Guido Crosetto: "Per il momento l'abbraccio incestuoso tra grande finanza, apparati burocratici e politici, che spinge non per una progressiva transizione energetica ma per uno switch violento lontano dal fossile, rimane troppo forte per essere scardinato."
L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.
Sul nuovo numero del settimanale The Post Internazionale abbiamo trovato per caso, ben nascosto a pagina 67, questo articolo dall'innocuo titolo "No gas, no party" firmato dalla ormai consolidata coppia Crosetto-Torlizzi, che di solito scrive sul Sole 24 Ore e di cui ci eravamo già occupati nella nostra edicola.
Quello di oggi, però, è decisamente un boccone troppo grosso da far mandare giù al quotidiano confindustriale. La prima parte dell'articolo è un'analisi (che condividiamo appieno) del perchè "tutte le decisioni di politica energetica adottate dall'Occidente a partire dallo scoppio dell'aggressione russa contro l'Ucraina in avanti si sono rivelate un fallimento" scritta verosimilmente da Gianclaudio Torlizzi, che è un analista nel settore materie prime. Tutto molto interessante, ma che non ci dice niente che già non sapessimo.
Il bello arriva alla fine, con le soluzioni di politica energetica controcorrente proposte e soprattutto con le valutazioni politiche che sono, in tutta evidenza, opera di Guido Crosetto:
"Non c'è quindi alternativa al razionamento dei consumi? In realtà ci sarebbe ma non viene presa in considerazione per ragioni ideologiche e riguarda la revisione delle politiche climatiche su cui insiste un tabù che ritroviamo ormai solo nelle dottrine religiose e che appare ancora più fuori luogo se accompagnato al già complicato affrancamento dal gas e dal petrolio russo. Basterebbe (si fa per dire, naturalmente) annunciare la ristrutturazione dei Green Deal da parte di Washington e Bruxelles sia per provocare, in un primo momento, il crollo immediato in Borsa delle materie prime sia per innescare poi una nuova azione in investimenti in capacità produttiva frenati proprio per l'adesione ai criteri di Esg. Ma per il momento l'abbraccio incestuoso tra grande finanza, apparati burocratici e politici, che spinge non per una progressiva transizione energetica ma per uno switch violento lontano dal fossile, rimane troppo forte per essere scardinato. Forse è arrivato il momento di pensare a un intervento da parte degli Stati direttamente nelle attività di estrazione e raffinazione nel settore delle materie prime. La nuova guerra fredda che si sta dipanando tra le democrazie liberali e i regimi autoritari non si può pensare di vincerla con distorti dettami di natura etica, ma dimostrando che il modello economico occidentale è in grado di affrontare con successo le sfide del futuro."
E dunque, Crosetto e Torlizzi vanno persino oltre a quanto da sempre propone la Rete della Resistenza sui Crinali per fermare la speculazione green e con essa la guerra. Ricordiamo ciò che scrivevamo già molti mesi fa:
"Sospendiamo subito il sistema ETS, per spazzare via in un colpo solo la speculazione che ha fatto esplodere i prezzi dell’energia. L'illusione della commissione Von der Leyen di poter fare a meno degli idrocarburi fossili entro il 2050 è stata l'innesco della crisi energetica ed ha fornito a Putin una enorme massa di valuta pregiata che gli ha permesso di pianificare ed ora realizzare la sua sconsiderata avventura in Ucraina."
Nell'articolo di oggi, invece, si mette (giustamente) in discussione addirittura "l'adesione ai criteri Esg".
Scrivendo di "intervento da parte degli Stati", poi, si va persino oltre alla nostra richiesta di ri-nazionalizzazione del settore energetico, a dimostrazione che un'economia mista è perfettamente compatibile con una "democrazia liberale" in grado di contrastare i "regimi autoritari". Anzi, aggiungiamo noi, un'economia mista è sicuramente più liberale di un'economia schiava di concetti aberranti come "criteri Esg" o "Tassonomie", che rischiano di produrre in futuro abomini persino peggiori del pur grottesco Regolamento "Governance".
Un simile riconoscimento delle nostre tesi, sebbene ormai troppo in ritardo per evitare i terribili disastri attualmente in corso, ci fa sicuramente piacere. Ma non è questo il punto. Quello che conta è che questo articolo lo firma Crosetto, che la prossima primavera, dopo le elezioni politiche (sempre ammesso che si tengano), sarà ministro dello Sviluppo Economico del governo Meloni, che per prima cosa abolirà il ministero della "Transizione Ecologica". Poi arriverà la Troika, che per prima cosa pretenderà un governo Draghi bis.
Alberto Cuppini