"Un piano unico europeo per la transizione ambientale non c’è e ogni paese va per la propria strada."
Ricordate la nostra ultima edicola intitolata "Von der Leyen: fondo sovrano Ue per ricerca, innovazione e progetti contro i gas serra"?
Contrordine compagni: dalla commissione UE buttano acqua sul fuoco. Anzi: cascate del Niagara sul fuoco. I pompieri (e che pompieri!), accorsi per scongiurare l'incendio delle opinioni pubbliche Nord europee di fronte alla prospettiva di scialacquare i propri denari regalandoli ai fannulloni del Sud, sono stati i vice-presidenti esecutivi della commissione europea Valdis Dombrovskis, Frans Timmermans and Margrethe Vestager.
Lo abbiamo appreso dall'articolo del professor Alessandro Penati sul Domani di ieri 28 gennaio dal titolo "La transizione verde Ue è un enigma", che abbiamo ritrovato integralmente accessibile in linea, sebbene con un titolo leggermente modificato.
Penati fa riferimento, pur senza nominarla, alla lettera pubblicata dal Financial Times di giovedì sotto il titolo "Europe cannot afford to engage in tit-for-tat with the US" (ovvero "L'Europa non può permettersi di ribattere colpo su colpo agli USA", che sottotitola "Non dovremmo lasciare che la nostra risposta all'Inflation Reduction Act minacci il funzionamento dei mercati e la libera concorrenza) scritta a sei mani, per l'appunto, da Dombrovskis, da Timmermans e dalla Vestager.
Questa la considerazione di Penati:
"Il piano americano dovrebbe aver chiarito a Bruxelles e ai governi nazionali che la transizione ambientale richiede enormi capitali; e che questi debbano venire dai privati, perché gli stati non hanno abbastanza risorse; ma, senza un piano chiaro a livello europeo e forti incentivi pubblici comunitari, i privati non investono quanto sarebbe necessario. Ma l’Europa non emulerà il piano americano. Non ci sono risorse comunitarie per finanziare gli incentivi, come hanno riconosciuto i vice presidenti della Commissione, Dombrovskis, Timmermans e Vestager sul Financial Times: il fondo “sovranità” è solo futuribile, i soldi comunitari sono quelli del Pnrr; e arriveranno i fondi dell’aumento del costo dei certificati di emissione, ma solo nel 2030."
Campa cavallo che l'erba cresce...
"Comunque, un piano unico europeo per la transizione ambientale non c’è e ogni paese va per la propria strada."
Non voglio commentare ulteriormente, anche perchè l'articolo è liberamente disponibile sul sito del Domani e Penati è molto esplicito. Leggetevelo tutto. Troverete cose molto interessanti, a cominciare dal sarcasmo sull'ipocrisia, da noi già denunciata in altre circostanze, di chi rilascia interviste intitolate "Il futuro sarà green" negli stessi giorni in cui va in Algeria e Libia a firmare i contrattoni per il gas. Riteniamo comunque che sia meglio l'ipocrisia (e la disponibilità di gas a buon mercato) all'inflessibile, ottuso rigore degli ideologi verdi di Bruxelles che ci vogliono far restare al buio, al freddo e in miseria.
E, sempre nell'articolo di Penati (che è uno dei pochi economisti italiani che ha il coraggio - qualche volta - di parlare fuori dal coro), troverete anche alcune altre considerazioni di macro economia ereticali rispetto al canone mainstream. Dio sa quanto ce ne sia bisogno oggi in Italia.
Alberto Cuppini