rinovabili industriali no 'e voemo!". Ma se l'AGSM Verona le sue pale alte 170 metri ie impira in Toscana, sui crinali di Giotto e del Beato Angelico, va tuto ben.

Mentre la Regione Veneto legifera per limitare il fotovoltaico al suolo, l'azienda veronese preme su "Roma ladrona" per deturpare a suo piacimento i crinali mugellani, nonostante il parere negativo della Soprintendenza toscana.

 

Ricordate "Roma ladrona la Lega non perdona"? Il populismo in Italia non nasce certo con l'ultima legislatura. Una trentina di anni fa i veneti, che esprimevano sacrosante rivendicazioni verso il governo centrale, avevano scelto di votare in massa per quel tale che proponeva la secessione della Padania, facendo dei luoghi comuni anti meridionali il proprio cavallo da battaglia e ricorrendo perciò ai peggiori stereotipi del meridionale furbastro e fannullone che campa con le rendite assicurategli dallo Stato. Ebbene: i tempi cambiano e, evidentemente, cambiano anche i veneti. O, perlomeno, cambia la loro scala di valori.

Il governatore del Veneto Zaia ha detto: "Sbandieriamo ai quattro venti le energie rinnovabili ma nel concreto viviamo di divieti e di comitati contro. I salti d'acqua e le eoliche tutti li invocano ma nessuno li vuole". Dobbiamo correggere il governatore. L'idroelettrico ad acqua fluente e le pale eoliche li invocano gli speculatori delle rinnovabili, non "tutti". Anche i bambini ormai hanno capito, dopo che son cominciate ad arrivare le bollette targate Greta, che avere riempito l'Italia di pale e di pannelli e dopo avere fatto confluire i torrenti alpini nelle tubature, l'energia elettrica prodotta dai capricciosi impianti non programmabili non solo non serve a garantire la sicurezza energetica, ma fa esplodere i costi in bolletta, per i sussidi diretti ed indiretti, e conferisce un potere di ricatto assoluto a chi controlla il gas necessario come tampone a questi impianti, per evitare continue interruzioni del sistema elettrico.

Come dice il professor Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia: "Il punto è che noi abbiamo bisogno di un altro tipo di elettricità, di grandi centrali che girino a potenza stabile". Intervistato dall'Arena di Verona ha aggiunto: "Non credo che, nel lungo periodo, la transizione verde risolverà tutti i problemi... Gli obiettivi di cui parlano Draghi e Cingolani non sono raggiungibili, lo dicono i numeri.. La via per sganciarsi dalla Russia non è così breve". E riguardo alla scelta del governo di semplificare le autorizzazioni per spingere le rinnovabili Tabarelli spiega: "Poca cosa e anche gli obiettivi di lungo periodo sono irrealizzabili, lo sanno tutti gli operatori del settore".

Aggiunge il professor Alberto Clò, già ministro dell'Industria: "Non possiamo affidarci all'eolico in assenza di vento" e "Puntare ad accrescere le rinnovabili, in assenza di accumuli, serve comunque a poco perchè riduce marginalmente il consumo del gas e fa salire i costi fissi degli impianti largamente sottoutilizzati da tenere in back-up".

La guerra, scatenata da Putin grazie ai soldi che l'Europa gli regala per il suo gas diventato indispensabile proprio per sostenere le rinnovabili, ha svelato che il Re è nudo. Gli accordi di Parigi e tutte le roboanti dichiarazioni delle varie COP dell'ONU che si sono succedute negli ultimi decenni si sono rivelate per quello che sono: un wishful thinking. Ed in particolare si è rivelato illusorio che il problema dei cambiamenti climatici possa essere risolto facilmente in pochi anni, pilotando tutto da Bruxelles ed affidandosi a pale e pannelli da piantare dappertutto.

Il governatore Zaia non ha rilasciato ha queste sue dichiarazioni a caso. Al Consiglio della Regione Veneto, proprio in questi giorni, si sta lavorando al progetto di legge per limitare il più possibile, in Veneto, la collocazione di pannelli fotovoltaici al suolo e per definire alcune aree da cui escluderli del tutto. Il primo firmatario della proposta è il consigliere leghista Roberto Bet, sostenuto dalla Giunta: "Con le filosofie ambientaliste del PD (che in Veneto è da sempre relegato all'opposizione. Ndr), non si dà da mangiare alla gente. Abbiamo bisogno di riportare al primo posto l'agricoltura ed essere autonomi nelle produzioni strategiche". A sostegno della proposta la Coldiretti, che ha plaudito alla dichiarazione del governatore Zaia, "che ha confermato la posizione della Regione, affermando pubblicamente che nessuno vuole i pannelli sulla campagna". Ma non tutti sono d'accordo. La Nuova Venezia ci informa che "Legambiente e Confindustria continuano a ribadire il loro sostegno al fotovoltaico ad ogni costo".

Mentre i veneti fanno (a giusta ragione) le barricate contro i barbari delle rinnovabili, altri veneti vogliono piantare le loro pale, alte complessivamente 170 metri, nella terra dove nacquero Giotto e il Beato Angelico, sui crinali appenninici del Mugello prediletti dal giovane Dante, che in esilio immortalò quegli stessi luoghi nei versi della Divina Commedia.

Stiamo evidentemente parlando dell'impianto del Giogo di Villore.

L'impianto, come noto, è stato autorizzato dalla Giunta della Regione Toscana del governatore PD Giani con il placet della Regione Emilia-Romagna del governatore PD Bonaccini.

