Sabato 16 febbraio pubblico dibattito a Monzuno (BO). Il caso Acqua Fresca.

 

Energia eolica e tutela dell’ambiente

nell’Appennino Bolognese.


Il caso di Acqua Fresca.

 

Sabato 16 febbraio 2019 ore 16.00

Sala M. Marri

Via Luigi Casaglia, 1 Monzuno (BO)

 

Intervengono

 

Dr. Fausto Bonafede  -  WWF Bologna
Considerazioni ambientali sugli impianti eolici con particolare riferimento all'Appennino.


Alberto Cuppini - Portavoce della Rete della Resistenza dei Crinali per l’Emilia Romagna.
Il nuovo Piano Nazionale Energia Clima: dal mini eolico al mega eolico.


Avv. Federico Gualandi - Professore di diritto amministrativo all’Università Iuav di Venezia.
Gli strumenti normativi nelle autorizzazioni degli impianti eolici.


Prof. Gian Battista Vai - già Ordinario di Geologia Stratigrafica all'Università di Bologna
Gli aspetti geologici dell'Appennino.

 

 

Siete tutti invitati per approfondire temi che coinvolgono da vicino il nostro territorio e non solo l'impianto di Acqua Fresca. Non si tratta di un evento accademico ma di un dibattito pensato per permettere ai presenti di porre le loro domande e di confrontarsi con i Relatori sulla tutela dell'ambiente e del paesaggio, sulla sicurezza dei Cittadini, sulla fragilità del nostro territorio, su chi paga tutto questo e su molto altro.

Sarà un'occasione, visto che è stato notificato a Bruxelles il decreto con gli incentivi Fer, il cosiddetto Fer 1, disponibile in allegato, di capirne significati, impatti e potenzialità.

Per ogni chiarimento o informazione potete inviate una email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o attraverso la nostra pagina Facebook.

Comitato Via le pale dall'Acqua Fresca

 

L'intervento del presidente della Repubblica ferma l'emendamento del M5S per ridurre le sanzioni a chi incassa gli incentivi sulle rinnovabili violando le regole.

 

Bloccato nel modo più inaspettato il colpo di mano grillino, da noi denunciato, a favore dei "furbetti del pannellino".

Riconosciamo, oltre alla nostra profonda soddisfazione e alla gratitudine al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il nostro sconcerto e le nostre difficoltà. Non è frequente riportare per i nostri lettori una buona notizia dai Palazzi romani e ci rendiamo conto, dopo tanti anni, di essere diventati del tutto disavvezzi a commentarle. Affidiamoci allora alla stampa nazionale.

"Ieri la presidenza di Palazzo Madama ha dichiarato inammissibili diversi emendamenti approvati dalle commissioni Affari Costituzionali e Lavori Pubblici, sembra su pressioni del Quirinale, critico sull'allargamento a dismisura del provvedimento. Per quanto approvate dalle commissioni referenti, saltano tra l'altro la sanatoria sulle sanzioni Gse, le semplificazioni per la geotermia" (anche in questo caso: meno male! Ndr), eccetera eccetera.

Questo è quanto si leggeva lo scorso 29 gennaio nell'articolo della Staffetta Quotidiana dal titolo "DL semplificazioni, salta la sanatoria Gse". 

E ancora, dall'articolo del Sole del 28 gennaio a firma Nicola Barone "Dl Semplificazioni al Senato, tagliati 62 emendamenti": "Dunque strada bloccata per i quasi 90 emendamenti... che hanno portato il decreto a essere una sorta di "omnibus". A quanto si è appreso da fonti parlamentari la decisione sarebbe maturata nella maggioranza dopo l'indicazione informale da parte del Quirinale che la disomogeneità delle norme avrebbe potuto non avere la firma del presidente della Repubblica".

Ancor più esplicita la Staffetta, che parlava senza mezzi termini di "dubbi sulla costituzionalità": "Secondo le ricostruzioni della stampa, avrebbe indirizzato verso questa scelta lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il Quirinale avrebbe fatto pervenire i suoi dubbi sulla costituzionalità del provvedimento".

