L'assessore all'Ambiente della Regione Toscana Monia Monni: "Se non rivediamo il concetto di conservazione del paesaggio, attualizzandolo sulla base del contrasto ai cambiamenti climatici, quel paesaggio che noi amiamo, tuteliamo, e che è il pane della nostra regione, tra trent’anni non ci sarà più."

 

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

OK!Mugello ha pubblicato "la lunga nota" della Regione Toscana "sul sopralluogo dell’assessora all’ambiente Monia Monni al sito di Monte Giogo, in Mugello, dove presto inizieranno i lavori per la costruzione del nuovo un parco eolico" sotto il titolo  "Sopralluogo di Monni sui luoghi dell’eolico".

Sui luoghi dove sorgerà l’impianto eolico di Villore - Corella, come precisa il titolista del quotidiano locale, a cui evidentemente ripugna chiamare "parco", come fa la Regione Toscana, un ecomostro destinato a stuprare per sempre il paesaggio di tutto il Mugello.

Leggetevi la nota della Regione Toscana con calma, per meglio apprezzarla. Noi, intanto, proponiamo qui un paio di gustosi assaggini delle dichiarazioni della Monni:

 

Ho voluto essere qui in Mugello – ha detto Monni -  con i due coraggiosi sindaci di Vicchio e Dicomano che fin da subito hanno creduto nella realizzazione di questo impianto, per dimostrare che la Regione sarà sempre al fianco degli amministratori locali che credono nella realizzazione di una vera transizione energetica”.

 

Ma soprattutto:

 

"Il paesaggio si tutela realmente solo combattendo i cambiamenti climatici. Dobbiamo capire che se non rivediamo il concetto di conservazione del paesaggio, attualizzandolo sulla base del contrasto ai cambiamenti climatici, quel paesaggio che noi amiamo, tuteliamo, e che è il pane della nostra regione, tra trent’anni non ci sarà più”.

 

L'assessore Monni ha candidamente ammesso ciò che tutti sapevano ma nessuno dei rinnovabilisti finora aveva osato dire, ossia che "va rivisto il concetto di conservazione del paesaggio". Un assist a Vittorio Sgarbi, che della Monni non è grande ammiratore e che non aspettava altro per farsi un po' di pubblicità mentre è in lizza per diventare il ministro del nuovo ministero del Patrimonio Culturale.

La nota della Regione Toscana leggetevela tutta perchè merita: si capisce a quali altezze voliamo.

Con la scusa della "Salvezza del Pianeta" non c'è più nessun pudore residuo. Neppure verso l'aritmetica. Così si riportano senza vergogna tutte le affermazioni dei proponenti l'impianto senza neppure prendersi la briga, nonostante tanti anni di procedure amministrative, di controllare i conti. Così come, ad esempio, che "l'impianto fornirà energia pulita a 100mila cittadini". Il consumo elettrico medio annuo di un cittadino toscano è di oltre 5 MWh a testa. 5 MWh X 100mila fa 500 mila MWh. Se, per conoscere le ore annue necessarie a produrre questa energia, dividessimo tale fabbisogno per la potenza massima dichiarata dell'impianto (500.000 MWh : 30 MW), otterremmo come risultato oltre 16.000 ore all'anno. Peccato però che in Toscana, come nel resto del globo terracqueo, le ore in un anno siamo solo 8.760. E, peggio ancora, che gli impianti eolici italiani non raggiungono, in media, le 2.000 ore annue di produzione equivalenti alla massima potenza. No: decisamente 16.000 ore all'anno sono un po' troppine, e qualcuno se ne sarebbe dovuto accorgere.

Ma queste, per gli amministratori della Regione Toscana, sono quisquilie. Se non piantiamo le pale dell'AGSM alte 170 metri sul crinale spartiacque del Giogo di Villore "tra trent'anni non ci sarà più il paesaggio toscano". Manco la Piccola Greta... E la Regione Toscana una simile sciocchezza la riporta pure, evidentemente per tramandarne la memoria ai posteri.

