Il 22 maggio 2024 a Roma i Sindaci e i rappresentanti delle Comunità aggredite da eolico e fotovoltaico a terra, insieme alle Associazioni che difendono il paesaggio e la biodiversità, manifesteranno tutto il loro dissenso verso una transizione energetica che occupa gli spazi naturali e agricoli, non aiuta la decarbonizzazione, pesa sulle bollette e sulle tasse dei cittadini e va ad esclusivo beneficio del business internazionale delle fonti elettriche intermittenti. Pubblichiamo il testo integrale del Manifesto di adesione. Per aderire clicca qui e vieni a Roma! Abbiamo ripreso l'articolo dall'Astrolabio di oggi.

 

 

 

Stop all’invasione

Manifesto degli Stati Generali delle Aree Interne contro eolico e fotovoltaico a terra – 22 maggio 2024.

 

Chi siamo e per cosa ci stiamo battendo.

 

Siamo gli abitanti delle campagne, delle colline, dei monti degli Appennini e delle grandi isole. Viviamo sotto i crinali, nelle valli, sugli altopiani e sulle coste affacciate sul Mediterraneo.  Siamo rappresentanti e ospiti di terre e città antiche dove natura e cultura, bellezza e civiltà sono inscindibili, da secoli. Siamo custodi di una identità comune, preziosa per l’intero paese. Luoghi e comunità falsamente raccontati come Italia minore che, invece, sono unici al mondo per l’opportunità che offrono di testimoniare il passato e, insieme, di promettere un futuro singolare e innovativo. 

Per anni ci siamo battuti contro abbandono e spopolamento e, ora, il sogno di riuscire a realizzare insieme conservazione e innovazione viene spazzato via da progetti di industrializzazione uniforme e forzata di tutto il territorio naturale e agricolo, indipendentemente dalle diverse vocazioni e aspirazioni. E non si tratta nemmeno di una trasformazione che porti lavoro e benessere. È piuttosto l’esproprio finale del patrimonio che abbiamo, quello della natura e del paesaggio. A beneficio di imprese che portano la ricchezza prodotta e i profitti altrove. Imprese che non rischiano il proprio denaro ma incassano incentivi sicuri, prelevati dalle bollette dei cittadini utenti e dell’industria vera.

Siamo invasi e occupati senza scampo

La Regione Toscana ha rinviato a data da destinarsi la conferenza dei servizi che si doveva tenere il 18 aprile 2024 per l’impianto eolico industriale “Badia del Vento”, che dovrebbe sorgere in alta Valtiberina al confine con la Romagna. Nel frattempo erano arrivate innumerevoli osservazioni e contributi tecnici che evidenziano l’insostenibilità di impianti eolici di proporzioni enormi sui fragili crinali dell’alta Valmarecchia e Valtiberina.

 

 

La Regione Toscana ha rinviato a data da destinarsi la conferenza dei servizi che si doveva tenere il 18 aprile 2024 per l’impianto eolico industriale “Badia del Vento”, che dovrebbe sorgere in alta Valtiberina al confine con la Romagna. Le motivazioni non sono state chiarite nello scarno comunicato pubblicato sul sito della Regione Toscana, ma nel frattempo erano arrivate ulteriori osservazioni e contributi tecnici che evidenziano l’insostenibilità di impianti eolici di proporzioni enormi sui fragili crinali dell’alta Valmarecchia e Valtiberina.

 

Insostenibile per le aree naturali protette: a dirlo è la stessa Direzione della tutela dell’ambiente della Regione Toscana, che conclude il proprio contributo istruttorio evidenziando che persistono <<elementi di dubbio sull’assenza di incidenze negative significative sull’integrità dei Siti Natura 2000… e su specie di interesse per la conservazione caratterizzanti…>>. Dello stesso parere anche il Parco interregionale del Sasso Simone e Simoncello, che evidenzia <<gli impatti e le incidenze quantomeno significative del progetto… considerato che l’area dell’impianto, per le sue caratteristiche strutturali, è frequentata per alimentazione da individui di Aquila reale, Biancone, Falco pecchiaiolo, Albanella minore…oltre che da Chirotteri…>>.

