Mentre noi ci suicidiamo con il green, il mondo raddoppia il consumo del carbone

Sergio Giraldo: "Il rapporto dell'Aie certifica l'inanità degli sforzi europei per ridurre le emissioni... Una spinta folle verso il green a tutti i costi (in senso letterale) che sta demolendo ciò che resta dell'industria europea".

 

Annunciato da un titolo in prima pagina del Sole 24 Ore di oggi ("Consumo globale di carbone raddoppiato in 30 anni") l'articolo di Sissi Bellomo dove si riconosce che, se la popolazione terrestre in 30 anni è aumentata del 50% e il PIL globale è triplicato (facendo uscire miliardi di persone dalla miseria) è inutile parlare di riduzione dei consumi di carbone, il combustibile fossile più a buon mercato, sebbene "super inquinante". Il Sole però persiste nell'errore affermando che "Oggi c'è l'alternativa delle rinnovabili con costi di realizzazione degli impianti che sono crollati rendendole competitive con le fonti fossili" aggiungendo però (bontà sua): "Ma il sole e il vento, fonti intermittenti, hanno bisogno di sistemi di stoccaggio e altri impianti di generazione che, tolto il nucleare (e l'idroelettrico quando c'è), bruciano combustibili fossili". Negando così, in modo implicito, l'affermazione precedente, ovvero qualsiasi carattere "alternativo" all'eolico e al fotovoltaico.

La Bellomo arriva buona ultima a discettare del rapporto sul carbone pubblicato mercoledì dall'Agenzia internazionale dell'energia (Aie), dopo che ieri se n'erano occupati tutti, a cominciare da Sergio Giraldo su La Verità, che, meno preoccupato della political correctness rispetto alla Bellomo, nel suo articolo (anch'esso annunciato in prima pagina col titolo "Più noi ci suicidiamo con il green più il mondo consuma carbone") andava diritto al vero problema:

"Il rapporto dell'Aie uscito ieri certifica l'inanità degli sforzi europei per ridurre le emissioni... Una spinta folle verso il green a tutti i costi (in senso letterale) che sta demolendo ciò che resta dell'industria europea".

Questo ennesimo rapporto sugli abnormi consumi globali di carbone, costantemente in crescita fin dalla prima conferenza mondiale dei capi di Stato sull'ambiente a Rio de Janeiro nel 1992, non fa che confermare, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, la correttezza dell'approccio di Lucio Caracciolo, ovvero che il cambiamento climatico è un problema ultra complesso e che, come tale, richiede una molteplicità di soluzioni altrettanto complesse. A cominciare, in parallelo all'aumento della spesa in ricerca scientifica, da quelle di mitigazione e di adattamento che hanno effetto immediato a livello locale. Senza affidarsi al mantra del "tutto elettrico" ed alla fede puerile nelle taumaturgiche virtù dei pannelli fotovoltaici e delle pale eoliche, da conficcare ovunque in Italia per... "la Salvezza del Pianeta".

Il pianeta, in realtà, sta andando in tutt'altra direzione rispetto a quanto fantasticato dalle (interessate) gretine di casa nostra e di Bruxelles.

 

Alberto Cuppini