Una riflessione del presidente dell'Associazione Italiana Wilderness sulla problematica dell'impiego massivo di impianti a fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica in Italia. Distese sterminate di pannelli fotovoltaici nelle campagne e file ininterrotte di pale eoliche su tutti i crinali appenninici dovrebbero garantire (almeno secondo la vulgata mainstream) la riduzione delle emissioni globali di CO2, alla quale si contrappone però la necessità di una difesa della natura e del paesaggio. Nonostante l'esperienza degli ultimi anni abbia dimostrato l'inefficacia di questo (costosissimo) sacrificio del territorio italiano, ogni soluzione alternativa viene trascurata dagli adoratori del nuovo Leviatano eolico, che si riproduce a dismisura e viene accolto dai più come inevitabile o, addirittura, desiderabile e provvidenziale. L'unica certezza che abbiamo, invece, è che, quando la devastazione “ecologica” del paesaggio italiano verrà completata, per ricordare il Bel Paese si dovrà ricorrere alla contemplazione, sofferta, dei dipinti dei paesaggisti italiani del diciannovesimo e ventesimo secolo. E, aggiungiamo noi della Rete della Resistenza sui Crinali, le emissioni globali clima-alteranti, nel frattempo, saranno ulteriormente aumentate.
La battaglia decisiva per salvare la Natura oggi, in Italia, non si combatte più sul fronte della biodiversità, ma nelle campagne, sui monti, intorno agli antichi borghi e nelle aree protette. Nel regno animale abbiamo riconquistato traguardi importanti. La lontra è stata nuovamente avvistata lungo i corsi d’acqua della Liguria occidentale, del Friuli, dell’Abruzzo, la rara foca monaca è tornata a riprodursi nei superstiti tratti nascosti delle coste italiane. Specie preziose che, solo pochi anni fa, si temeva potessero sparire per sempre. Caprioli, cervi, daini, la cui consistenza numerica era ridotta a poche centinaia di esemplari fino a quarant'anni fa, oggi si contano in centinaia di migliaia (caprioli) o decine di migliaia (cervi e daini). E che dire dei trilli, dei gorgheggi, dei richiami rauchi o multiformi delle tante specie selvatiche che, con alcuni problemi di convivenza, si stanno riversando a frotte nelle nostre città? È invece sul Paesaggio, unico, italiano che si svolge, oggi, la battaglia più dura e più insidiosa.
Una battaglia dura, perché chi abbiamo di fronte è un nemico agguerrito ed economicamente potentissimo, insidiosa perché il terreno su cui si combatte è lastricato di trappole e di falsi alleati. Uno scontro decisivo ed epocale, che lascia incredibilmente indifferenti moltissimi italiani e sta provocando la rottura del fronte ambientalista. Le devastazioni e le minacce sono numerose: nuove sciovie in montagna, grappoli di ripetitori televisivi e telefonici sulle colline, discariche abusive diffuse, interrate, nascoste, strade inutili e dannose e, su tutto, avanza, incontrastato, un nuovo e terribile nemico, un Leviatano che gode di numerosi e insospettabili sodali, si riproduce a dismisura e viene accolto dai più come inevitabile o, addirittura, desiderabile e provvidenziale. Sto parlando dei cosiddetti “parchi eolici”, selve di grandi torri alte centinaia di metri, giganti d’acciaio e di cemento.
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