Davide Tabarelli (Nomisma Energia): "Se l’Arera dovesse applicare le variazioni del mercato a ottobre avremmo aumenti del 100%, un raddoppio sia per la luce sia per il gas."
L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.
Giungemmo: è il Fine. Dall'articolo di Fausta Chiesa sul Corriere della Sera di oggi "Elettricità, costo record a 549 euro. Rischio nuovi aumenti in bolletta":
"Con i 549 euro di ieri il prezzo dell’elettricità al megawattora in Italia ha toccato il record di agosto, il secondo di sempre dopo quello di luglio a 564. Il boom segue il massimo storico a 251 euro del giorno precedente raggiunto dal gas... Che cosa succederà con il prossimo aggiornamento delle bollette, se i prezzi resteranno su questi livelli, più del doppio rispetto ai 100 euro medi della primavera, quando già il prezzo era quadruplicato rispetto a inizio 2021? "Se l’Arera dovesse applicare le variazioni del mercato – analizza Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia – a ottobre avremmo aumenti del 100%, un raddoppio sia per la luce sia per il gas."
L'ennesimo balzo verso l'alto del prezzo del gas dopo Ferragosto ha convinto persino i giornaloni che già in autunno potrebbe (potrebbe...) succedere un disastro. Ho trovato denso di significati simbolici che ieri il Corriere della Sera, di fatto organo ufficiale del PD, abbia sdoganato in un articolo ("Dall'Olanda alla Sicilia, il caro megawattora ipoteca la crescita" di Fabio Savelli) le cupe profezie ("Prepariamoci a fermate produttive e casse integrazioni a settembre") di Gianclaudio Torlizzi, finora ignorato e lasciato a scrivere gli articoli a quattro mani con Guido Crosetto.
Forse al Corriere comincia ad emergere qualche dubbio che sia un gravissimo errore, proprio mentre tutti cercano disperatamente il gas per il prossimo inverno, affidarsi all'ideologia di chi sostiene che "il gas non è il futuro", che, mentre incombono fermate produttive e casse integrazioni già a settembre, ci dice che "dobbiamo una risposta ai nostri figli, ai ragazzi di Fridays for Future che a migliaia invasero le città di tutto il mondo nel 2018 e 2019" e che invita a contrastare le "destre italiane" perchè "scelgono il nero fossile", fingendo di credere che l'Italia possa funzionare con... le pale eoliche ("Se vogliamo davvero salvare il pianeta, dobbiamo anche avere il coraggio di cambiare un po' il paesaggio per proteggerlo").
E' solo un'impressione, naturalmente: non siamo nella testa dell'editore del Corrierone. Ciò che è sicuro, invece, è che, in queste settimane pre-elettorali, questi dubbi se li stanno ponendo i pensionati, che oggi sono la base elettorale del PD, di fronte alla concreta prospettiva di ritrovarsi presto al buio e al freddo. E senza pensione. Perchè, se le aziende chiudono e i giovani non lavorano, le pensioni correnti, prelevate forzosamente dalle retribuzioni dei lavoratori in essere, non verranno pagate.
Non riteniamo tuttavia che le elezioni del prossimo mese potranno cambiare molto, e non solo in materia di politica energetica. Considerati i vincoli internazionali e la perdita di sovranità dell'Italia, le elezioni politiche italiane sono poco più di un sondaggio d'opinione, perchè l'Unione Europea, la Banca Centrale Europea ed i "Mercati" (che detengono il mostruoso debito pubblico italiano, che si è ulteriormente dilatato con la follia di mesi e mesi di "lockdown" per il Covid e si dilaterà ancor di più con il "Next Generation EU") pretenderanno un governo italiano "amico". Ovvero: succube.
Se Enrico Letta fosse un politico di vaglia, si potrebbe persino pensare che la crisi di governo l'abbia orchestrata lui stesso, per permettere al suo partito (il maggiore responsabile, ancor più dei grillini, della follia del "tutto rinnovabili" in Italia) di uscire dal governo al momento giusto e lasciare la patata bollente (e l'assunzione delle responsabilità del disastro socio-economico che si sta avvicinando) alle "Destre". Il PD potrebbe in questo modo sopravvivere come il PCI è sopravvissuto grazie a Tangentopoli.
La soluzione arriverà, con ogni probabilità, dalla Germania (l'incontrastato - e sciagurato - Dominus dell'Unione Europea post '89), dove la classe dirigente ha maggiore consapevolezza della crisi incombente.
Come al solito, l'osservatore più acuto del problema si conferma Paolo Annoni del Sussidiario che, nell'articolo (leggetelo tutto dal sito web) "Oltre il nuovo record del gas/ Tre “allarmi” che arrivano dalla Germania" (dove "tutto questo accade nonostante negli ultimi due decenni siano stati spesi centinaia di miliardi di euro per la “transizione energetica”), individua il possibile cambiamento del paradigma europeo in ciò che accadrà entro breve in Germania con gli imminenti provvedimenti (nuove tasse e rolling blackout) decisi dalle previdenti autorità tedesche:
"È una decisione che, per quanto dolorosa, ha una logica e serve a impedire che l’industria tedesca collassi sotto il peso di bollette energetiche che la mettono fuori competizione... Le conseguenze politiche sono imponderabili. Volendo mettere la questione su un piano finanziario è chiaro che non c’è debito per quanto piccolo che possa resistere a uno scenario di povertà energetica... L’ideologia arrivata a sbattere contro il muro della realtà lascia il passo al buon senso. O almeno si spera che si tratti di questo."
Tra poche settimane si comincerà a ballare per davvero. Ribadisco la mia convinzione che presto non sentiremo più parlare di "rinnovabili". Nè in Italia nè in Europa.
Alberto Cuppini