In Germania si moltiplicano i segnali di insofferenza verso l'Energiewende

Dopo Markus Krebber, amministratore delegato del colosso energetico tedesco RWE, ("in Germania ci stiamo comportando da anni come se la questione dell'aggiunta di capacità sicura fosse qualcosa che può essere rinviato. Eppure possiamo vedere chiaramente  già oggi che cosa succede quando spegniamo tale capacità e non forniamo alcun backup per le energie rinnovabili") anche Jörg Krämer, capo economista della Commerzbank, ("I doppi costi fissi per i sistemi energetici verdi e tradizionali sono la ragione principale degli alti prezzi dell’elettricità in Germania") abbandona la trita narrazione delle pale e dei pannelli miracolosi.

 

"Potrebbe essere stato scritto da un maestro del neorealismo per quanto infila senza pietà il dito nella piaga. Un grido d’aiuto, una pubblica ammissione di impotenza energetica – in tutti i sensi, anche tecnico – di fronte alla prima criticità meteo palesatasi a sua volta nel primo, vero giorno di clima avverso e domanda in aumento. Il famoso picco del 6 novembre, appunto. Superato nell’arco di pochi giorni, certo. E senza entrare in uno stato di emergenza tale da scomodare i media, ancora prevalentemente improntati alla narrativa del catastrofismo green."

 

Così Mauro Bottarelli sul Sussidiario del 26 novembre nell'articolo "I dati tedeschi sull’energia che non possono non preoccupare l’Italia", dedicato al post pubblicato su Linkedin da Markus Krebber, amministratore delegato del colosso tedesco RWE, uno dei principali gruppi energetici europei. Riportiamo di seguito la traduzione integrale del post:

 

"All'inizio di questo mese, la fornitura di energia elettrica tedesca ha raggiunto i suoi limiti.

Nelle ore serali del 6 novembre, il prezzo dell'elettricità è aumentato in modo estremamente rapido ed estremamente brusco, a più di 800 euro al megawattora. Ciò lo ha reso circa dieci volte più costoso del solito. Ci sono state proteste, ma non sono durate a lungo. Tuttavia, l'intera faccenda è stata più di un semplice colpo di avvertimento.

Le fasi in cui vento e sole producono solo una quantità limitata di elettricità (una cosiddetta Dunkelflaute) sono normali. E saranno sempre ragguardevoli, quindi dobbiamo essere preparati. Per garantire la stabilità (la stabilità del sistema nel suo complesso e la stabilità dei prezzi in particolare). Dopo tutto, questi prezzi elevati sono un'indicazione assolutamente affidabile dello stato della sicurezza dell'approvvigionamento in Germania. Sono il risultato di un'offerta troppo scarsa.

Quindi diamo un'occhiata alle cifre del 6 novembre: la domanda era di circa 66 GW. Era coperto dalla produzione nazionale (circa 53 GW) e dalle importazioni (circa 13 GW). Quasi l'intera offerta nazionale era disponibile (solo 4 GW circa non erano disponibili, il che non è insolito). In termini di capacità di importazione, solo 3 GW circa di capacità di interconnessione non erano disponibili (anche questo non è insolito).

In termini concreti, ciò significa che la stessa situazione non sarebbe stata gestibile in un altro giorno con un carico di picco più elevato. Ad esempio, in gennaio. La domanda di elettricità più elevata dell'anno è stata il 15 gennaio, con oltre 75 GW. Quasi 10 GW in più rispetto al 6 novembre!

E in Germania ci stiamo comportando (da anni) come se la questione dell'aggiunta di capacità sicura fosse qualcosa che può essere rinviato. Eppure possiamo vedere chiaramente  già oggi che cosa succede quando spegniamo tale capacità e non forniamo alcun backup per le energie rinnovabili.

No, non abbiamo più tempo, anzi: proprio il contrario. Il tempo sta per scadere. L'aumento è urgente, e non solo da questo mese."

 

Ve lo immaginate Flavio Cattaneo, amministratore delegato dell'Enel, fare altrettanto? Ma la diversa percezione dell'emergenza in Germania (dove il problema dell'eccessivo potenziale elettrico non programmabile, bisogna riconoscerlo, è molto più grave che in Italia) non riguarda solo i dirigenti delle grandi aziende energetiche. Un paio di giorni fa mi è capitato di leggere questo titolo sul Quotidiano Energia: "Germania, il governo vuole ridurre i prezzi elettrici" che mi ha incuriosito, e perciò, nel silenzio dei giornaloni italiani, per saperne di più ho fatto una ricerca per scandagliare in rete i quotidiani tedeschi. Ho trovato, tra gli altri, un articolo sul sito web della TV pubblica ZDF dal titolo "Abbassare i prezzi dell'energia elettrica industriale come soluzione?".

 

Abbiamo così appreso che il ministro dell'Economia Robert Habeck intende ridurre gli elevatissimi prezzi dell'elettricità in Germania con sussidi a breve termine, utilizzando i 5,5 miliardi di euro stanziati originariamente per la fabbrica Intel di Magdeburgo. Questa ennesima toppa in un vestito ormai consunto è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Si sono moltiplicate le espressioni di insofferenza verso le fonti di energia non programmabile da parte non solo di imprenditori ma anche dei capi economisti di alcune grandi banche intervistati dalla ZDF, ed in particolare quello della Commerzbank:

 

"Jörg Krämer è anche critico nei confronti del mantra di Habeck secondo cui solo la massiccia espansione delle energie rinnovabili può risolvere tutti i problemi legati ai prezzi elevati dell'elettricità: "Non funzionerà. Serve anche un carico di base stabile quando non splende il sole o non c'è vento non soffia."

Le energie rinnovabili hanno senso solo se l’infrastruttura per la distribuzione e lo stoccaggio viene ampliata più rapidamente. Questo è ora il problema più grande dell’installazione di nuovi sistemi. L'elettricità verde attualmente ha sempre bisogno come partner dell'elettricità convenzionale controllabile da gas, carbone o energia nucleare per coprire i periodi bui, indipendentemente dal numero di pannelli solari e turbine eoliche. I doppi costi fissi per i sistemi energetici verdi e tradizionali sono la ragione principale degli alti prezzi dell’elettricità in Germania. Questa intuizione non dovrebbe essere una novità per il ministro federale dell’Economia."

 

Rimaniamo in fiduciosa attesa che qualche economista o banchiere cuor di leone italiano faccia (dica) pure lui le stesse cose.

Ormai il Re è nudo, ma in Italia tutti tacciono e aspettano che il disastro energetico si manifesti in modo irreversibile pur di non bruciarsi le dita ed essere tacciato di negazionismo o, peggio ancora, di avere provocato lui stesso la crisi con parole disfattiste verso le magnifiche sorti e progressive delle pale e dei pannelli miracolosi.

E così, condotta per mano dal suo establishment politicamente corretto, l'Italia imbocca con decisione il sentiero per il ritorno garantito al Medioevo.

 

Alberto Cuppini