Sapelli sul Sussidiario: "L’industria europea va salvata dal Green Deal dell’Ue"

Giulio Sapelli: "l’Europa si troverà colpita da una de-industrializzazione devastante, se si continua con l’imposizione delle regole Ue in merito all’energia e in generale ai temi di regolazione dell’economia."

 

"Green deal disastroso, autoreferenziale, autolesionistico, autodistruttivo..." E chi più ne ha più ne metta. Così hanno cantato in coro mercoledì scorso, davanti all'assemblea della Confindustria, il neo presidente Emanuele Orsini e la premier Giorgia Meloni. Così hanno riportato in coro giovedì mattina (non potendo negare l'evidenza) tutti i giornali italiani.

Adesso però la Meloni dovrebbe rendere edotto anche il ministro Pichetto Fratin per rallentare (meglio: rallentare e modificare) il decreto energia proposto dal ministero dell'Ambiente, con la priorità assegnata, tra le altre bizzarrie, anche ai "progetti eolici onshore di almeno 70 MW". Tutti soldi pubblici buttati e inutile zavorra per il sistema elettrico nazionale.  

Venerdì mattina, poi, abbiamo letto un articolo ("Quel lontano traguardo di una energia gratis e pulita") di Davide Tabarelli sul Sole 24 Ore (annunciato in prima pagina), e quindi del Tabarelli istituzionale, non quello "di lotta" che rilascia le interviste alla Verità o a qualche emittente TV del suo paesello natale. Leggetelo tutto. Frasi forti ("Fuga dalla realtà" parlando di alcune misure indicate nel documento di Sua Santità Draghi). Un ulteriore passettino verso l'esplicita richiesta di buttare a mare le "rinnovabili elettriche" non programmabili (eolico e fotovoltaico). In genere Tabarelli scriveva gli articoli "di governo" sulla Stampa. Naturalmente è un puro caso che invece abbia scritto questo durissimo articolo sul Sole all'indomani del discorso infuocato del presidente della Confindustria contro il Green deal. Ci tengo a fare notare che anche per Tabarelli, come per me, parlare di nucleare "di futura generazione" non è realistico. "Si vada pure spediti sui nuovi reattori di piccola dimensione, ma prima di dieci anni non arriveranno e nel frattempo la nostra industria sarà morta". Tabarelli è doppiamente ottimista: in primo luogo non basterebbero dieci anni per fare partire in Italia neppure i reattori "di passata generazione" ("come quelli in costruzione in Cina"), anche se per miracolo l'opinione pubblica diventasse improvvisamente favorevole. In secondo luogo perchè la morte dell'industria italiana, con queste regole del gioco imposte da Bruxelles, sarà molto più repentina di quello che pensa lui.

A proposito del Sole ed a testimonianza di questa sua improvvisa consapevolezza di una tragedia imminente, ieri mattina (sabato) in prima pagina apparivano (tutti assieme) titoli come "rinviare lo stop a diesel e benzina", "La tempesta perfetta" e "Il declino produttivo tedesco".

La consapevolezza di una tragedia imminente era invece già nota e presente da tempo negli scritti del professor Sapelli (primo ministro in fieri del governo giallo-verde prima dell'ancora inspiegabile epifania di Giuseppe Conte), che però ieri, nell'articolo su Il Sussidiario "L’industria europea va salvata dal Green Deal dell’Ue", ne estendeva la portata funesta anche all'ambito "sociale e morale", come anch'io sto cercando da tempo di fare capire ai miei undici lettori:

 

"l’Europa si troverà colpita da una de-industrializzazione devastante, se si continua con l’imposizione delle regole Ue in merito all’energia e in generale ai temi di regolazione dell’economia. È questo che non si comprende nel rapporto Draghi.

 

Le decine di persone che hanno in vario modo contribuito a scriverlo propongono, per risolvere i problemi della carenza di energia, il ricorso di nuovo alle fonti non fossili in forme dispiegate, senza intendere che il declino industriale in questo modo è assicurato, con la desertificazione dell’intero continente, l’Europa, che ha visto nascere l’industria mondiale, prima che gli Usa divenissero quella potenza che sappiamo... Le transizioni Ue imposte dall’alto stanno intaccando la stessa stabilità sociale e morale di intere città europee, con proteste degli abitanti che non reggono più il livello di de-civilizzazione che l’overtourism inevitabilmente provoca, con l’aumento di un’insicurezza già fortissima e diffusa in tutte le nazioni europee colpite anche e soprattutto da flussi migratori insostenibili perché non si incrociano con la creazione di posti di lavoro, ma solo con sempre nuove sacchi di emarginazione."

 

Queste frasi sono solo la crème de la crème del superbo articolo di Sapelli. Perciò andate a gustarvelo con la massima calma sul sito web (ad accesso libero e gratuito) del Sussidiario. Ve lo raccomando di cuore: saranno cinque minuti spesi bene.

 

Alberto Cuppini