 

Fatih Birol, il direttore dell'Agenzia Internazionale per l'Energia (AIE) preso a calcioni dalla commissione per l'Energia della Camera dei Rappresentanti USA per timore che "abbia perso il focus della sua missione di sicurezza energetica ed abbia invece spostato l'attenzione e le risorse sulla promozione della politica climatica, a scapito della sua missione principale". Da questo momento gli organismi istituzionali sanno che sono personalmente responsabili, con effetti retroattivi, della loro adesione fideistica alle "politiche climatiche". Migliaia di tecnici delle Amministrazioni, di professori universitari e di giornalisti del servizio pubblico si scoprono improvvisamente a rischio licenziamento, al pari di Birol. Il testo integrale della missiva del Congresso USA a Birol tradotto in italiano.

Le teste d'uovo che negli ultimi anni hanno modellato la politica energetica dell'Occidente riunite a Davos in occasione del World Economic Forum 2023.
Da sinistra a destra, Vanessa Nakate, Greta Thunberg, Fatih Birol, Luisa Neubauer e Helena Gualinga. Foto: Twitter @FBirol.

 

Notizia clamorosa. Non solo nella sostanza ma anche nei toni (brutali e inquisitori) adottati.

Il 21 gennaio scorso è stata inviata una lettera aperta ai presidenti delle regioni Toscana ed Emilia Romagna per richiamare l'attenzione sui rischi connessi ad installazioni di impianti eolici estremamente impattanti sul fragile territorio appenninico del Montefeltro. Sono passate alcune settimane ma non è giunta alcuna risposta.

 

 

Il 21 gennaio 2024 è stata inviata una lettera aperta ai presidenti delle regioni Toscana ed Emilia Romagna, rispettivamente Eugenio GianiStefano Bonaccini con l’obiettivo di richiamare l'attenzione sui rischi connessi ad installazioni di impianti eolici estremamente impattanti sul fragile territorio appenninico del Montefeltro.

La lettera è stata sottoscritta da alcuni nomi di spicco in ambito culturale quali il direttore d’orchestra riminese Manlio Benzi, il Direttore dell'Accademia di Belle Arti di Urbino, Luca Cesari, il Docente di Arte Sacra e di Iconografia e Iconologia all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Rimini-San Marino, Alessandro Giovanardi, insieme a molti altri, tra cui diversi esponenti del mondo dell’arte, della musica, del mondo universitario e della Ricerca.

 

Hanno firmato la lettera anche diverse associazioni, in particolare Italia Nostra sezioni Valmarecchia, Firenze e Forlì-Cesena, WWF Forlì - Cesena e Rimini, I Cammini di Francesco in Toscana, Club Alpino Regione Toscana, Associazione D’là de Foss, Amici della Terra, L’Astrolabio, Atto Primo salute ambiente e cultura, Mountain Wilderness Italia, Associazione Chiocciola e tante altre associazioni che insieme a liberi cittadini si sono uniti per la tutela di questo territorio da un’enorme bolla speculativa legata all’industria eolica (siamo ad oggi arrivati a circa 60 aerogeneratori di grandissima taglia previsti a seguito di abbattimenti di ettari di bosco e a ridosso di nuclei storici, beni tutelati e aree naturali protette e prospicienti zone di dissesto idrogeologico). 

Tra i firmatari anche il sindaco di Casteldelci, comune romagnolo confinante con la zona di crinale toscana individuata per installare il primo di una serie di progetti, presentati nella Regione Toscana, che andrebbe a modificare radicalmente e irreversibilmente l’habitat dell’alta Valmarecchia e della Valtiberina.

Sono passate alcune settimane ma non è giunta alcuna risposta.

Di seguito si riporta uno stralcio del testo della lettera

 

La Bellezza salverà il mondo.

Si sarebbe tentati di credere che, almeno in parte, nei processi decisionali, si tenga davvero conto del significato profondo di questa citazione oggi comunemente abusata.
Con amarezza, invece, ci si ritrova costantemente di fronte a delusioni cocenti.
Come nel caso specifico, oggetto della nostra lettera…numerosi enti, associazioni e gruppi di liberi cittadini, nei mesi scorsi, hanno presentato una lunga lista di  contributi e di osservazioni per evidenziare, con dati oggettivi, le enormi criticità e, in estrema sintesi, l’inidoneità dell’area ad ospitare questo tipo di impianti eolici - e tutto il loro indotto - nonché il concreto rischio per la sicurezza del territorio, esortando la Regione Toscana a tenere conto degli effetti cumulativi che si
genererebbero per la realizzazione delle infrastrutture, nel rispetto delle direttive europee…

Nell’implementazione di questo progetto di impianto eolico e di tutti gli altri che sono stati presentati in seguito - che andrebbero a colonizzare letteralmente tutto il crinale appenninico di confine fra alta Valmarecchia e Valtiberina - non è stata prevista alcuna forma di partecipazione, negoziazione e confronto con le comunità locali.