E dunque, proseguiva l'articolo sul Sole, 

"Non è passata neanche la cosiddetta "sanatoria sulle rinnovabili" che riduce il taglio dell'incentivo che il Gse può disporre in caso di violazione delle regole (attualmente compresa tra il 20 e l'80 per cento a seconda dell'entità della violazione), fissandola tra il 10 e il 50%".

Aggiungiamo, per una valutazione politica da parte dei comitati e delle associazioni contrarie agli eccessi speculativi e alle illegalità sulle rinnovabili elettriche, che questo emendamento per la sanatoria alle rinnovabili, approvato e poi dichiarato inammissibile dalla presidente del Senato Casellati, è stato rubricato come 3.0.15 (testo 2) e porta le firme dei Senatori Patuanelli (capogruppo M5S al Senato), Grassi (M5S), Santillo (M5S), Puglia (M5S), Turco (M5S) e Girotto (M5S presidente della commissione Industria del Senato).

Ora teniamo la guardia alta per evitare che questo - o un analogo - sotterfugio sia riproposto in altra forma o in altra sede.

Alberto Cuppini

La quota di Fer elettriche è stata di nuovo innalzata nella bozza del Piano Energia Clima (PEC) per il 2030 inviata a Bruxelles, passando dal già velleitario 55% della SEN al 55,4%. Quando il PEC sarà accettato dalla UE, i suoi valori obiettivo diventeranno vincolanti per l'Italia. Come da noi temuto, questo aumento è concentrato su fotovoltaico ed eolico. L'elettricità prodotta dall'eolico è prevista al 2030 a 40,1 TWh, superiore a quanto indicato nella Sen di Gentiloni-Calenda e superiore persino al massimo del "potenziale eolico italiano" recentemente indicato in 36,4 TWh dalla stessa associazione di categoria (Anev), con uno spettacolare aumento, rispetto ai 17 TWh prodotti nel 2018 di 23,1 TWh, pari ad un incremento percentuale del 135%. Per aumentare del 135% l'attuale produzione eolica è ragionevole attendersi, a causa dell'esaurimento dei siti più produttivi, l'installazione di nuovo potenziale eolico grosso modo corrispondente ad una volta e mezza quello attuale. E' perciò verosimile aspettarsi al 2030 altri 15 GW di eolico in aggiunta agli attuali 10 GW. Si deve dedurre, in assenza di breakthrough tecnologici e di significativi segnali di riduzione dei prezzi degli aerogeneratori, che si intende ritornare ad un sistema di incentivazione più prodigo e privo sia di contingentamenti che di tetti di spesa, analogo a quello dei certificati verdi adottato fino al 2012. Lo strumento individuato per realizzare questa immensa operazione speculativa, gabellata in market parity, è il PPA (Power Purchase Agreement). Dopo il 2020, l’incentivazione, anziché essere diretta, come avviene adesso con il sistema delle aste competitive, rischia perciò di tornare ad essere indiretta, per meglio nasconderne i costi agli utenti ma soprattutto per eliminare i tetti di spesa, come all'epoca dei certificati verdi. Intanto, tutti i trends sono fuori linea rispetto a quelli attesi dalla Sen.

 

Pochi giorni fa il governo italiano ha inviato a Bruxelles una prima proposta di Piano nazionale integrato per l'Energia e il Clima.

Nel Piano Energia e Clima (PEC) verranno tradotti in cifre gli obiettivi italiani al 2030 illustrati nella Strategia Energetica Nazionale ed in particolare quelli della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, che ci appaiono, per l'entità sproporzionata dei costi sottesi, il vero traguardo a cui si punta.

In attesa di esaminare nel dettaglio tutto il voluminoso documento di programmazione con la necessaria accuratezza e l'opportuno approccio multidisciplinare, possiamo anticipare alcune delle osservazioni sull'eolico, l'argomento che più ci preme, che faremo in occasione dell'annunciata prossima pubblica consultazione.

Proposte del M5S per ridurre le sanzioni a chi incassa gli incentivi sulle rinnovabili violando le regole.