Qui si capisce bene il senso delle parole di Giuliano Ferrara il 24 settembre sul Foglio nell'articolo "La mia personale dichiarazione di non voto ai Fratelli d'Italia":

"Io che detesto le idolatrie e retoriche ambientaliste e climatologiche, e intravedo dietro alle urla apocalittiche e ai diritti invocati della madre Terra  lo spirito reazionario più che conservatore dei nemici poco sottili della civilizzazione occidentale, la nuova setta della cancel culture e del politicamente corretto."

 

A proposito di Fratelli d'Italia. Quando inizierà a lavorare il prossimo governo, i ministri di Fratelli d'Italia dovrebbero porsi il problema del perchè mai il governo Draghi, a conduzione PD, abbia concesso l'autorizzazione all'improponibile impianto eolico dell'azienda veronese Agsm a Villore nonostante il parere contrario della locale Soprintendenza. Le leggi della Repubblica, fino a prova contraria, continuano a valere, nonostante le "idolatrie e le retoriche ambientaliste e climatologiche". Anche le decisioni del "governo dei migliori", se prese contra legem, possono essere impugnate dal governo successivo. E non solo dal governo successivo. In primo luogo per impedire che "i coraggiosi sindaci di Vicchio e Dicomano" (i quali pregiudicano "coraggiosamente" tutto il paesaggio mugellano a danno dei Comuni limitrofi) si intaschino le vietatissime royalties, spudoratamente ammesse dall'Agsm ("ai Comuni di Vicchio e Dicomano corrisponderemo il 3% dei ricavi generati dall'impianto") e come riporta altrettanto spudoratamente la Regione Toscana nella sua nota. Ma soprattutto per evitare che qualche furbacchiona, con "le idolatrie e retoriche ambientaliste e climatologiche" riveda "il concetto di conservazione del paesaggio" prima che la legislazione di conservazione del paesaggio, che ancora sussiste, venga abrogata.

Alla Regione Toscana, un saluto a tutte e tutti.

Alberto Cuppini

 

 

 

 

Tabarelli sui suoi colleghi che non si stanno "esponendo molto" ma "preferiscono restare coperti" e sugli "apparati dei ministeri" che hanno "un problema di autentica non comprensione".

Clò: "il Green Deal è superato e tra i compiti del nuovo governo ci sarà quello di aiutare Bruxelles a capirlo".

Gli articoli del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

Il professor Davide Tabarelli, ospite immancabile dell'edicola della Rete della Resistenza sui Crinali, superstar sui giornali e in TV. Più ricercato della Belen dei bei dì. Lui stesso ci ha spiegato il perchè e adesso ve lo faremo leggere.

La settimana scorsa, sulla stampa italiana, Tabarelli di lotta e di governo.

Tabarelli di lotta ("Senza gas e senza combustibili ed energia di derivazione fossile non ce la possiamo fare in nessun caso") e Tabarelli di governo ("Le rinnovabili, eolico e fotovoltaico, stanno accelerando nella loro crescita, ma contano sempre poco").

Tabarelli di governo nel suo articolo, annunciato già in prima pagina, su La Stampa del 6 ottobre "Energia, il crac del mercato", dove però non ci racconta niente che già non conoscessimo:

 

"C'ha messo un anno la politica per rendersi conto della gravità della crisi (e noi ce ne eravamo accorti molto prima di Tabarelli stesso. Ndr), come la domanda, che finalmente cala... Nessuno nell'economia dell'energia, avrebbe mai ipotizzato tale rigidità (della domanda di gas). A settembre, però, i primi dati ci dicono che comincia a vacillare, perché i consumi in Italia fanno segnare, sullo stesso mese di un anno fa, una flessione vicina al 15% con l'industria che crolla di oltre il 20%. Il carbone è tornato ad essere la principale fonte di produzione di elettricità della Germania, riducendo l'uso di gas nelle centrali, ma in Italia, dove quelle poche a carbone dovevano chiudere, gli spazi sono inferiori... Le fonti rinnovabili, eolico e fotovoltaico, stanno accelerando nella loro crescita, ma contano sempre poco, per loro limite fisico."