Anzi, chi abita e ama il territorio è costretto a vivere il paradosso di doversi difendere proprio da chi dovrebbe svolgere un’azione di tutela, secondo un esplicito articolo della Costituzione.
Il danno imposto dai signori dell’industria eolica sarebbe enorme: un territorio massacrato e ridotto a periferia industriale - con danni collaterali enormi per la biodiversità e per l’economia locale, in primis le attività turistiche e culturali.
Non possiamo che rilevare come il concetto di sostenibilità e quello di transizione energetica, sfruttato per sostenere la necessità di tali operazioni, abbia in realtà perso ogni valore e sia ormai ridotto a mero slogan che legittima ogni azione e forma di estrattivismo e sfruttamento dei territori.
Siamo purtroppo di fronte a una condizione di inganno concettuale in cui diviene possibile una contrapposizione elettiva tra il Bene e la Bellezza, una distinzione astratta e strumentale tra l'ambiente e il paesaggio, tra idealismo delle istanze estetiche/paesaggistiche e realismo delle necessità economiche.

La narrazione corrente parla infatti di "sacrificio necessario". Il sacrificio della Bellezza.

Crediamo che questo sacrificio non sia necessario.

Crediamo che l’inestimabile patrimonio comune del nostro paese non debba vivere sotto minaccia costante.
Chiediamo a coloro che decidono di fermarsi e riflettere.
Chiediamo che l’opinione delle persone, dei cittadini, degli abitanti di questo paese, venga tenuta in considerazione e non sia costantemente ignorata o, peggio, schernita.
Chiediamo che chi ha la responsabilità di tutelare gli interessi della collettività, di fronte alla crisi energetica e ambientale correnti prenda decisioni in modo serio, trasparente e pianificato senza lasciare il tutto alla mercé del libero mercato.

Fiduciosi che prevalgano Buon Senso e Legittimità, porgiamo i nostri più cordiali saluti.

 

 

 

La pseudoreligione green riempie un vuoto che altri hanno lasciato sguarnito. Karl Marx scrisse che la Storia si ripete due volte, la prima come tragedia e la seconda come farsa. Così è stato possibile passare senza colpo ferire da Marx-Lenin-Mao a Greta-Timmermans-Ursula, da L'Oriente è rosso a L'Occidente è verde.

 

 

Ormai è evidente che è impossibile discutere di pale eoliche senza discutere del culto pagano della green economy. Ed è impossibile discutere di green economy senza discutere di politicamente corretto o, come si dice ormai da qualche tempo, di ideologia woke (o cancel culture, o destroy culture, o come preferite voi, tanto sappiamo che sempre di quello stiamo parlando). Ideologia, appunto. Ogni razionalità è del tutto scomparsa. Cercare di ragionare su un qualsivoglia argomento con gli adepti della nuova ideologia (che raccoglie la gran parte delle élite italiane) è perciò del tutto inutile, a cominciare dalla distruzione (destroy culture...) del paesaggio italiano con le pale eoliche su tutti i crinali appenninici.

Con i nuovi dati economici in arrivo dalla Germania ("Una Spoon River macro") cominciano però a sorgere i primi dubbi che non ci sarà un lieto fine persino sui quotidiani della Destra istituzionale e filoeuropeista, quella da sempre preoccupata di non seminare il panico nella popolazione, che deve continuare a guardare la televisione ed a comperare (anche col credito al consumo, se i soldi a fine mese non bastano più) senza avere troppi pensieri in testa.

Sempre a questo proposito, ma di un argomento burocratico specifico (ignoto a tutti gli italiani: i nuovi standard sul bilancio di sostenibilità) ha scritto (in modo eccellente) il Riformista, quasi a dimostrare come l'uscita di scena (?) di Renzi abbia istantaneamente giovato al quotidiano. Se n'è occupata l'otto marzo scorso Annarita Digiorgio nell'articolo "La direttiva UE che ammazza il business italiano".

