In Sardegna il coinvolgimento dell'opinione pubblica contro l'eolico ha superato il punto di non ritorno. Per la prima volta una star internazionale del cinema, Caterina Murino, la Bond girl di Casino Royale, ha avuto il coraggio di assumere una posizione politicamente scorretta contro il Pensiero Unico Globalista, in difesa della propria terra e della propria gente. La prova provata della rivolta sarda contro le soperchierie dell'eolico è arrivata con il clamoroso successo della raccolta firme organizzata da tutte le amministrazioni locali per sostenere la proposta di legge di iniziativa popolare denominata "Pratobello '24".
La rivolta dei territori. Non può evitare di chiamarla così nemmeno la Staffetta Quotidiana, nell'editoriale del 2 agosto, nonostante nella sua home page sia ricomparso da qualche mese l'inquietante logo di sponsorizzazione dell'Anev:
"C'è un fremito in queste settimane nel mondo delle rinnovabili: è partito il conto alla rovescia dei 180 giorni entro i quali le Regioni dovranno legiferare sulle aree idonee. La rivolta dei territori, se così vogliamo chiamarla, nasce da una carenza di politica e di programmazione. Più che guardare a improbabili modelli, restiamo sul pezzo. La soluzione per uscire dall'ingorgo, come ai tempi dei tumulti per il pane, è una: adelante, Pedro, con juicio, si puedes."
Esempio preclaro di "rivolta dei territori" contro le prevaricazioni delle "rinnovabili" e dell'eolico in particolare è la Sardegna. Con una rapida ricerca su Google si possono trovare, sebbene fino a poco tempo fa solo sulla stampa sarda, infiniti casi di sollevazioni popolari contro le soperchierie degli speculatori dell'energia "pulita", che ritengono di essere i Salvatori del Pianeta e, come tali, onnipotenti.
In particolare si è distinto, in questa rivolta sarda di cittadini e pubblici amministratori locali uniti contro simili prepotenze baronali, il paese di Orgosolo. La partecipazione popolare è stata tale e tanta da non poter essere ignorata neppure dai "giornaloni" del continente. Leggiamo dall'articolo di Gianfranco Locci sulla Stampa del 3 agosto "Sardegna contro l'eolico" lo spontaneo ma efficacissimo sfogo di un pastore del luogo:
"Orgosolo è come se fosse un grande albergo. Accogliamo i turisti, sveliamo il nostro magnifico paesaggio. Ebbene, non credo proprio che possa sorgere una "porcilaia" accanto a un grande albergo. Questo è il paragone che viene da fare. Gli impianti eolici avrebbero lo stesso impatto di una porcilaia a ridosso di una bella struttura ricettiva."
"Una porcilaia"... Difficile dargli torto. Altrove (anche in Emilia-Romagna, dove solo adesso qualche politico di spicco comincia a rendersi conto della sottovalutazione del problema eolico) gli italiani fin dall'inizio sono stati troppo carini con l'invasione eolica. Adesso pagano le conseguenze di questa loro condiscendenza. I sardi, invece, non ci vogliono stare.
Il 7 agosto scorso il governo italiano ha impugnato la moratoria recentemente proclamata dalla Regione Sardegna, guidata dalla neo presidente Todde, sulle rinnovabili.
Così facendo, in Sardegna - per la prima volta in Italia - il coinvolgimento dell'opinione pubblica contro l'eolico ha superato il punto di non ritorno. Gli altri italiani se ne sono resi conto leggendo l'articolo di Alberto Pinna sul Corriere della Sera del 9 agosto "Eolico in Sardegna, si accende lo scontro. Confindustria col governo: «Avanti»".
Per la prima volta una star internazionale del cinema, Caterina Murino, la Bond girl di Casino Royale, ha avuto il coraggio di assumere una posizione politicamente scorretta contro il Pensiero Unico Globalista, in difesa della propria terra e della propria gente. Leggiamo dal Corriere:
«Ha ragione Todde. Non ci opponiamo all’energia pulita, ma è pazzesco che si violenti e si distrugga la natura che noi sardi siamo riusciti a salvaguardare per secoli». Caterina Murino... parla da pasionaria: «Nessuno ha il diritto di rovinare il nostro mare, i nuraghi, le domus de janas, di distruggere le terre dei pastori. Non diciamo no alle pale eoliche, ma vogliamo che le mettano dove non fanno danni: che cosa perderebbero? Niente, in Sardegna c’è vento quasi dappertutto». L’attrice si è schierata in prima linea, era a Oristano fra i dimostranti che cercavano di impedire il trasferimento dal porto di uno stock di pale eoliche arrivate dalla Cina. «Siamo un movimento pacifico, gli agenti ci hanno detto: ”Avete ragione”. Ma non siamo disposti a subire questa follia. A me si spezza il cuore quando so che a una decina di chilometri da Carloforte e Calasetta, il mare del Sulcis, dove ho trascorso l’infanzia, potrebbe essere invaso da un campo di altissimi aeromotori».
