Dalla Staffetta Quotidiana di giovedì scorso: "Incentivi Fer: aste deludenti".
La balla degli obiettivi Pniec al 2030 delle Fer elettriche senza incentivi (perchè nel 2020, secondo la Strategia Energetica Nazionale del 2017 di Gentiloni e Calenda, il settore avrebbe raggiunto la parità di mercato) è durata lo spazio di un mattino.
Non solo gli impianti delle Fer elettriche non programmabili dovranno essere incentivati (ossia: sussidiati) in perpetuo, ma gli incentivi attuali dovranno essere alzati, come da noi ampiamente previsto, fino a tornare, inevitabilmente, ai livelli precedenti alla riforma del 2012. Si dovranno riproporre quei "tassi di ritorno che non sono umani" (la definizione è dell'ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda), con un verosimile raddoppio della spesa, che ha finora comportato un impegno finanziario per gli utenti delle bollette di 230 miliardi.
L'ANEV reagisce al flop delle aste chiedendo esplicitamente incentivi da ora fino al 2030.
Leggiamo dalla Staffetta Quotidiana di venerdì scorso, nell'articolo "Rinnovabili, Anev: aste fino al 2030 per raggiungere gli obiettivi del Pniec":
"Per raggiungere gli obiettivi del Pniec “l'Italia necessita di un allungamento dei meccanismi di aste competitive ben oltre il 2021 (avrebbe senso pensare al 2030 come per gli obiettivi del Pniec) e una semplificazioni profonda dei meccanismi autorizzativi, sempre nel rispetto delle tutele ambientali e paesaggistiche necessarie”.
Bell'autogol... Così quei geniacci dell'Anev mettono in difficoltà l'onorevole Benamati del PD e gli altri filoeolici, che li hanno sempre indirettamente sostenuti (fissando obiettivi di produzione Fer al 2030 inverosimili perchè a costo zero per il Paese) anche in commissione Attività produttive della Camera. Se io fossi un commissario dell'opposizione lo (li) farei a pezzi. L'Anev ha sbugiardato Benamati su quanto da lui (e da loro) sostenuto durante tutte le audizioni per il Pniec. Cioè che dal 2020 non ci sarebbe più stato bisogno di incentivi per le rinnovabili, perchè i prezzi degli impianti erano crollati. E lo sbugiardamento avviene già nel maggio 2020! Ancor prima che il Pniec italiano al 2030 sia stato approvato dall'Europa! Un bel record...
Più accettabile nelle sue richieste, dal punto di vista degli oneri finanziari a carico della collettività, Elettricità Futura, con il suo nuovo Presidente Re Rebaudengo (che rappresenta, senza più infingimenti e prestanomi, il ruolo egemone del FV nel settore della produzione elettrica).
Leggiamo sempre dalla Staffetta di venerdì, nell'articolo "Aste Fer, EF: risultato deludente, semplificazione autorizzativa non rinviabile", che EF chiede, tra le varie semplificazioni, il superamento del divieto di incentivazione per gli impianti FV su aree agricole.
I fotovoltaici, che hanno egemonizzato l'associazione confindustriale dei produttori elettrici con la forza bruta dei 6,5 miliardi annui di rendite parassitarie che si sono garantiti sotto forma di incentivi, vogliono soprattutto (a parte le altre chiacchiere) la rimozione del divieto imposto dal ministro delle Politiche agricole Mario Catania (del governo Monti) di concedere incentivi al FV su aree agricole. Questo terrorizza l'Anev, che così perderebbe tutte le aste miste di eolico e di FV nei campi.
Ecco spiegata la clamorosa - ennesima - gaffe di Simone Togni e compagnia. Ora gli eolici, non avendo saputo accontentarsi di quanto già conseguito, placando le proprie brame di profitti ai danni del bene pubblico, rischiano di rompere il giocattolo. A qualcuno, in Excelsis, potrebbe venire il dubbio di avere a che fare con dei cacciaballe che danneggiano la credibilità di tutte le politiche di contrasto ai cambiamenti climatici.
Alberto Cuppini