 

I grillini al potere ormai non smettono più di stupirci. In negativo. E non crediamo che questa volta saranno contentissimi neppure i loro sostenitori più accalorati, che nelle piazze ritmavano a gran voce lo slogan "Onestà Onestà" quando al governo c'erano Renzi e compagnia bella.

Leggiamo dall'articolo del Sole del 12 gennaio "Spiagge e fonti rinnovabili: in arrivo una doppia sanatoria" a firma Carmine Fotina che "nel decreto semplificazioni si affaccia una doppia sanatoria: una per ridurre le sanzioni a chi incassa gli incentivi sulle rinnovabili violando le regole, l'altra per lo stop alle cartelle esattoriali destinate agli stabilimenti balneari... Sulle rinnovabili sono state presentate due proposte gemelle dal Movimento 5 Stelle, primi firmatari Gianni Girotto (presidente della commissione Industria) e Stefano Patuanelli (capogruppo a Palazzo Madama)... Un diverso emendamento, sempre targato M5S, estende l'area di esenzione dell'accisa".

La sanatoria per le rinnovabili non è affatto così irrilevante come potrebbe sembrare dall'articolo. Leggiamo infatti, sempre da Sole (questa volta del 16 novembre scorso) nell'articolo  "Energie rinnovabili, la Guardia di Finanza scopre maxi frode da un miliardo" di Ivan Cimmarusti che "complessivamente, gli incentivi sono stati erogati a 954.175 soggetti... verifiche sulla regolarità delle richieste e sugli incentivi erogati sono state fatte anche dallo stesso Gestore, che ha svolto 5mila 260 controlli... Stando ai dati, il Gse ha rilevato 4mila 212 violazioni".

Ovvero, se la matematica non è un'opinione, con una incredibile percentuale di violazioni, superiore all' 80% delle verifiche effettuate, anche questo a conferma di quel clima di indulgenza diffuso tra gli investitori del settore rinnovabili, convinti di essere, al contrario dei comuni mortali, al di sopra delle leggi in quanto salvatori del Pianeta dai cambiamenti climatici, come da noi più volte denunciato.

Ricordiamo che il totale degli incentivi concessi alle Fer elettriche sono complessivamente stimabili, fino alla loro scadenza, nell'ordine dei 230 miliardi di euro (equivalente, per dare un ordine di grandezza, a un decimo del mostruoso debito pubblico italiano, che sta trascinando a fondo sia la Repubblica che la Nazione), per produrre, al massimo, energia elettrica equivalente ad appena il 20% dei consumi interni lordi.

Nel 2016 si era toccato il tetto massimo di spesa annua per incentivi, superiore ai 14 miliardi, che, con l'aggiunta degli inevitabili costi ancillari dovuti alla non programmabilità delle fonti eoliche e fotovoltaiche, aveva innalzato l'onere a carico degli utenti nelle bollette elettriche ad una cifra spaventosa, ben superiore all'uno per cento del PIL.

Proprio per cercare di ovviare a questa emorragia "imprevista" e completamente sfuggita di mano, il governo Renzi nel 2014 aveva presentato il cosiddetto decreto spalma incentivi ma mal concepito, disposto per importi scarsamente rilevanti (in percentuale), senza dimostrare la necessaria determinazione e subendo ulteriori depotenziamenti del provvedimento in seguito alla violentissima azione dei lobbysti delle rinnovabili in Parlamento. I risultati sono stati, come facilmente prevedibile, trascurabili ed hanno anzi cagionato una marea di cause legali, che sono ancora in corso in innumerevoli sedi giudiziarie.

Ci saremmo perciò attesi dal nuovo "governo del cambiamento" ben altri provvedimenti per arrestare questo sanguinamento mortale di cui sono vittime gli Italiani. Il primo naturale provvedimento sarebbe stato di potenziare gli strumenti ed il personale ispettivo a disposizione del GSE e della Guardia di Finanza per aumentare il numero dei controlli, estremamente bassi rispetto al numero dei beneficiari degli incentivi, che tuttavia, come abbiamo visto, ha dato esiti (almeno potenzialmente) positivi per il recupero totale o parziale delle somme irregolarmente concesse in oltre l'ottanta per cento dei casi. Stiamo parlando del recupero di cifre - complessivamente - enormi.