Leggetelo tutto con attenzione dal sito web del Riformista. Evidenzio però l'inquietante capoverso finale, un meteorite sfuggito dall'oscuro disastro del giornalismo italiano asservito e iperconformista:

"Tra pochi giorni terminerà la consultazione pubblica aperta dal Mef e poi il decreto entrerà in vigore in Italia. Nessuno ha protestato, né i partiti né le associazioni datoriali o sindacali. Ormai l’ideologia woke sembra aver occupato il pensiero unico e nessuno vuole protestare per non sembrare cheap. Meglio soccombere."

Qui l'autrice tratteggia bene l'atteggiamento mentale ormai dominante non solo in Italia ma in tutta Europa (occidentale), che, come precedente storico, ricorda sinistramente quello degli ebrei che si avviavano mansueti nelle camere a gas. O quello dei cinesi durante la rivoluzione culturale, che sono stati salvati dalla morte per stenti solo grazie all'intervento dell'esercito (parte dell'esercito, meglio) contro le guardie rosse.

Traete voi le vostre conclusioni, anche considerando che le nostre élite, di derivazione sessantottina, sono cresciute proprio nel culto del maoismo, ignorando quale (triste) fine avessero già fatto in Cina gli studenti (gli studenti e le studentesse, come bisogna dire adesso. Soprattutto le studentesse) che giocavano alle guardie rosse.

Qualcuno pensa ad una (impossibile) soluzione soft (nella continuità) per riassorbire gli eccessi woke alle prossime elezioni europee.

Qualcuno pensa a ricette pasticciate, come Alternative für Deutschland, decollata fino al 24% nei sondaggi pre-elettorali quando i tedeschi si sono resi conto che si sarebbero dovuti fare carico delle pompe di calore obbligatorie (a proposito di eolico: guardate i punti 12 e 13 del loro programma).

Credo che, alla fine, per gli europei la medicina da ingurgitare per rimediare ai danni arrecati dall'ideologia in questi anni sarà ben più amara non solo di quella proposta dall'AfD, ma anche di quella proposta 90 anni fa dall'omino coi baffi, plebiscitato alle urne dai tedeschi ridotti alla disperazione dalla Grande Depressione.

Allegria!

 

Alberto Cuppini

 

 

Le associazioni amiche rispondono per le rime all'ennesimo sgangherato arrembaggio di Legambiente alle Soprintendenze, questa volta per il tramite dell'attacco mediatico al ministro della Cultura: Sangiuliano tenga duro e non ceda alla lobby rinnovabilista.

 

 

Legambiente attacca il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano? Nulla di nuovo sotto il sole. Ogni Ministro della Cultura degli ultimi vent’anni è stato attaccato dalle lobby delle rinnovabili e, benché non si contino i decreti “semplificazioni” varati dai vari governi per limitare le tutele e depotenziare le Soprintendenze, ancora non basta. Le Soprintendenze stanno strette a Legambiente. Per bocca del suo presidente si chiede un ulteriore deregolamentazione sui mega impianti eolici e fotovoltaici. Una narrazione miope della realtà, che piega la complessità del territorio italiano alla visione semplicistica e alle soluzioni elementari dell’estremismo verde e ambientale.

Il tutto a discapito del consumo di suolo, della devastazione paesaggistica, dei danni creati all’ambiente e in particolare all’avifauna e, non ultimo, all’agricoltura, dal momento che le multinazionali offrono rendimenti fino a 4 volte superiori ai contadini per ogni ettaro di terreno sottratto alla produzione di cibo e sacrificato alla produzione energetica.

Una narrazione che volutamente tace un particolare inquietante, eppure, evidente a tutti: gli impianti di produzione di energia rinnovabili vengono installati quasi esclusivamente nelle aree a scarsa densità antropica, dove più sano e vigoroso è l’ecosistema, riducendo drasticamente la capacità di rigenerazione della biosfera. Proprio quello che non si dovrebbe fare per contrastare i cambiamenti climatici. Innumerevoli i casi in cui per realizzare un impianto eolico si devono abbattere ettari di alberi perfettamente sani mentre, sul versante fotovoltaico, il gigantismo degli impianti voluti dalle multinazionali energetiche sterilizza distese di campi agricoli produttivi.

Pertanto, le associazioni firmatarie auspicano che il Ministro della Cultura non si faccia distrarre dalla solita litania rinnovabilista ma tenga duro e non consenta ulteriori deroghe e devastazioni paesaggistiche che renderebbero il Belpaese solo vuota propaganda. Anzi, riconoscendo il ruolo essenziale delle Soprintendenze, ne integri il personale, sottorganico da troppi anni.