 

Invito piuttosto i resistenti sui crinali a concentrarsi con la massima attenzione sul Tabarelli di lotta, nell'intervista su The Post Internazionale della scorsa settimana realizzata da Luca Telese, che lo ha giustamente definito "uno dei pochi analisti che si espone nelle previsioni sulle conseguenze della crisi energetica" e che gli ha fatto alcune di quelle domande che avrei voluto fargli io stesso. Domande che farei anche - e soprattutto - ai suoi colleghi (che non si stanno "esponendo molto" e "preferiscono restare coperti") e agli "apparati dei ministeri" (che hanno "un problema di autentica non comprensione").

L'articolo di Telese, che sulla rivista compare col titolo "Il price cap? E' inutile", si può ritrovare in rete nella versione integrale sotto il titolo "La vostra petizione è giusta, contro il caro bollette deve intervenire lo Stato".

Tabarelli insiste per il razionamento del gas e dell'elettricità e sostiene, come stiamo facendo noi da anni e anni, che «senza gas e senza combustibili ed energia di derivazione fossile non ce la possiamo fare in nessun caso», aggiungendo: «rischio la mia credibilità professionale, ma ho una responsabilità anche civica nel dire quello che so e capisco». Una responsabilità civica che, come si legge tra le righe, è invece mancata all'establishment o meglio, come ci permettiamo di rettificare, a tutte le élite italiane. E non solo in questa materia.

Riportiamo di seguito i passaggi più interessanti dell'intervista, invitando a leggere tutto il colloquio, liberamente disponibile, sul sito web del settimanale TPI:

 

"Sembra molto sicuro di sé.
«Lo sono. Non ha idea di quanti colleghi mi chiamano, tra l’altro sempre in privato».

Per dirle cosa?
«“Prosegui così, la tua analisi è giusta”».

Allora mi spieghi perché si ritrova da solo, a fare questa previsione. Per il governo Draghi «razionamento» sembra una parola tabù.
«Forse mi sbaglio io, forse loro. Ma preferiscono restare coperti».

E perché non lo fa neanche lei?
«A quanto pare mi sto esponendo molto, perché essere contro l’establishment è sempre un rischio. Ma mi aiuta il fatto di dire la verità, quella che tutti gli addetti ai lavori conoscono».

Chi intende per «establishment»?
«In primo luogo il Governo, che ha usato toni prudenti e rassicuranti. Ma poi penso ai tantissimi esponenti della classe dirigente, e degli addetti ai lavori del settore, tutti muti».

Perché?
«Sono consapevoli che la partita dell’energia deciderà vita o morte nei prossimi anni, in tutta Italia. E ovviamente anche in Europa».

Le danno del «lobbista degli idrocarburi».
«Sono lobbista della gente che ha bisogno di gas per non morire di freddo.

E non possiamo compensare con l’idroelettrico?
«Assolutamente no. Vede, se viene meno il sistema elettrico di un Paese è come se collassasse il sistema nervoso di una persona».

Perché molti la incoraggiano a lanciare gli allarmi ma non parlano?
«C’è timore di creare panico».

E lei cosa risponde?
«Sarebbe più difficile gestire un’onda di sfiducia se i cittadini si sentissero ingannati».

E poi?
«Credo che negli apparati dei ministeri, su cui si appoggia la politica, ci sia un problema di autentica non comprensione. E molti hanno il timore di far schizzare i prezzi, con dichiarazioni allarmanti».

Uno scenario di guerra. Ma perché non lo ha mai raccontato in questi termini?
«Perché nessuno ne lo ha mai chiesto. Sono stupefatto, e confesso di avere dei seri problemi di identità, forse mi sbaglio io»."

 

A dire il vero Tabarelli non è stato il primo economista italiano dell'energia a "raccontarla in questi termini". Il suo maestro Alberto Clò si è spinto persino oltre. Sulla prima pagina de La Verità & Affari del 4 ottobre, ad esempio, campeggiava il titolo "Meloni Via il Green deal", che sottotitolava: "L'ex ministro Alberto Clò: è superato, il nuovo premier aiuti la Ue a rendersene conto".