Autorizzazione che è assurta agli onori delle cronache nazionali per la reazione del tutto fuori misura di Vittorio Sgarbi alle ipocrite parole dell'assessore all'Ambiente della Toscana Monia Monni del PD, pronunciate in quell'occasione: "Se vogliamo davvero salvare il pianeta, dobbiamo anche avere il coraggio di cambiare un po' il paesaggio per proteggerlo", che riprendeva senza pudore un analogo slogan pubblicitario della Edison, società controllata interamente dalla multinazionale francese Électricité de France.

 

Ma se indicare l'elevatissimo indice di correlazione degli iscritti al PD tra le Legion d'Onore francesi concesse ai politici italiani sarebbe fare sciocca dietrologia, è invece opportuno ricordare che il presidente veronese (adesso ex presidente) dell'Enea Federico Testa, che non si è vergognato (la vergogna e la sensibilità istituzionale sono come il coraggio per Don Abbondio) di intervenire nell'ambito dell'inchiesta pubblica per l'impianto AGSM del Giogo di Villore, al tempo del decollo della sua carriera politica nelle file dei parlamentari PD era vicepresidente della stessa AGSM. In questi disinvolti comportamenti oggi non c'è niente di vietato dalla legge italiana, intendiamoci. Però ci sarebbero altri divieti, che non sono nè di ieri nè di oggi: un tempo si sarebbe parlato delle leggi eterne degli Dei.

Eppure non tutto ha funzionato alla perfezione, nonostante il gran volume di fuoco dell'AGSM. La Soprintendenza di Firenze ha negato la sua autorizzazione, come era facilmente prevedibile da chiunque conoscesse quei luoghi meravigliosi, che sui crinali non sono ancora stati per nulla contaminati dalla modernità. In tempi normali ciò sarebbe stato sufficiente per rigettare il progetto. In tempi di isterie gretine no. In tempi di guerra peggio ancora: oltre alla "Salvezza del Pianeta" dai cambiamenti climatici, adesso viene invocato pure "il superiore interesse della Nazione". L'impianto eolico del Giogo di Villore dovrà servire a sostituire il gas russo e garantire così l'autosufficienza nazionale. Non è uno scherzo. Cioè: è uno scherzo, ma tutti, nei Palazzi a Firenze e a Roma, fanno finta di crederci.

Adesso, accampando puerilmente la scusa della guerra, il Consiglio dei Ministri potrà "sbloccare" (con la grazia di un rullo compressore o, per restare d'attualità, di un carro armato russo) gli impianti di rinnovabili per i quali c'è disaccordo tra Regioni e governo oppure tra il ministero della Cultura e quello della "Transizione ecologica".

Così riferisce L'Arena, il quotidiano di Verona che è grande sponsor della "operazione speciale" in Toscana dell'AGSM (ma che allo stesso tempo si lamenta perchè per le amministrazioni pubbliche veronesi "gli eventuali risparmi, prima destinati a qualche opera pubblica, ora finiscono assorbiti dai costi per le utenze"), nell'articolo di venerdì scorso di Francesca Lorandi "Agsm, pressing su Roma" ("Roma ladrona...", ricordate?):

"Siamo ancora al punto di partenza con la Soprintendenza regionale che ha negato l'autorizzazione", commenta Alessia Rotta deputata veronese del PD e presidente della Commissione Ambiente alla Camera" che assicura: "Su questo progetto e sul suo iter mi interesserò a livello regionale e anche nazionale"... "Le spinte delle comunità locali e la tutela del paesaggio sono del tutto legittime" aggiunge Rotta, "ma vanno contemperate con equilibrio con la necessità di assicurare nuove fonti di approvvigionamento al Paese anche nell'ottica della transizione".

Con pale così alte c'è poco da contemperare. O si installano o non si installano. Perciò si suppone che la conclusione vada così tradotta in italiano corrente dal politichese politicamente corretto dell'onorevole del PD:

"Le spinte delle comunità locali e la tutela del paesaggio sono del tutto legittime" aggiunge la Rotta, "ma vanno spazzate via senza pietà per la necessità di assicurare nuove fonti di rendite ai furbacchioni delle rinnovabili anche nell'ottica dei soldi del Pnrr che devono essere elargiti entro il 2026".

Del resto, L'AGSM non ha mai fatto mistero che, al Giogo di Villore, si tratta solo di un aperitivo: il suo protervo proconsole in Mugello ha affermato sprezzantemente di meravigliarsi di tutte queste preoccupazioni dei residenti e degli amministratori locali per otto pale, dal momento che alla fine ne verranno piantate otto mila.

Siamo curiosi di sapere che cosa voteranno, al momento della prova di forza in Consiglio dei ministri, i ministri 5 Stelle, stante l'opposizione al progetto mugellano del locale Movimento. Ma soprattutto siamo curiosi di conoscere come si atteggeranno verso i loro colleghi di partito i ministri Franceschini e Orlando, entrambi del PD, primi firmatari della proposta della legge appena approvata plebiscitariamente dalla Camera dei Deputati che prevede il carcere per chi deturpa il paesaggio.

Se mettere delle pale alte 170 metri in cima al sottilissimo crinale spartiacque al Giogo di Villore non è una deturpazione del paesaggio, bisogna cancellare dal vocabolario della lingua italiana la parola "deturpazione". Oppure, a scelta, la parola "paesaggio" dalla legge voluta proprio da Franceschini e Orlando.

 

 

Panta rei! Al peggio si dovrà modificare così l'antica filastrocca: "Veneziani gran Signori; Padoani gran dotori; Vicentini magna gati; Veronesi imanicati". Se vi chiedete: "immanicati con chi?" rileggete tutto daccapo.

 

Alberto Cuppini