Tutte argomentazioni da Rete della Resistenza sui Crinali. Continuare con il muro di gomma fin qui alzato da governi romani, televisioni nazionali e giornaloni non sarà più possibile.
La prova provata è arrivata con il clamoroso successo della raccolta firme per sostenere la proposta di legge di iniziativa popolare denominata "Pratobello '24": "Proposta di legge urbanistica della Regione Autonoma della Sardegna – Norme urbanistiche in applicazione dell’articolo 3, lettera f, dello Statuto Autonomo della Sardegna (Legge Costituzionale 3 del 26 febbraio del 1948) – disposizioni normative urbanistiche relative all’insediamento di impianti fotovoltaici industriali a terra e eolici terrestri con recepimento di principi e obblighi di tutela e valorizzazione contenuti in programmi sovranazionali, nazionali e regionali”.
Leggiamo la notizia (ignorata da tutta la stampa nazionale) dall'articolo di Lorenzo Piras sull'Unione Sarda del 10 agosto "Contro l’assalto eolico: raggiunte a tempo di record le 10mila firme per la legge “Pratobello 24”:
"I comitati contro l’eolico confermano che le diecimila firme necessarie per portare la legge di Pratobello all’attenzione e poi, eventualmente, all’approvazione, del Consiglio regionale, sono state raccolte a tempo di record. Ma la tensione non si abbassa: il traguardo da centrare il 16 settembre è ora quello delle cinquantamila firme."
E' stata una vittoria popolare ottenuta grazie all'impegno organizzativo che ha coinvolto tutte le amministrazioni locali della Sardegna, da Cagliari fino ai più piccoli Comuni dell'isola.
Vedremo gli sviluppi dello scontro.
Intanto, nel nostro piccolo, noi resistenti sui crinali dell'Alto Appennino possiamo firmare su Change.org la petizione on-line "Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica!" promossa dal Gruppo di intervento giuridico (GrIG).
Infine una divertente (o spudorata?) curiosità dell'ultimo minuto. Ricordate che cosa scrivevo in conclusione del mio ultimo post sul sito web della RRC sull'outing contro l'eolico in Romagna di Angelo Bonelli?
"Adesso arrivano le parole di condanna pure di Angelo Bonelli. Insomma: pochissimi sono rimasti a difendere l'eolico senza se e senza ma, come quei giapponesi restati per decenni a difendere gli isolotti nel Pacifico dopo la fine della guerra. Oltre ai nostri amici dell'Anev, resistono i soliti tre immarcescibili moschettieri dell'eolico bello e salvifico (in ubiqua rappresentanza della Trimurti ambientalista Legambiente, WWF e Greenpeace, ormai da molti anni sembiante di un'unica teofania eolica). Che ne pensano di cotanta pervicacia nell'impalare l'Italia i soci e gli attivisti di quelle altrimenti benemerite associazioni?"
Benissimo. A conferma della nostra tesi - ed a proposito di Adelante Pedro... sin juicio - oggi leggiamo sull'inserto Venerdì de La Repubblica (imperituro "media partner" italiano dell'eolico taumaturgico), nell'articolo di Roberto Giovannini "Che aria tira in Sardegna", le parole (talmente improvvide da sembrare uno scherzo) pronunciate proprio della moschettiera della suddetta Trimurti ambientalista:
"... secondo Maria Grazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia, dietro (all'assalto eolico alla Sardegna. NdR) c'è altro. "In Sardegna di rinnovabili in realtà ce ne sono pochissime", spiega numeri alla mano: "Tra il 2012 e il 2022 sono stati realizzati effettivamente solo 100 MW di eolico. In tutta la regione ci sono solo 500 MW di Fer. "L'assalto eolico" non esiste: è un allarme creato a tavolino per nascondere il vero assalto contro le rinnovabili e difendere gli interessi economici delle industrie inquinanti, carbone e gas."
Adiosu, WWF, a si biri cun saludi.
Alberto Cuppini