Italia Nostra, L’Altritalia Ambiente, Altura, Amici della Terra, Centro Parchi Internazionale, Comitato Nazionale del Paesaggio, Emergenza Cultura, GrIG, AssoTuscania, Mountain Wilderness, Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, Rete della Resistenza sui Crinali e Forum nazionale Salviamo il paesaggio restano al fianco del Ministro, delle Soprintendenze e di chi difende il patrimonio culturale e le identità territoriali, che non possono essere compromesse da interventi che stanno depauperando il nostro paese in nome di una transizione energetica che vorrebbe una forzata trasformazione in chiave di effimere energie alternative.

Italia Nostra

 

L’Altritalia Ambiente

 

Altura

 

Amici della Terra

 

Centro Parchi Internazionale

 

Comitato Nazionale del Paesaggio

 

Emergenza Cultura

 

GrIG

 

AssoTuscania

 

Mountain Wilderness

 

Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli

 

Rete della Resistenza sui Crinali

 

Forum nazionale Salviamo il paesaggio

Titolo sul Sole: "In Europa consumi elettrici ai minimi da 20 anni: l'industria arretra ancora". Alla faccia di chi vuole far credere che il sistema energetico stia virando verso l'elettrificazione, i consumi elettrici italiani, pur in presenza di una variazione positiva del PIL, sono diminuiti nel 2023 di 9 TWh, tornando a livelli da anni Novanta. La deindustrializzazione del Paese, a causa dell'aumento auto inflitto (con le "rinnovabili" non programmabili come l'eolico e il fotovoltaico) dei costi dell'energia, procede a ritmi devastanti, preannunciando agli italiani un repentino ritorno alla secolare povertà pre-bellica. Tabarelli: "Al costante impoverimento dell'Italia da deindustrializzazione si sommano i minori consumi delle persone sempre per questioni di povertà. Spaventano alcune analisi di statistica medica che indicano un balzo delle morti premature nello scorso inverno per le bollette troppo care, 149mila morti in eccesso, rispetto alle condizioni normali". Diventa inutile fingere sui media mainstream che l'European green deal funzioni: con gli agricoltori nelle piazze, le scelte green dell'Ue cominciano a presentare il conto politico. Una rassegna stampa dai giornali di oggi.

 

Il sogno (o l'incubo?) degli ecologisti del "tutto rinnovabili" e la realtà.

 

Dall'articolo di Sissi Bellomo sul Sole 24 Ore di oggi 25 gennaio "In Europa consumi elettrici ai minimi da 20 anni: l'industria arretra ancora", che sottotitola "Rapporto Aie. Nuova contrazione del 3,2% nel 2023, è l'unica area al mondo in calo per due anni. Prezzi più bassi ma ancora doppi rispetto a Usa e Cina: le fabbriche chiudono":

"I prezzi scendono ma i consumi di elettricità in Europa continuano a diminuire... nella Ue, che li ha ridotti ai minimi da circa vent'anni. E' un "declino di proporzioni storiche", per usare le parole dell'Agenzia internazionale dell'energia (Aie), che nel suo ultimo rapporto sul settore non registra due anni consecutivi di contrazione in nessun'area geografica al mondo, salvo che nel Vecchio continente."

Evviva la "Piccola Greta"! Evviva l'European Green Deal! verrebbe da esclamare, ironizzando sui troppo facili entusiasmi suscitati a suo tempo sui nostri "ambientalisti" iperurani. Ma anche il Sole continua a (fingere di) ignorare la realtà, proponendo paradossalmente come soluzione del problema (l'esplosione dei costi dovuta alla "transizione energetica" ottenuta rinunciando a fonti sicure ed a buon mercato) la sua stessa causa (la loro sostituzione con fonti aleatorie come l'eolico e il fotovoltaico, non programmabili e, in quanto tali, costosissime). Prosegue infatti l'articolo della Bellomo:

"Ed è un fenomeno che almeno in apparenza contrasta con l'imperativo dell'elettrificazione, comunemente identificato come uno dei pilastri della transizione verde. Ma qui non si tratta tanto di politiche ambientali. Il nodo è la perdita di competitività delle imprese europee. L'elettricità è sempre più pulita, ma nel vecchio continente è ancora troppo cara e le fabbriche rischiano di chiudere per sempre..."

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L'articolo del giorno

Parchi eolici nell'Appenino

Mappa interattiva delle installazioni proposte ed esistenti