All'interno, nell'intervista rilasciata da Clò a Tobia De Stefano "Avanti su gas e petrolio / il governo combatta la linea verde Ue", potevamo leggere queste parole:

 

"Ci è voluta una guerra per capire le sciagurate scelte che ci hanno reso ostaggio del gas russo. Quel che poteva evitarsi con politiche diverse. Capirne le ragioni e individuarne le responsabilità è doveroso".

Lei dice di accelerare su gas e petrolio, mentre l'Europa parla di Green Deal. Paradossale.

"Infatti il Green Deal è superato e tra i compiti del nuovo governo ci sarà quello di aiutare Bruxelles a capirlo".

Si può rimediare adesso?

"Certo. Basterebbe andare meno nei talk show e studiare di più i dossier tracciando una mappa chiara dello stato dell'arte".

 

Amen. La cuccagna per gli speculatori dell'eolico è finita. Se ne vadano e ci lascino in pace.

 

 Alberto Cuppini

 

 

L'appello di Faib Confesercenti, Fegica e Figisc Confcommercio a Giorgia Meloni: "Basta con il Mite, c'è bisogno di un ministero dell'Energia".

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini

 

 

Abbiamo appreso dalla Staffetta on line del 4 ottobre, nell'articolo "Basta con il Mite, c'è bisogno di un ministero dell'Energia", che

 

"Per affrontare la crisi dell'energia c'è bisogno di un ministero dell'Energia. È quanto chiedono in un comunicato le federazioni di categoria dei Gestori degli impianti di distribuzione carburanti, Faib, Fegica e Figisc, alla vigilia dell'insediamento del nuovo Parlamento e del nuovo Governo. Due giorni dopo l'appello di Giorgia Meloni ai corpi intermedi a farsi coinvolgere. Con una dura critica, senza appello, alla gestione della politica energetica da parte del nuovo ministero della Transizione Ecologica, con la direzione Energia del Mise, trasferita sul piano formale al Mite, "diventata di fatto un corpo estraneo del dicastero dedicato alla tutela ambientale"."

 

Riportiamo direttamente ampi stralci del comunicato stampa, liberamente disponibile in rete:

 

La grave crisi energetica che sta attraversando il Paese ha reso evidenti – tra le altre cose – profondi errori di politica economica: l’assenza di una strategia energetica concreta e realistica, l’improvvisazione dettata dalle mode del momento e del politicamente corretto, stanno facendo emergere l’inadeguatezza e la fragilità dei provvedimenti assunti dalla politica italiana.

... anche nell’energia l’Italia si è ritrovata, presa alla sprovvista, senza una rete di sicurezza energetica e in balia degli avvenimenti di fronte ai nuovi scenari internazionali.

Che l’energia fosse un asset strategico era noto a tutti eppure si è scelto di minimizzarlo lasciando che fosse il solo “mercato” (e nel gas abbiamo visto come è finita) a fare le scelte, magari trascinato dalle scelte sulla transizione ecologica completamente distaccate dalla realtà.

Rientra in questo quadro di complessiva debolezza la scelta di collocare un pezzo importante della politica economica del paese, quella energetica direttamente collegata alla politica produttiva, in seno al Ministero dell’Ambiente, ampollosamente ribattezzato della Transizione Ecologica. Il risultato è stato che in questi anni di “competenza” il Mite si è occupato poco e male dei problemi energetici, non avendone storia né visione e non ha compiuto alcun sforzo per assimilare i temi dello sviluppo e della programmazione delle risorse energetiche necessarie a governare la transizione ad un futuro decarbonizzato.

In questo quadro la direzione Energia del MiSE è stata trasferita – sul piano formale – al MiTE diventando, di fatto un corpo estraneo nel Dicastero dedicato alla tutela ambientale...

Oggi, di fronte alla più grave crisi energetica che abbia mai affrontato l’Italia (molto peggio di quella del 1974), in uno scenario in netto peggioramento, appare ancora più urgente un accentramento delle risorse e delle competenze in un unico soggetto istituzionale...

è quindi necessario, nella definizione della nuova compagine ministeriale, la scelta di costituire un “Ministero per l’Energia” (o, almeno il ritorno dell’Energia nel Dicastero dello Sviluppo Economico). 