Ancora, ci saremmo attesi che il governo tassasse almeno gli extra profitti dei furbissimi che, dopo avere ottenuto gli incentivi, hanno rapidamente alienato e quindi monetizzato i loro impianti, che vengono sempre più spesso incettati da "mani forti" (anche straniere) in cerca di questi rendimenti finanziari garantiti dal governo italiano, del tutto inverosimili sui mercati finanziari internazionali.

Risulta dunque sconcertante, adesso, riscontrare come l'esecutivo a maggioranza grillina, nei primi mesi di governo, abbia decurtato persino le pensione già in essere ma trascurato di tassare questi arricchimenti ingiustificati. In questo caso non ci sarebbe nemmeno il flebile paravento dell'ideologia ambientalista. Ben difficilmente questi astuti speculatori del "mordi e fuggi rinnovabile" potrebbero apparire "salvatori del Pianeta". Neanche ai grillini più creduloni.

E invece: ecco questa iniziativa di Girotto e Patuanelli in soccorso dei "furbetti del pannellino". A chi non comprende l'entità delle enormi somme in gioco, quelle in ballo nella sanatoria potrebbero sembrare cifre trascurabili; in realtà sono spesso in grado di modificare la vita a quegli autentici miracolati dei loro beneficiari.

La Rete della Resistenza sui Crinali conosce per innumerevoli esperienze dirette che cosa e soprattutto quanto c'è in gioco, e tutta la congèrie di trucchi, trucchetti, irregolarità, astuzie e reati penali che sono stati concepiti per ottenere illecitamente quegli incentivi ai danni della collettività. Specie dopo la recente esperienza in provincia di Bologna, in cui un nostro comitato ha contribuito, a servizio delle pubbliche autorità, a far luce su quella grottesca vicenda.

I grillini, dunque, vanno sempre peggio. Molto bene: ne prendiamo atto. In assenza di conversioni vertiginose ad U, peraltro a loro abbastanza comuni, nei prossimi quattro mesi, almeno nei territori sul crinale tosco emiliano-romagnolo, troveranno qualcuno che NON farà campagna elettorale a loro favorevole per le elezioni europee. Invitiamo gli altri comitati contro la speculazione delle rinnovabili elettriche di tutt'Italia (e sono moltissimi) a seguire il nostro esempio.

Alberto Cuppini

Rassegna stampa di un mese vorticoso per il futuro energetico italiano (che i grillini vorrebbero basato su pale eoliche e pannelli fotovoltaici), con frenate, retromarce, cambi di rotta e qualche accelerazione. Il valore obiettivo dell'energia da rinnovabili sui consumi previsto per il 2030 è sceso al 30% (ridotto al 29,7% secondo la Confindustria), comunque superiore al 28% della Sen di Calenda. Effetto gilet gialli o proteste delle popolazioni interessate ai nuovi mega impianti? Il sottosegretario Mise Crippa: "Bisogna essere realisti e tenere conto delle condizioni da cui partiamo e da alcune problematiche che ci stanno a cuore, come quella dell'occupazione del suolo pubblico nella costruzione degli impianti". Altro rischio è "quello di creare scompensi sulla rete che andrebbero a scaricarsi sugli oneri di dispacciamento e che genererebbero ulteriori costi infrastrutturali per Terna con riverberi sulla bolletta". Meno nuovi grandi impianti eolici e FV nel prossimo decreto Fer 1 (ma sempre più di quelli previsti da Calenda). Di Maio: "La tutela dell'ambiente è per noi un valore irrinunciabile; abbiamo il dovere di tenere in fortissima considerazione la voce dei territori”. Intanto già il prossimo inverno si potrebbero avere rilevanti rischi per l’adeguatezza del sistema elettrico italiano nell’eventualità di temperature particolarmente rigide. Ma il rischio più paradossale è che in Italia è persino possibile, secondo i gestori delle reti europee di trasmissione elettrica, un eccesso di produzione da Fer.

