Visco (Bankitalia): "All'orizzonte ci sono nuove sfide che vanno ad aggiungersi a quelle poste dalla transizione verde, che possono renderla addirittura più ardua". Che cosa significa "addirittura più ardua"? Non si era detto che bastava piantare pale e pannelli dappertutto?
L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.
Durante un convegno a Roma, che dal titolo e dal programma minacciava di essere la solita sbrodolata di buoni sentimenti e di banalità buoniste, il governatore della Banca d'Italia ha lanciato qualche siluro alla narrazione dell'Italia del "boom economico" e del "governo dei migliori", culminata con le ovazioni degli ottimati durante le prime teatrali - e poi in Parlamento poche settimane fa - per il bis di Mattarella, incarnazione del nuovo miracolo italiano.
Lo abbiamo appreso, nel silenzio degli altri giornali, dall'articolo siglato vi.p. su La Repubblica di oggi, che abbiamo scelto per la nostra edicola quotidiana.
Visco ha parlato (questa volta in italiano) di una svolta con conseguenze "difficili da prevedere sul piano economico, politico e sociale" e che è "a repentaglio l'assetto economico e finanziario internazionale".
Quello che più ci importa è questa frase dell'articolo:
All'orizzonte, ha detto Visco, ci sono "nuove sfide" che vanno ad aggiungersi a quelle "poste dalla transizione verde, che possono renderla addirittura più ardua".
Allarme! Che cosa significa "più ardua"? Anzi: "addirittura più ardua"? Non si era detto fino a ieri, in tutte le sedi istituzionali e sui media, che la "transizione verde" alla "decarbonizzazione integrale" dell'Europa "primo continente climaticamente neutro" nel 2050 era facilmente a portata di mano? Non si era detto che gli unici ostacoli al Paradiso verde sulla Terra, che avrebbe portato energia e aria pulita, ricchezza, occupazione e benessere a volontà "solo" ricoprendo l'Italia di pale eoliche e pannelli fotovoltaici, erano le ottuse Soprintendenze ed i miserabili comitati Nimby?
Ci viene detto solamente adesso da un autorevole membro dell'élite italiana, dopo almeno vent'anni di retorica facilona, che già prima della guerra la "transizione verde" sarebbe stata un'impresa "ardua"? C'è voluta la guerra per farci sapere che il problema irrisolvibile della "transizione energetica", che avrebbe reso impossibile abbandonare le fonti tradizionali (problema che tutte le nostre degenerate élite globalizzatrici conoscevano perfettamente ma che fingevano di non conoscere per opportunismo o conformismo), erano i costi e la sicurezza energetica?
Visco ci dice anche che - leggiamo sempre nell'articolo della Repubblica - il pericolo è che ci sia "un brusco rallentamento dell'apertura dell'interdipendenza della globalizzazione" e che c'è il rischio di tornare a una dimensione più regionalizzata, con minori movimenti di "persone, merci, capitali".
Ma dopo anni (dal 2007, non da ieri) di immiserimento della popolazione italiana in pieno tracollo demografico, dopo due anni di pandemia con alcuni mesi di reclusione domiciliare (cosa mai avvenuta nella storia dell'umanità), dopo la ricomparsa della minaccia di una invasione esterna in Europa ed il concretizzarsi, dopo quasi ottant'anni, del pericolo di carestie e restrizioni nelle forniture energetiche, siamo davvero sicuri che "un brusco rallentamento dell'apertura dell'interdipendenza della globalizzazione" sia un pericolo e che "una dimensione più regionalizzata, con minori movimenti di persone, merci, capitali" sia un rischio e non una manifestazione della benignità - verso gli obnubilati italiani - della Provvidenza Divina?