Il ritorno delle competenze sull'energia al ministero dello Sviluppo sarebbe invece, secondo noi, assolutamente preferibile alla creazione di un ministero ad hoc.

Queste tre federazioni di categoria, con questo documento, ci vogliono rubare il mestiere. Non è corretto. Qui ripropongono in un colpo solo - e all'improvviso - tutti i nostri cavalli di battaglia di questi anni, che nessun soggetto economico italiano aveva mai neppure preso in considerazione. In particolare il ruolo dell'ideologia del "politicamente corretto", di cui il mito delle rinnovabili salvifiche è componente irrinunciabile, e la consapevolezza che queste scelte suicide abbiano portato l'Italia (e l'Europa) alla più grave crisi energetica della storia, di magnitudine ben superiore rispetto a quella dello Yom Kippur.

In attesa che altri "corpi intermedi" (magari corpi, diciamo così, più "corposi" di questi) si facciano coinvolgere, come richiesto dalla Meloni, sullo stesso argomento, esortiamo la Premier in itinere a tenere fin da subito a debita distanza chi sostiene che "Solo con le rinnovabili usciremo dal tunnel della crisi energetica".

 

 Alberto Cuppini

 

 

 

 

Il Resto del Carlino: "Giorgia Meloni avrebbe deciso di spacchettare il ministero della Transizione ecologica: l'Ambiente da una parte la Transizione dall'altra."

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini. 

 

Leggiamo dall'articolo di Antonella Coppari sul Resto del Carlino di oggi "Ambiente e Transizione Il ministero si fa in due A Meloni l’ultima parola sui dossier che scottano":

 

"Giorgia Meloni avrebbe deciso di spacchettare il ministero (della Transizione ecologica): l'Ambiente da una parte la Transizione dall'altra. Magari sotto le dirette dipendenze di Chigi come super struttura commissariale. Una mossa significativa: non si possono permettere troppi distinguo ambientalistici quando in ballo c'è il rifornimento energetico del paese, delle famiglie, delle aziende...

Prive di conferma le voci di una permanenza al suo posto di Roberto Cingolani, ma non prive di qualche fondamento."

 

Ottima notizia il ritorno del ministero dell'Ambiente, depurato dalle ideologie green di moda a Bruxelles. Ci permettiamo però qualche consiglio alla futura Premier:

- Nessuna "super struttura commissariale" o altri orpelli "commissariali". Basta commissari: l'Italia deve tornare in libertà. Il commissario dell'Unione europea e della finanza globalizzata era Mario Draghi, che ha terminato il suo compito. A lui grazie di tutto e arrivederci, da nonno, a Città della Pieve. Adesso ci deve essere un governo politico, altrimenti la prossima volta di italiani alle elezioni (che in meno di cinque anni hanno perso per strada altri 5 milioni di cittadini che si sono astenuti) ce ne andranno ancora meno e quei pochi che ci andranno chiederanno un governo ancora più "sovranista".

- L'immaginifico ministero della "Transizione ecologica", espressione del connubio tra l'ottusa burocrazia di Bruxelles, in preda all'ideologia del Pensiero Unico globalista, e la lobby dei rinnovabilisti che ha creato il fenomeno mediatico "Piccola Greta" (che la Meloni ha dichiarato, in tutte le salse e in tutte le occasioni, di detestare), deve essere abolito. Punto e basta. Altrimenti, tanto valeva dare il voto a Enrico Letta.

- Le competenze sottratte al ministero dello Sviluppo Economico devono ritornare alla base, senza ulteriori pasticci

- ed il ministero dell'Ambiente andrebbe depurato dai troppi dirigenti in quota Legambiente, che in questi anni ha spadroneggiato senza titolo e nessun valido motivo in via Cristoforo Colombo.

- E infine Cingolani. Che si è inginocchiato davanti a Greta.

Anche Cingolani torni a fare suo mestiere. Ed a lui, e alle "semplificazioni" che ha preteso ed imposto, non diciamo neppure grazie.