 

 Il presidente dell’Anev Togni introduce il sottosegretario Crippa (primo a sinistra)

 

Ricordate quando nel 1990 l'Economist pubblicò un divertente editoriale, attribuito ad un alto diplomatico britannico, dedicato alla presidenza italiana della Comunità europea, definita con graffiante ironia un autobus guidato dai fratelli Marx? Sì? Bei tempi, vero? Allora adesso procuratevi un flacone di Xamamina perchè stiamo per parlare della politica energetica dell'attuale governo italiano ed in particolare di energie rinnovabili, settore monopolizzato dai 5 Stelle.

Parla il presidente grillino della commissione Industria del Senato Gianni Girotto : "Dove c'è eolico mettiamo eolico; per quanto riguarda repowering, reblading, revamping: assolutamente semaforo verde, semplificazione; non ci fermeremo assolutamente al decreto Fer 1 (per nuove incentivazioni nel prossimo triennio): è la prima misura che facciamo, poi ne seguiranno altre; parliamo di incentivare i PPA con una garanzia pubblica". Così, dopo il 2020, l’incentivazione, anziché essere diretta, come avviene adesso con il sistema delle aste, rischia di tornare ad essere indiretta, per meglio nasconderne i costi agli utenti ma soprattutto per eliminare i tetti di spesa, come all'epoca dei certificati verdi. E' una ennesima conferma del connubio romano tra i grillini e l'Anev per coprire l'Appennino di pale. Noi, come sempre, non concederemo né sconti né tregua agli amici dell'eolico. Soprattutto al momento delle elezioni.

 Il presidente della commissione Industria Girotto e il presidente dell'Anev Togni

 

I recenti aumenti smascherano i furbastri che sostenevano che in questi ultimi anni l'avvento massiccio delle rinnovabili avesse ridotto i costi dell'energia elettrica. A ridursi erano state non le bollette ma i prezzi dell'energia elettrica all'ingrosso, che sono rimasti a livelli bassi per effetto della rivoluzione dello shale gas, non per le rinnovabili. La riduzione improvvisa del prezzo del gas aveva permesso di celare gli aumenti abnormi in bolletta soprattutto della componente oneri generali di sistema (in particolare gli incentivi diretti alle Fer) e dei costi di dispacciamento cagionati dalle Fer non programmabili, che altrimenti avrebbero fatto gonfiare le bollette ben oltre a quanto avvenuto in realtà. Ora non è più possibile nascondere questi costi. L'aumento del prezzo del gas appare però transitorio. I veri pericoli per il sistema elettrico italiano sono: i vuoti nell'offerta energetica e tecnologica, la distruzione del mercato, l'esplosione degli oneri connessi all'uso delle Fer non programmabili e l'ulteriore aumento degli incentivi, prima con il nuovo decreto del Mise, ma destinati poi ad andare del tutto fuori controllo con l'approvazione Ue del Piano Nazionale energia - clima.

 

Autunno. Già lo sentimmo venire negli aumenti delle bollette di luglio, nei rincari delle materie prime energetiche di agosto e settembre; e un brivido percorse l'Italia che ora, fredda e triste, accoglie un'altra stangata dell'Autorità di Regolazione dell'Energia. Luigi Grassia scrive sulla Stampa del 28 settembre nell'articolo "Sulle bollette la stangata di ottobre" : 

"Dal primo ottobre arrivano forti rincari in bolletta: la spesa per l’energia delle famiglie in regime di tutela aumenteranno del 7,6% per l’energia elettrica e del 6,1% per il gas naturale rispetto al terzo trimestre. Lo comunica l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente. Complessivamente, tenendo conto di queste novità per quanto riguarda l’elettricità la spesa (al lordo tasse) di una famiglia-tipo italiana nel 2018 sarà di 552 euro, con un aumento del 6,1% rispetto ai 12 mesi dell’anno precedente (circa 32 euro in più)."

 

L'articolo del giorno

Parchi eolici nell'Appenino

Mappa interattiva delle installazioni proposte ed esistenti