Da Campiglia Marittima un disperato SOS anti-eolico lanciato da un gruppo di ignari cittadini che hanno pochi giorni per studiare un centinaio di documenti tecnici ed opporsi al progetto di otto pale eoliche alte complessivamente 236 metri (!), abbondantemente sufficienti a sfregiare non solo la Val di Cornia ma anche tutte la coste limitrofe. Fanno appello a tutti per avere aiuti, consigli e collaborazioni. Contattateli con urgenza all'indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

L’8 dicembre 2023 abbiamo appreso dai giornali che, nel totale silenzio dei Comuni di Campiglia Marittima e Piombino, è stato presentato al Ministero dell'Ambiente un progetto di “Parco eolico diffuso” da una società privata pugliese, la San Nicola Energia srl del Gruppo Hope, che intende installare 8 aero-generatori da 7,2 MW ciascuno, alti complessivamente 236 metri (150 metri al mozzo e con un diametro della pala di 172 metri) nella pianura fra Venturina Terme e Piombino, dietro al Golfo di Baratti, di fronte alla Costa Est e nei pressi dell’Oasi WWF del Bottegone.

Martedì 19 dicembre il TAR Toscana si pronuncerà sul ricorso al progetto eolico industriale “Monte Giogo di Villore”, che prevede l’installazione di 7 aero-generatori sui crinali appenninici mugellani fra i Comuni di Vicchio (Fi) e Dicomano (Fi). Il Comitato per la Tutela dei Crinali Mugellani (CTCM) – Crinali Liberi propone per lunedì 18 Dicembre una veglia dalle ore 16.30 in Piazza Santissima Annunziata – Firenze sino al giorno 19, giorno del presidio davanti al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) in contemporanea al pronunciamento della sentenza relativa al ricorso. Durante la veglia è prevista musica, interventi teatrali, banchini informativi e mostre fotografiche, cibo e vino, e interventi aperti.

 

 

 

Eolico in alta Valmarecchia e Valtiberina: dal Professor Gian Battista Vai dell'Università di Bologna nuove importanti osservazioni e analisi sulla non idoneità del crinale appenninico e sui rischi che incombono. Ne terrà conto la Conferenza dei Servizi?

 

 

“I numeri, le carte, le foto dopo le alluvioni di Maggio e Novembre 2023 dovrebbero far capire a chiunque che l’Appennino Settentrionale ha dei limiti naturali oggettivi a ogni tipo di insediamento e utilizzo moderno diffuso e pervasivo, che voglia essere sostenibile economicamente e socialmente. La ricerca di un equilibrio che cerchi di prescindere dalla sua propensione al dissesto ha come destino ineluttabile il disastro”.

 

Questo passaggio è estratto da una lunga valutazione, corredata di mappe e analisi dettagliate, che il geologo Gian Battista Vai, già professore di Geologia stratigrafica nonché direttore del Museo Geologico dell’Università di Bologna, ha redatto al fine di evidenziare i concreti motivi per cui i crinali proposti per i progetti eolici non sono idonei ad accoglierli. Dal suo studio emerge in modo evidente come, a causa dell’estrema fragilità idrogeologica dei territori individuati - per naturale conformazione ed origine, accelerata dalle conseguenze relative al cambiamento climatico - nel caso di installazione dei progetti eolici di grande taglia come Badia del Vento o Poggio Tre Vescovi, i versanti individuati sarebbero così destabilizzati per cui la loro stabilità, già precaria, verrebbe fatalmente indebolita.

 

Immagine della frana che ha interessato il Comune di Casteldelci (RN) in Località Villa di Fragheto nell’alluvione di Maggio 2023.

 

Di seguito altri stralci tratti dalla relazione del Prof. Vai:

 

Con l'European Green Deal - e la sua repentina "transizione energetica" basata su eolico, fotovoltaico, reti e batterie - saranno necessari più metalli, quindi più energia ovvero, alla fin fine, più emissioni. Un impianto eolico on-shore richiede oltre nove volte la quantità di metalli necessari ad un impianto a gas della medesima potenza. A ciò si aggiunga che un megawattora (MWh) di elettricità da carbone o da fonte eolica, a causa dell'intermittenza e della bassa intensità energetica, non sono la stessa cosa. Questo ha conseguenze economiche sull'energia ma anche sulle risorse. Il valore dell'elettricità non si misura in MWh, ma in "MWh disponibili su richiesta" e anche la necessità di mantenere le reti in equilibrio comporta un costo energetico in termini di materie prime.

 

Da L'Astrolabio riprendiamo uno stralcio tratto dall’Introduzione al rapporto "Materie prime: il costo energetico della scarsità", redatto da Giovanni Brussato per i lavori della XV Conferenza per l’efficienza energetica del 28 e 29 novembre 2023, quando gli Amici della Terra chiederanno di mettere in discussione le politiche climatiche europee che si sono rivelate al tempo stesso irrealistiche e inadeguate per l’economia e per l’ambiente. Il rapporto integrale di Brussato sarà disponibile per i partecipanti in presenza alla Conferenza, che sarà anche un momento di approfondimento e di condivisione di materiali e strumenti per meglio contrastare l'invasione di pale eoliche prevista dalle scelte politiche dell'Unione europea. Nei giorni successivi, altre parti del rapporto saranno disponibili online alla pagina web della Conferenza.

 

Da questa stessa pagina web potete iscrivervi alla Conferenza per presenziare a palazzo Baldassini a Roma oppure potete seguirla online cliccando, sempre dallo stesso link, sulle dirette video delle sessioni.