 

Alberto Cuppini

 

 

La Verità: "Fino a sette mesi fa i vertici del Continente negavano addirittura di essere di fronte a problemi strutturali. Da Christine Lagarde a Ursula von der Leyen, prima o poi qualcuno dovrebbe risponderne."

 

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini. 

 

La prevista "manganellata" è arrivata. Ieri il presidente dell'Autorità dell'energia ha comunicato che dal primo ottobre scatterà un ulteriore aumento del 59% delle bollette elettriche per chi (fortunato! O saggio?) aveva deciso di non cedere alle sirene del libero mercato ed era rimasto in regime di maggior tutela. Questi "fortunati" pagheranno perciò l'energia elettrica, grosso modo, "solo" il triplo di quello che pagavano in media negli ultimi dodici anni. Per chi invece ha scelto l'alea del libero mercato, e cioè il mare aperto brulicante di squali, è lecito attendersi entro breve, anzichè una manganellata, una sprangata.

Viste le scelte degli elettori italiani nelle precedenti consultazioni politiche, a favore dei maggiori zelatori delle "rinnovabili" salvifiche (che li hanno coglionati senza riguardi nè pudori per favorire le loro clientele), si può ben dire "chi è causa del suo mal..." con quello che segue.

Oggi, come ovvio, di bollette ipergalattiche parlano tutti i giornali. Chi racconta le cose come stanno, senza ipocriti infingimenti, è La Verità ("Quando arriveremo a fine anno la situazione sarà ancor più drammatica e rischierà di scivolare tra insolvenze e desertificazione industriale. Dal lato famiglie, le utility già sanno che il 30% degli utenti non pagherà"), nell'articolo di Claudio Antonelli "Bollette elettriche +59% da ottobre. E' rischio desertificazione industriale".

Proponiamo la conclusione dell'articolo, che è un'efficace epitome di quanto da noi sostenuto in questi ultimi mesi:

 

"Al contrario (degli Stati Uniti) il Vecchio Continente si trova nella crisi energetica che tutti conosciamo e al momento continua a insistere sulla strada delle rinnovabili. Altro elemento che ci riporta al predominio cinese del mercato...

Sarà complicato uscire da questa crisi. Sicuramente tutti gli europei saranno più poveri fra tre anni (perchè aspettare tre anni? NdR). Seguire le linee guida di Bruxelles fino a oggi ha creato ancor più disagio. Basti pensare che fino a sette mesi fa i vertici del Continente negavano addirittura di essere di fronte a problemi strutturali. Da Christine Lagarde a Ursula von der Leyen, prima o poi qualcuno dovrebbe risponderne."

 

Il nostro ruolo di Cassandre sta per terminare. Inutile continuare ad ammonire che "la superstizione delle rinnovabili salvifiche fa ripiombare l'Europa nel Medioevo": anche se gli europei non se ne sono ancora resi ben conto, nel Medioevo ci sono già ripiombati.

 

Alberto Cuppini

 

 

"Le fonti rinnovabili hanno mille vantaggi; anzi, hanno 988 vantaggi e due difetti." Sole 24 Ore bocciato in aritmetica, logica analitica e tecnologia ed economia delle fonti d'energia.

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini. 

 

"Alla fine di questa settimana l'Arera dovrà applicare il nuovo aggiornamento tariffario", "già nei prossimi giorni le famiglie sentiranno in pieno la manganellata dei rincari" (e capiranno perchè Mattarella ha fatto svolgere la campagna elettorale in fretta e furia a Ferragosto), "la Confartigianato stima che possano chiudere 881.264 microimprese"...

Così Jacopo Giliberto sul Sole 24 Ore di martedì (annunciato in prima pagina: "I rincari dell'energia spingono la spesa in fonti rinnovabili") nell'articolo "Corsa alle fonti rinnovabili ma le incognite non mancano".

Raccomandiamo, per capirci un po' di più sull'entità di questa "manganellata" (parola tornata - chissà perchè - in auge in queste settimane), di leggere in linea l'articolo di Angela Zoppo su Milano Finanza del 28 settembre "Allarme bollette, rincari del 60%".

