Agire solo sugli "extra-profitti" perpetua l'era delle fonti fossili.

 

Rimettere in discussione il trentennio del libero mercato europeo dell'energia che, è ormai evidente, ha fallito su tutti i fronti.

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

Proponiamo un altro articolo di Giuliano Garavini, di cui ci eravamo già occupati di recente, apparso sul Fatto Quotidiano di lunedì:

 

"La posta in gioco è niente di meno che rimettere in discussione il trentennio del libero mercato europeo dell'energia che, è ormai evidente, ha fallito su tutti i fronti: sul fronte della sicurezza energetica (siamo più insicuri che dopo l'embargo del 1973 e durante la Guerra fredda), sul fronte della decarbonizzazione (sostanzialmente il mix energetico è invariato dal 1990 e rimane incentrato sui fossili), sul fronte dei prezzi (costantemente più alti dell'inflazione e ora fuori controllo), e sul fronte della "democrazia" del sistema energetico (un numero ridotto di imprese oligopolistiche private controlla un mercato di mezzo miliardo di consumatori). Le frontiere della discussione sono due. La prima riguarda la necessità di un intervento diretto dello Stato nella produzione di energia. Il secondo... è la rimessa in discussione del meccanismo di formazione del prezzo. Il ritorno in auge del "prezzo politico" dell'energia riguarda a sua volta due fronti: un fronte interno, per garantire contro i rincari delle bollette, e uno esterno per ottenere prezzi migliori per il petrolio e gas importati."

 

Sottoscriviamo tutte le osservazioni qui sopra tranne che per una parola: "decarbonizzazione", ormai diventata un mantra capace di riunire anti-capitalisti (come Garavini stesso), anti-industrialisti, anti-occidentali, anti-illuministi, anti-homo sapiens e quant'altro, che andrebbe sostituita con "contrasto al cambiamento climatico". La (ri) nazionalizzazione del sistema dell'energia, che noi avevamo già suggerito, permetterebbe inoltre di disporre di quelle immense e imprescindibili risorse statali, senza bisogno di ricorrere ad ulteriore indebitamento pubblico a danno della "next generation", da investire nella ricerca e nello sviluppo di autentiche soluzioni al problema del cambiamento climatico in grado di archiviare la bischerata della "decarbonizzazione" attraverso pale eoliche e pannelli fotovoltaici iper-sussidiati, che, per usare le stesse parole di Garavini nel suo articolo, è ormai evidente, ha fallito su tutti i fronti.

 

Alberto Cuppini