 

 

Una concezione distorta di transizione ecologica ed energetica. Da Sentierivivi 4P - il forum per l'escursionismo lento e consapevole in Oltrepò e nelle valli tortonesi delle Quattro Province (Genova, Alessandria, Pavia e Piacenza) - la presentazione del documento sulla "sregolata proliferazione sui territori più fragili di opere di enorme impatto ambientale" (nel caso specifico tre progetti di grandi impianti eolici) redatto da alcune associazioni territoriali.

 

 

Un numeroso e vario gruppo di associazioni radicate nel territorio ha elaborato un documento (qui il testo integrale) intitolato “Una concezione distorta di transizione ecologica ed energetica: i grandi impianti eolici e l’appennino nord-occidentale”, per esprimere forti critiche e preoccupazioni su tre progetti che interessano la porzione della catena appenninica compresa nelle quattro province di Genova, Alessandria, Pavia e Piacenza, traendone riflessioni e esprimendo la propria posizione sul rapporto tra sviluppo e ambiente.

 

Hanno sottoscritto il documento:

- le seguenti realtà che partecipano al coordinamento “Forum Sentieri Vivi 4P”: Club Alpino Italiano sezione di Novi Ligure – Club Alpino Italiano sezione di Tortona – Club Alpino Italiano sezione di Voghera – Club Alpino Italiano commissione TAM di Tortona- Federazione nazionale Pro Natura – Mountain Wilderness Italia – Comitato per il territorio delle Quattro Province – Gruppo Micologico Vogherese

- l’associazione “Il cammino dei ribelli”

- l’associazione “Pro loco di Caldirola”

 

Nello specifico, le critiche riguardano non solo gli impatti ambientali dei progetti ma anche, oltre alla scarsa trasparenza delle procedure, le evidenti forzature compiute profittando dei diversi regimi normativi e dell’assenza di coordinamento e di uniformità di giudizio tra regioni confinanti.

 

I tre progetti:

Italia Nostra Firenze: "L’eolico in Toscana, potere delle lobby ed eversione dell’art. 9 della Costituzione e delle normative di tutela del patrimonio territoriale".

 

 

La Corte Costituzionale, fino almeno dal 2007 (Sentenza n. 367), ha sancito con estrema chiarezza il “valore primario e assoluto” del paesaggio. Lo ha opportunamente ed esemplarmente ricordato, il 19 settembre 2023, la Presidente dell’Alta Corte Silvana Sciarra, in occasione del suo intervento rivolto ai giovani, intitolato Cultura ambiente democrazia. L’impegno delle generazioni future, nella sede istituzionale della Camera dei Deputati.

“Il paesaggio ‘nel suo aspetto visivo’ assomma ‘contenuti ambientali e culturali’ e dunque è di per sé un valore costituzionale. Non si tutela un concetto astratto di ‘bellezze naturali’ ma ‘un bene complesso ed unitario’ che la giurisprudenza costituzionale considera valore primario e assoluto” (come da sentenza n. 367 del 2007, punto 7.1 del Considerato in diritto).

“La compatibilità tra tutela ambientale e attività dell’uomo si propone nel dibattito contemporaneo in termini prorompenti, in ragione dell’urgenza di favorire la così detta ‘transizione verde’ […] facendo in modo, per esempio, che gli impianti di energia rinnovabile non disturbino il contesto paesaggistico e siano dunque installati in modo idoneo” (cortecostituzionale.it/documento).

Ancora una volta sotto il cappello dell'auspicata “transizione energetica” si vogliono far passare progetti meramente speculativi, che devastano il territorio appenninico senza tenere minimamente conto di quanto sia invece fondamentale preservare e tutelare la risorsa del suolo, della biodiversità e delle foreste sia per l’equilibrio degli ecosistemi che per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.

 

 

 

Il 10 ottobre si è tenuta la prima riunione della Conferenza dei Servizi che dovrà deliberare in merito all’impianto eolico industriale denominato Badia del Vento. È uno dei ben otto (!) progetti presentati nei mesi scorsi che ricadrebbero in una porzione molto ridotta di territorio, ovvero sui crinali fra Alta Valmarecchia e Valtiberina.

Trattasi cumulativamente di una prevista colonia di circa 50 pale di grande taglia (dai 180 ai 200 m).

“Badia del vento” è il primo progetto presentato ed è di logica il primo in corso di autorizzazione da parte della Regione Toscana.

Abbiamo letto con attenzione il verbale della riunione, pubblicato pochi giorni dopo.

La società proponente - nonostante le evidenze presentate, riguardanti gli impatti ambientali, sociali e culturali, non mitigabili né compensabili che ne deriverebbero - sostiene senza se e senza ma che l’area sia idonea all’installazione di un impianto eolico di proporzioni enormi.

Nonostante i pareri negativi espressi dalle Soprintendenze Toscana e Romagnola, dalla Regione Emilia Romagna e dalla Provincia di Forlì/Cesena, le integrazioni al progetto, presentate dalla stessa ditta proponente, mirano in modo palesemente subdolo a sovvertire l’attuale quadro normativo posto a tutela di un territorio - lo ribadiamo per l’ennesima volta - ad alto rischio di gravissimo dissesto idrogeologico.

Il paesaggio sarà deturpato, le aree naturali protette dalla Legge, le faggete e le cerrete secolari saranno rase al suolo, i crinali subiranno sbancamenti e cementificazioni, i flussi idrici superficiali e sotterranei saranno alterati, tutto l’ecosistema sarà messo a repentaglio.

 

L'articolo del giorno

Parchi eolici nell'Appenino

Mappa interattiva delle installazioni proposte ed esistenti