Se qualcuno si prendesse la briga di fare un paio di conti capirebbe che, nei prossimi mesi, le famiglie italiane in regime di maggior tutela pagheranno l'energia elettrica circa il triplo di quello che pagavano negli ultimi dodici anni (e che già era uno sproposito a causa degli esagerati incentivi alle rinnovabili) prima che diventasse giuridicamente vincolante, la primavera scorsa, la brillante idea del Green New Deal europeo (ispirato dalla profetessa-bambina Greta Thunberg ed elaborato dalla commissione Von der Leyen) di fare dell'Europa il primo continente "climaticamente neutro" entro il 2050. Ossia, in buona sostanza, di rinunciare nell'arco di una generazione all'uso del fuoco. Niente meno. La guerra, scatenata da Putin proprio grazie agli spaventosi flussi di cassa a suo vantaggio generati dalla cessazione degli investimenti in idrocarburi fossili, ha solo anticipato l'inevitabile tendenza all'esplosione del costo delle bollette energetiche già evidente alla fine della primavera scorsa, in coincidenza della malaccorta decisione europea.  

Per meglio valutare le catastrofiche conseguenze che si stanno susseguendo - e che i giornaloni italiani si preoccupano di nascondere - consiglio di leggere gli articoli di Paolo Annoni:

"C’è una narrazione dell’Italia in crescita, dei bonus e dei successi nella riduzione del debito che è sopravvissuta perfino nelle ultime settimane di fronte alla morte per mancanza di energia di una grande parte del sistema produttivo italiano".

In particolare quando l'autore sostiene che, come presupposto ad ogni azione correttiva, è necessario "sfidare la religione della transizione verde europea".

Che deduzione ricava invece l'autorevole Sole 24 Ore?

"Dove si va? Si va verso le fonti rinnovabili di energia, nelle sue mille forme..."

Una bel contorsionismo logico, non c'è che dire. Anche perchè subito dopo l'articolo conclude in questo modo, dando ragione proprio alle nostre argomentazioni dirimenti la diffusione massiva di pale eoliche e pannelli fotovoltaici:

 

"Le fonti rinnovabili hanno mille vantaggi; anzi, hanno 988 vantaggi e due difetti.

Il primo limite è il fatto che le tecnologie più note, cioè l'eolico e il solare, inseguono l'incerto del meteo e della rotazione del pianeta invece di assecondare i nostri bisogni energetici. Ciò ha una conseguenza. Eolico e solare impongono il bisogno di un costosissimo backup, di una riserva pronta a entrare subito in funzione appena il sole viene appannato da qualche nuvola o appena il vento si placa, come le future smart grid, i nuovi grandi collegamenti di alta tensione, i carissimi e scarsi accumulatori... e così via. Insomma il costo delle fonti rinnovabili è basso nel produrre ma molto esoso nelle conseguenze di ciò che non produce.

Il secondo limite è la bassissima densità: le tre maggiori fonti rinnovabili di energia devono concentrare l'energia impalpabile dispersa su aree vastissime, come i raggi del sole, la pioggia o il vento. Ciò impone un forte ingombro di territorio. E suscita le paure e le insofferenze delle comunità che in quel territorio trovano identità. Un tema che paralizza le autorizzazioni; i proclami, gli impegni e le buone idee si arenano nei cassetti della burocrazia."

 

Proprio così, avete letto bene: "Le fonti rinnovabili hanno mille vantaggi; anzi, hanno 988 vantaggi e due difetti". Che sarebbe come dire che Hannibal Lecter (ve lo ricordate il cannibale del film interpretato da Anthony Hopkins?) è uomo di mille pregi; anzi, 999 pregi e un difetto.

Diamo la pagella a questo articolo del Sole: 4 in aritmetica, 3 in logica analitica, 2 in tecnologia ed economia delle fonti di energia.

 

Alberto Cuppini

 

 

 

Tabarelli (Nomisma Energia): "Solo ora abbiamo scoperto che l'energia è il motore dell'economia ma fino a ieri eravamo convinti che si potesse rimpiazzare il fossile con il green dalla mattina alla sera."

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini. 

