"Demonizzare petrolio e metano ha portato alla situazione attuale... Se non altro per il fatto che petrolio e metano sono parte essenziale della transizione energetica, se si rammenta che le rinnovabili abbisognano oltremodo di minerali estratti grazie a e materiali prodotti con gli idrocarburi, alcuni dei quali le rinnovabili proprio non riescono a produrre."
Unico studioso di chiara fama, il professor Alberto Clò, che abbina una lunghissima carriera accademica all'esperienza governativa, ha il coraggio di dire ciò che solo noi della Rete della Resistenza sui Crinali andavamo sostenendo da una dozzina d'anni: la "transizione energetica" voluta dalle irresponsabili COP ONU e dall'Unione Europea (che, sola in tutto il mondo, ne ha seguito ed applicato le tesi), basata sulle "rinnovabili" elettriche e sull'abbandono accelerato degli idrocarburi, ha scoperchiato il vaso di Pandora.
E' stata l'esplosione dei costi del gas, causati da almeno una decina anni di scarsi investimenti nel convincimento che non ne avremmo avuto più bisogno, a fornire a Putin le risorse finanziarie per fare la guerra ed a ricattare gli stolti governi europei, che si sono volontariamente stretti al collo la corda che li soffocherà, e non viceversa, come adesso vorrebbero gabellare quegli stessi governi, i media mainstream e l'onnipotente lobby delle rinnovabili, per potere piantare dappertutto altre pale e pannelli, che richiederanno per l'eternità il backup delle centrali a gas. La crisi del gas, presto tramutatasi nel decollo verticale dei prezzi dell'elettricità in Europa, è cominciata nella primavera del 2021, ben prima della riduzione dei flussi di metano dalla Russia. Essa ha avuto il suo innesco quando l'Ue ha deciso di rendere vincolante per legge la volontà politica di trasformare entro il 2050 l'Europa nel "primo continente climaticamente neutro", in omaggio ai desiderata della "Piccola Greta" (e di chi ha creato questo fenomeno mediatico).
Clò, di fronte al sovvenir del vero (da lui messo in conto almeno dal 2008, quando aveva sentito il dovere di scrivere il libro "Il rebus energetico" per ammonire sull'incapacità del mercato di garantire sufficienti investimenti per la sicurezza energetica) oggi perde le staffe di fronte all'ipocrisia dell'Unione Europea (e perde pure il suo tradizionale aplomb):
"Mi sembra che l’Unione vada sempre più credendo alle proprie bugie. Ad iniziare dal convincimento che la transizione energetica abbia ormai spazzato via sia il metano che il petrolio, che invece soddisfano il 60% dei suoi fabbisogni primari di energia, cinque volte il contributo delle sempre-crescenti rinnovabili... Totalmente fuori rotta rispetto allo scenario net-zero contribuendo a renderlo sempre più irrealistico."
Ma se all'UE riserva questi termini durissimi per lui inconsueti, all'AIE va pure peggio:
"La bassa spare capacity si deve in buona parte all’irresponsabile posizione dell’Agenzia Internazionale dell’Energia di Parigi che dopo aver sproloquiato su “no new investment in oil&gas ever again” ha avuto la sfrontatezza nei giorni scorsi di ammonire sui rischi prodotti da bassi livelli degli investimenti nella ricerca di nuovi giacimenti! A dire di Moody’s, se si vogliono evitare shock di prezzi del petrolio bisognerebbe aumentarli del 50% a circa 550 miliardi di dollari l’anno. Con prezzi, altrimenti, che si porterebbero a 150-200 dollari al barile."
Fino a pochi mesi, cioè fino all'esplosione dei prezzi del gas e dell'elettricità, Clò, nelle sue critiche alla monocultura delle Fer elettriche (allora purtroppo più ironiche che animose come sono - giustamente - quelle di oggi), era di fatto un isolato persino nella Rivista Energia di cui è ispiratore e di cui è stato fondatore assieme a Romano Prodi. A proposito di Prodi, sarebbe opportuno che anche l'ex presidente della commissione UE su questo argomento modificasse i suoi abituali toni curiali, ma soprattutto che si facesse interprete delle stesse tesi di Clò. Nella facile disponibilità a buon mercato delle fonti energetiche c'è in gioco non solo il destino economico dell'Europa, ma la sua stessa civiltà.