Re Rebaudengo (presidente di Elettricità Futura) pretende 60 gigawatt di energia rinnovabile in 3 anni: "Dieci anni fa siamo riusciti a istallare 11 gigawatt (di fotovoltaico) in un anno senza avere la tecnologia che abbiamo oggi. Purtroppo le semplificazioni di cui tanto si parla non ci sono o sono largamente insufficienti." Purtroppo...
L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.
Il presidente di Elettricità Futura Re Rebaudengo, nell'articolo di Laura Serafini sul Sole 24 Ore che abbiamo scelto per la nostra edicola di oggi, "torna a rilanciare la necessità di avviare un piano per realizzare 60 gigawatt di energia rinnovabile in 3 anni a un ritmo di 20 gigawatt all'anno... l'esecutivo, e in particolare il Mite, non ha mai dato una risposta".
60 GW rappresentano il massimo della potenza elettrica mai richiesta in Italia, che si andrebbero ad aggiungere ad una pletora di altri costosissimi impianti ad energia rinnovabile non programmabile che già stanno distorcendo la rete e il mercato elettrico e che, molto presto, faranno nascere il problema di che cosa fare dell'energia elettrica prodotta in sovrappiù, che dovrà essere comunque pagata, durante le ore di maggiore insolazione.
Come da noi ripetuto decine di volte, la decisione della commissione europea di giungere alla decarbonizzazione integrale grazie alle "rinnovabili" e al sistema Ets, per fare dell'Europa il "primo continente climaticamente neutro" già nel 2050, è stata la scintilla che ha fatto esplodere la crisi dei prezzi dell'energia, generando quegli extra profitti che hanno permesso a Putin di scatenare la guerra d'aggressione all'Ucraina.
Elettricità Futura è la vecchia Assoelettrica, che è stata colonizzata dai "rinnovabilisti" ed in particolare dai produttori da fotovoltaico, diventati onnipotenti grazie alle rendite assurdamente alte che sono state graziosamente concesse loro con i famigerati "Conti energia". In virtù di quelle regalie, da imputare principalmente all'azione dei lobbysti nell'ultimo governo Berlusconi, un Mwh prodotto dai pannelli riceve in media 300 euro di "incentivi", quando nel 2009 un MWh di elettricità costava sul mercato all'ingrosso 60 euro al MWh. Per calcolare i ricavi dei nostri oligarchi del sole, a quegli incentivi si deve aggiungere il prezzo di mercato (PUN) che, nel frattempo, grazie appunto alla politica di rinuncia agli investimenti in fossili per favorire le "rinnovabili", è schizzato nell'ultimo mese fino a 271 euro al MWh di media. Morale della favola: adesso stiamo pagando l'elettricità da fotovoltaico quasi 10 volte di più (10 volte di più: il 1000%) di quanto pagheremmo l'elettricità all'ingrosso senza i piani europei per "decarbonizzare".
Oltre a tutti gli altri effetti distorsivi, un simile flusso di cassa (per il solo FV lo Stato garantisce 6,7 miliardi all'anno per "incentivare" impianti da tempo ammortizzati, e la grande cuccagna durerà fino al 2031) ha reso Elettricità Futura onnipotente non solo entro la Confindustria, che senza i contributi delle ex partecipate e dei nuovi boiardi creati dallo Stato farebbe fatica a stare in piedi.
La prima cosa che un governo minimamente serio dovrebbe fare nell'attuale stato di emergenza - per l'Italia, per la sua economia e per l'industria in particolare - dovrebbe essere la sospensione di imperio degli incentivi al fotovoltaico. E invece ci tocca leggere, ancora nell'articolo di oggi del Sole, quotidiano della Confindustria:
"L'industria italiana (ma quale industria italiana? I pannelli arrivano dalla Cina. Ndr) è in grado di rispettare quegli obiettivi - spiega Re Rebaudengo -. Dieci anni fa siamo riusciti a istallare 11 gigawatt in un anno senza avere la tecnologia che abbiamo oggi. Purtroppo le semplificazioni di cui tanto si parla non ci sono o sono largamente insufficienti. Per superare gli ostacoli della burocrazia abbiamo chiesto la nomina di un commissario nazionale e di sub commissari regionali per agire in deroga alle norme diverse da quelle penali. Ma anche su questo non c'è stata risposta".
Chissà mai perchè.
L'uomo che volle farsi Re Rebaudengo.