 

 

"Paghiamo errori del passato, previsioni sbagliate, impostazioni ideologiche... solo ora abbiamo scoperto che l'energia è il motore dell'economia ma fino a ieri eravamo convinti si potesse pagare poco, e si potesse rimpiazzare il fossile con il green dalla mattina alla sera".

 

Il presidente di Nomisma Energia Davide Tabarelli, nell'intervista concessa a Carlo Cambi sul numero di Panorama appena uscito in edicola nell'articolo "Un filo di gas", ha pubblicamente svelato che cosa pensa davvero delle politiche green e della "Transizione ecologica". Tabarelli ha così concluso, come da noi costantemente sollecitato, il suo doloroso percorso di outing, rivelando, con almeno una dozzina d'anni di ritardo, il suo più intimo sentire circa l'idea di rimpiazzare i combustibili fossili con le pale eoliche e i pannelli fotovoltaici:

 

"Di gas e petrolio ce n'è in abbondanza. Il punto è un altro: se insisti con la propaganda delle rinnovabili è chiaro che le compagnie non investono in ricerca, nella manutenzione dei pozzi, nelle nuove esplorazioni... ma se gli ambientalisti spingono su un'illusoria transizione è chiaro che ce ne sarà sempre meno disponibile...

I nostri governanti di Bruxelles, quelli che si preoccupano dei diritti civili, della qualità dell'aria o dei cani e dei gatti, oggi non sanno garantire il nostro livello di benessere e non sono stati in grado di prevedere e prevenire la guerra...

Noi godiamo di tali miglioramenti nella qualità della vita grazie ai combustibili fossili, ed è difficile immaginare di costruire la pace eliminando ciò che ci ha assicurato lo sviluppo...

L'Europa invece di assecondare chi coltiva il sogno delle rinnovabili per fare politica e anche lauti guadagni, avrebbe fatto meglio a coltivare il sogno di una Russia europea. Ed è più probabile che si realizzi tale prospettiva rispetto al Green deal e alla sostituzione del fossile con le rinnovabili".

 

Con questa intervista (e con quelle degli ultimi mesi che ne hanno fatto l'uomo più fotografato d'Italia) Tabarelli si candida al ministero dello Sviluppo economico (che lui chiama ancora "Industria") del prossimo governo, a cui andrebbero restituite tutte le competenze trasferite da Draghi all'immaginifico ministero della "Transizione ecologica":

 

"Penso che Mario Draghi, Supermario, abbia fatto il fenomeno: ha chiuso il ministero dell'Industria e ha aperto quello della Transizione ecologica. Una prospettiva sbagliata. Si sapeva già dal febbraio 2021 che sarebbe arrivata questa crisi: andava militarizzata la fornitura energetica, andava compreso che inseguire politiche green non era saggio."

 

Intanto, però, sarebbe opportuno che il direttore di Panorama facesse leggere questa intervista al ministro Tabarelli (scusate: mi è scappato un lapsus) a Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni, autori, sullo stesso numero di Panorama, dell'articolo "Quei semafori rossi contro l'energia green", che sembra quasi quasi scritto dal presidente dell'ANEV Simone Togni in persona:

 

"Se l'Italia rimarrà al freddo si deve anche ai vari progetti di elettricità "verde" osteggiati dagli ambientalisti o bloccati per motivi paesaggistici. Eppure, senza veti, l'autonomia dal gas sarebbe più vicina."

 

Noi capiamo il pluralismo, capiamo le esigenze delle sponsorizzazioni, capiamo tutto, ma leggere queste cose a pagina 26 di Panorama, dopo che a pagina 22 ci viene spiegato da Tabarelli l'esatto contrario, alla lunga potrebbe compromettere la credibilità della rivista. Specie quando i lettori si ritroveranno al freddo perchè eolico e fotovoltaico senza gas (come stanno cominciando a capire i cittadini tedeschi che hanno sfregiato il loro Paese con decine di migliaia di gigantesche pale eoliche) non servono a niente, tranne a generare continui blackout. E miseria senza fine.

 

Alberto Cuppini

 

 

L'articolo del giorno

Parchi eolici nell'Appenino

Mappa interattiva delle installazioni proposte ed esistenti